Piper’s Pit #25 – THE NEXT BIG FACE

Bentornati all'appuntamento mensile con Hot Rod!, la rubrica che vi porta direttamente nel lato pop del wrestling. E chi è più popolare del volto per eccellenza della WWF/WWE? Come si arriva alla sua scelta, quali sono i fattori che fanno diventare un volto, il volto? Ne parliamo oggi!
Nel 1963 Vincent J. McMahon, figlio del capostipite della famiglia Jess (organizzatore di boxe prima, di wrestling poi), insieme al socio Toots Mondt, prese la decisone di staccarsi dalla NWA per creare la World Wide Wrestling Federation, nota con l'acronimo di WWWF. Il primo campione della federazione e l'uomo sul quale si pensava di puntare fu The Nature Boy Buddy Rogers, in grado, grazie al suo carisma, di farsi odiare dal pubblico. Non sappiamo se la WWWF avesse intenzione di puntare a lungo su Rogers come volto della federazione, visto che i suoi problemi al cuore gli fecero ben presto perdere il titolo a favore di Bruno Sammartino. E qui possiamo iniziare a capire quale sarebbe stato il criterio principale per essere scelto come uomo di punta dalle parti di Stamford: essere amato dalle folle. In un'epoca ancora assai poco televisiva per il wrestling, un campione italiano adorato da un gran numero di immigrati in grado di riempire i palazzetti della costa est degli Stati Uniti (allora sede della maggior parte degli spettacoli) era visto come una manna dal cielo, tanto da fargli mantenere il titolo per ben quasi otto anni prima e per oltre tre anni dopo, inframezzato da un altro idolo di immigrati, questa volta latino americani, vale a dire Pedro Morales.
Fu però con l'avvento della copertura televisiva di massa che la WWF, in mano ora a Vince McMahon, dovette cercare personaggi che potessero rappresentare in toto l'immaginario del pubblico statunitense prima e mondiale poi. Fu così che, un po' per fortuna, un po' per merito dei personaggi coinvolti, la WWF si trovò in mano il volto perfetto, quello dell'Immortale Hulk Hogan. Hogan aveva tutto ciò che serviva per diventare il wrestling: carisma da vendere, un volto rassicurante da americano medio, una musica d'entrata da brividi e capacità attoriali decisamente innovative per i tempi, tanto da creare una vera e propria mania mondiale: l'Hulkamania, Stiamo parlando, dopo tutto, degli anni '80, di un mondo visto dal pubblico USA in maniera del tutto manichea: americani contro sovietici, americani contro arabi, americani contro tutti. Con gli anni '90 sembrava però doverci essere il passaggio di consegne con The Ultimate Warrior, un personaggio più calato in un mondo non più bipolare, ma con molte più sfaccettature. Se Hogan era il bianco contro il nero dell'animo umano, Warrior rappresentava molto più la zona grigia che è prevalente in tutti noi. La fine di un'era si ebbe quindi a WrestleMania VI, l'1 aprile 1990, con il passaggio di testimone tra i due. Peccato però che ci si misero di mezzo la guerra in Iraq e la totale ingestibile follia del Guerriero, per far sì che gli anni '90 non fossero dominati da quello che doveva esserne il padrone naturale. Anni '90 che quindi rimasero di fatto senza un vero volto della federazione, perchè né Bret Hart né Shawn Michaels (per quanto amati e di talento) riuscirono mai ad eguagliare nemmeno lontanamente la popolarità di Hogan, oltre al fatto che il pubblico si era innamorato della WCW, che offriva un prodotto più fresco e più vicino a quello che le nuove generazioni di un mondo ormai cambiato cercavano. Per fortuna, ancora una volta, fortuna e merito vennero incontro a Vince: un paio di ritocchi alla gimmick di due atleti e la WWF si trovò in casa i volti per traghettare la federazione nel nuovo millennio. Stone Cold Steve Austin e The Rock avevano ciò che serviva per fare innamorare quel pubblico di ragazzi e giovani uomini che ormai seguiva il wrestling: doti attoriali fuori dal comune (se The Rock è diventato uno degli attori più pagati al mondo un motivo c'è) e quell'atteggiamento cocky (che potremmo tradurre con arrogante, ma con una valenza quasi positiva) che tanta presa ha sui giovani. Bere birra, corteggiare donne, andare contro l'autorità (pur senza trasgredire una certa morale) fecero sì che i due andassero over non solo tra il pubblico del wrestling, ma anche tra quello generico, cosa che appunto favorì la successiva carriera ad Hollywood di The Rock.
Ci inoltriamo così nel terzo millennio e l'11 settembre ha lacerato di nuovo gli Stati Uniti ed il mondo tutto. Nessuno si sente più ora così cocky e la ora denominata WWE torna a rivolgersi principalmente alle famiglie. Si cerca così un volto che possa essere rassicurante quanto Hogan, ma ancora più impegnato nel sociale e in grado di essere devoto alla causa 365 giorni l'anno per 24 ore al giorno, utilizzando anche le nuove possibilità offerte da internet. E queste caratteristiche sono tutte rappresentate da John Cena, un atleta in grado di surclassare chiunque altro nella vendita del merchandising, di girare i cinque continenti senza sosta, di spendersi in cause umanitarie e di rappresentare la WWE in ogni sorta di programma televisivo e di evento pubblico. In questo contesto il lottato passa in secondo piano, per essere riconosciuto come il volto: io per primo non ho mai amato il personaggio Cena in versione Superman indistruttibile, ma ho sempre provato un profondo rispetto per l'uomo, che non ha mai lesinato ogni brandello di energia per il bene del wrestling. Per queste ragioni il volto WWE nell'era contemporanea non deve nemmeno necessariamente essere amato dal pubblico nei palazzetti o davanti alla tv! John Cena, per larga parte della sua carriera, ha avuto contro una consistente fetta di appassionati, ma ha fatto parlare di sé nell'epoca social, in un'epoca, quindi, nella quale la tua popolarità si misura anche nella capacità di generale polemica.
Ora che, per ovvie questioni anagrafiche, il cammino dentro il ring della superstar di Boston sta volgendo al termine, la WWE ha la necessità di trovarne l'erede, perchè sarà pur vero che la federazione è piena di stelle di ottimo spessore, ma gli anni meno proficui sono stati proprio quelli nei quali non c'era un vero e proprio cavallo da traino. Vince McMahon è sembrato voler puntare fortemente su Roman Reigns, creando quasi un Cena-bis, ma i tempi sono cambiati di nuovo e fotocopiare un personaggio non ha mai portato a grandi risultati. Ora, un po' per la malattia del samoano, un po' perchè scoraggiato dai bassi ascolti televisivi, l'incoronazione di Reigns sembra essere rimandata, senza però che qualcun altro si sia affacciato a pretendere lo scettro di John Cena. Cosa accadrà lo sapremo solo nei prossimi anni, ma ciò che è certo è che nessuno può venire imposto come volto della federazione, senza che ne abbia le qualità adatte. Ecco perchè, se avremo un nuovo volto, non potrà certo pioverci dall'alto come un segno divino.
Appuntamento al mese prossimo!
I have wined and dined with kings and queens and I've slept in alleys and dined on pork and beans.