Piper’s Pit #22 – Pronti a una nuova guerra?

Bentornati all'appuntamento mensile con “Hot Rod!”, la rubrica che vi svela il lato pop del wrestling.


E, accingendomi a scrivere questo editoriale, mi sono posto la domanda su cosa sia effettivamente pop (nel senso di popolare) nel mondo del wrestling. Fino agli anni '80 probabilmente il concetto di popolare riguardo agli eventi di wrestling era legato a singoli personaggi che muovessero le folle in una determinata zona: ogni stato degli USA eleggeva il proprio idolo locale e lo rendeva “popolare”, nel senso di proprietà del popolo. Emblematico il caso di Bruno Sammartino, idolo delle folle nell'Est ed esempio per tutta la numerosa comunità italiana d'America. Anche nel resto del mondo accadeva più o meno lo stesso: in Messico spopolava il mitico luchador El Santo, in Giappone si venerava il padre del puroresu Rikidozan, mentre in Gran Bretagna Big Daddy diventava l'eroe delle famiglie.
Poi un uomo ha deciso di cambiare le regole del gioco e ha avuto l'ambizione smisurata di credere che il suo prodotto dovesse assolutamente essere conosciuto in tutto il mondo. Quell'uomo ha deciso che il business creato da suo nonno e ampliato da suo padre meritasse fama universale. Quell'uomo, ovviamente, risponde al nome di Vincent Kennedy McMahon. E quell'uomo è stato aiutato da persone che capitano una volta ogni cento anni (Hulk Hogan, l'uomo giusto al momento giusto) e dal fatto che il business televisivo stesse diventando IL business in tutto il mondo. E per un po' di anni divenne pop tutto quello che usciva dalla WWF. Poi nel 1988 il magnate televisivo Ted Turner, proprietario della CNN, rilevò la Jim Crockett Promotions sull'orlo della bancarotta e creò la WCW. In pochi anni la federazione riuscì a rivaleggiare con la WWF, arrivando anche a superarla e dando vita alla storica “Monday Night War”, per la gioia degli appassionati di wrestling di tutto il mondo. Purtroppo scelte gestionali e di booking sbagliate, quando non del tutto folli, portarono la federazione di Atlanta a chiudere i battenti nel 2001, venendo rilevata dalla WWF che, tanto per rimarcare la propria superiorità, cercò di umiliare per un bel pezzo gli atleti arrivati dalla WCW. Ma quella federazione che ora sembra così distante ha creato l'NWO, l'idea forse più geniale della storia del wrestling.
E da allora nessuno ha mai più provato ad impensierire seriamente lo strapotere della WWE, che, tanto per far capire chi comanda, hanno pure un loro Hall of Fame alla Casa Bianca e Linda McMahon nel gabinetto di governo di Donald Trump.
Tutto questo fino al 5 novembre 2018, quando, a Jacksonville in Florida, Shahid Khan e suo figlio Tony hanno fondato la All Elite Wrestling, da un'idea di Cody Rhodes e degli Young Bucks. I Khan, di origine pakistana, sono i proprietari della franchigia NFL dei Jacksonville Jaguars e della squadra di Premier League inglese del Fulham e sono mostruosamente ricchi, inutile a dirsi. E infatti si sono permessi il lusso di strappare alla concorrenza Chris Jericho, facendogli firmare un contratto coi contro fiocchi, tanto per far capire che sono scesi in guerra ben armati. Ora credo che un segnale di forza enorme sarebbe mettere sotto contratto Kenny Omega, ma credo che scopriremo presto le intenzioni del canadese. Resta da stabilire la cosa più importante al giorno d'oggi per una federazione di wrestling (ma di tutti gli sport in generale, calcio escluso): trovare un contratto televisivo negli Stati Uniti (il resto del mondo poi verra da solo) che dia visibilità al prodotto. Ma anche questo, visti i mezzi a disposizione dei Khan, non penso sia un problema fuori dalla loro portata. Il vero problema e la vera sfida sarà però fidelizzare i fans: ora i più smaliziati e appassionati di noi non stanno nella pelle all'idea di vedere gli show della AEW, ma dobbiamo considerare che la WWE in tutti questi anni si è presa il mondo, arrivando persino in posti impensabili come l'Arabia Saudita e legando a sé una moltitudine di spettatori più o meno salutari, ma che un salto in casa Stamford durante l'anno alla fine lo fanno sempre.
Perché in fondo quella che per Vince è una missione e rappresenta tutta la sua vita (piacciano o meno le sue scelte), per Ted Turner prima e per i Khan ora il wrestling rappresenta “solamente” una parte più o meno modesta dei loro affari; quindi in caso di poco riscontro non hanno l'obbligo di cercare di salvare la barca ad ogni costo, come invece da sempre fa e farà la famiglia McMahon. Ecco perché la sfida più grande per la AEW sarà quella di non farsi esaltare da eventuali exploit iniziali e di mantenere sempre la rotta ben salda, perchè, se qualcosa la storia della WCW ha insegnato, è che se la WWE può essere superata, possiamo stare sicuri che non mollerà la tenzone fino a che non avrà rimesso la prua davanti. In quel momento allora devi essere bravo a fare come loro e a non mollare.
Quello che è certo che la concorrenza non può che rendere felici noi appassionati, quindi speriamo davvero che la sfida sia aspra e molto molto lunga.
Appuntamento al prossimo mese!
“I have wined and dined with kings and queens and I've slept in alleys and dined on pork and beans.”

Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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