Piper’s Pit #38 – VINCE HA SEMPRE RAGIONE

Bentornati ad una nuova edizione del “Piper’s Pit”, ancora Coronavirus edition per tutti noi, ma anche per il mondo del wrestling. Nel “GPOrder” è stata magistralmente affrontata la figura di Vince McMahon dal punto di vista di un suo praticamente inevitabile viale del tramonto, io invece ne analizzerò la sua figura da un punto di vista quasi letterario.


Vincent Kennedy McMahon è esso stesso un personaggio, quanto lo può essere quello che negli anni ha interpretato on screen! Anzi, forse, il suo personaggio reale è risultato molto più spesso interessante di quello gimmick. Vince sembra essere direttamente arrivato dal Vecchio West, mancano solo le pistole, forse… Avete presente l’acclamata serie western “Deadwood”? Ecco McMahon mi ricorda il personaggio (tra l’altro realmente esistito) di Al Swearengen, proprietario di un saloon/bordello, sempre al limite tra legalità e malavita, tra pace e guerra, tra amore e odio. Tutto quello che accade a Deadwood, anche gli eventi più nefasti e sconvolgenti, lo vedono spesso traballante, ma mai a terra, anche se sovente sembra agonizzante. In un modo o nell’altro finisce sempre per essere dalla parte giusta rispetto alla pistola. E per Vince McMahon la cosa è molto simile: la pandemia globale lo ha colto nel periodo peggiore possibile. WrestleMania e SummerSlam prive praticamente di ricavi e la rinata XFL morta immediatamente. Chiunque altro, all’età di 74 anni, avrebbe avuto la ben più che motivata idea di mandare tutto a gambe all’aria e, per lo meno, godersi un po’ di sano relax a casa coi nipotini, lasciando l’incombenza della tempesta ad altri. Non Vince. Vince ha reagito nell’unico modo che concepisce, vale a dire alla Vince, il deus ex machina del suo universo, che è poi, nella sua mente, l’universo intero. In maniera molto americana ha licenziato tutti quelli che poteva licenziare, fregandosene ovviamente delle ripercussioni economiche sulle rispettive famiglie. Poi ha lasciato libertà di scelte alle superstars sul presentarsi o meno agli show, salvo poi incazzarsi con gente come Roman Reigns per l’assenza, tra l’altro del tutto legittima, nel caso del samoano. Perchè per Vince il Coronavirus è solo un intoppo come un altro nella vita, non certo il primo passo dell’Apocalisse. Ha ragione? È semplicemente Vince e questo è il suo modo di affrontare l’esistenza e per lui il suo modo è l’unico modo e, se decidi di averci a che fare, sai che deve diventare anche il tuo. Il suo stile di vita da spietato affarista del Far West gli ha permesso di essere ciò che è ora e a noi permette di godere (e di lamentarci) del prodotto WWE. Senza Vince non credo ora avremmo nemmeno la AEW, che tra l’altro in Coronavirus mi sta piacendo parecchio. Senza Vince sicuramente non vi starei scrivendo queste righe. E poi Vince è in fondo quello che nello sport americano ci sta capendo più di tutti, tanto che Donald Trump lo ha chiamato come consigliere su come far ripartire lo sport negli States. Per tutte queste ragioni ora non sono più così certo che la WWE senza di lui sarà migliore, come francamente tendevo a credere pure io fino a poco tempo fa, perchè nessun mare calmo ha mai formato un buon marinaio. Le tempeste lo fanno e Vince di tempeste ne ha affrontate talmente tante da poter mettersi di fronte al Coronavirus come se fosse realmente uno spiffero d’aria. Ed ecco allora la spiegazione del mio titolo provocatorio, ma non troppo: Vince ha sempre ragione. Anche quando ha palesemente torto.
“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.

Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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