Piper’s Pit #32 – SO DI NON SAPERE

“So di non sapere” affermava Socrate (o, meglio, Platone metteva in bocca a Socrate queste parole) e questo spunto filosofico apre il nostro appuntamento mensile con il “Piper's Pit”.


E francamente anche io, dopo Crown Jewel della WWE e Full Gear della AEW, sono arrivato alla stessa conclusione di Socrate: so di non sapere. So di non sapere se l'horror nel wrestling possa funzionare. L'horror è uno dei generi più pop della storia del cinema e della letteratura perchè fa leva su ciò che tutti noi proviamo dalla culla alla tomba, vale a dire la paura. La paura è infatti il sentimento più pericoloso e, allo stesso tempo, affascinante, perchè ognuno di noi sceglie di affrontarlo e di rapportarvisi in maniera del tutto personale. Personalmente amo e odio il genere horror, perchè se è fatto bene non ti fa dormire dall'inquietudine e dalla tensione, ma se è fatto male non esiste cosa che ti faccia sprecare del tempo in modo peggiore. E la via di mezzo non esiste quasi mai, è forse l'unico genere artistico che affronto in maniera manichea: o è buono o cattivo. Ma non per quanto riguarda il wrestling. In questo ambito continuo a rifugiarmi nella più cocciuta indecisione.
Prendiamo il caso Bray Wyatt “The Fiend”. Ho adorato tutta la creazione del personaggio ed il suo repackaging dal vecchio “Eater of the Worlds” (che già era molto estremo: partito da ottimi presupposti, sappiamo bene che fine abbia fatto). Parliamoci chiaro: la Firefly Fun House è una cosa fantastica. Quella musichetta odiosa ma che non riesci a non canticchiare, quei peluche assurdi e poi lui, Bray Wyatt con il suo fare pacioccone, ma che sai già preludere al demone che si sta per scatenare. Insomma, tutto perfetto fino a quando si deve andare sul ring. Perchè poi la WWE resta un programma per famiglie e non puoi spingere sull'acceleratore della violenza, reale o psicologica che sia. E, soprattutto, perchè un personaggio così soprannaturale (persino più dell'Undertaker) come lo gestisci? Innanzi tutto, odio quelle luci rosse durante i match del Fiend! Sembrano le luci delle vetrine di Amsterdam. Non mi suscitano alcun pathos, ma mi fanno pensare a situazioni da commedia sexy anni '70. E poi perchè il Fiend, dipinto così, è assolutamente imbattibile. Gli puoi staccare la testa, ma non lo sconfiggerai mai, come ha dimostrato Seth Rollins a Crown Jewel. E, quando prima o poi verrà sconfitto, dopo cosa può restare di lui? Francamente credo davvero poco, ma speriamo che la WWE questa volta mi sappia smentire.
Ecco, se la WWE ha messo in scena un suo horror in stile “Resident Evil”, la AEW ha optato per la sua versione “Hostel”, vale a dire nulla di minimamente soprannaturale, eppure decisamente cruento, in grado di far chiudere davvero gli occhi a coloro che stavano guardando in tv il match di Full Gear tra Jon Moxley e Kenny Omega. Il match è stato di una violenza a tratti davvero estrema, quale non si vedeva in una major da davvero tantissimo tempo. Ha fatto bene? Osservando l'incontro all'inizio ero davvero dubbioso, perchè mi sembrava che si stesse facendo qualcosa di assolutamente esagerato al solo scopo di dire ai fans “Ehi, avete visto? Noi siamo PG-14, non siamo la WWE e qui da noi troverete tanta violenza”. Eppure, con il procedere del match, mi sono lasciato davvero trasportare dalla storia raccontata, chiedendomi, passo dopo passo, fin dove si sarebbero spinti i due lottatori. Certo, non siamo in un film di Hollywood, nel quale la violenza è ben preparata e di fatto “finta”. Qui siamo di fronte ad un racconto predeterminato nel quale però la violenza è in gran parte reale e si ripercuote sui fisici e sulle vite dei due contendenti. È giusto tutto ciò? Di nuovo mi trovo a rispondere che non lo so, so solo che mi sono divertito molto.
E quindi l'horror funziona nel wrestling? Di nuovo so di non sapere. So che finché ci saranno buone storie, ci saranno anche cattive storie e che spesso la linea che divide le due categorie è sottilissima. Un po' come quella che divide un sogno da un incubo.
Appuntamento al prossimo mese.
“I have wined and dined with kings and queens and I've slept in alleys and dined on pork and beans.”

Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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