Piper’s Pit #18 – PROGRESS Calling

Piper's Pit

Bentornati all'appuntamento con “Hot Rod!”, la rubrica che si addentra nel lato più pop del wrestling e questo mese appuntamento un po' diverso dal solito, visto che lasceremo i nostri abituali sentieri storici per concentrarsi sullo show indipendente più importante di sempre tenutosi in Europa, vale a dire “Hello Wembley” della PROGRESS, tenutosi alla Wembley Arena di Londra lo scorso 30 settembre.


Quando a giugno, per il mio compleanno, la mia fidanzata mi ha regalato i biglietti per lo show della PROGRESS ero davvero elettrizzato perchè la federazione inglese unisce due tra le mie più grandi passioni, vale a dire il wrestling e la musica punk. Per chi non la conoscesse la PROGRESS nasce nel 2011 a Londra per volontà di Jim Smallman e Jon Briley, amanti dello strong-style, tipico della lotta giapponese, e del punk; l'anno successivo si unì al duo l'attore professionista Glen Joseph. La federazione, nata con il dichiarato obiettivo di valorizzare e lanciare sul mercato mondiale talenti britannici ed europei, cercò subito di unire il lato pop della musica e delle sottoculture britanniche a quello del wrestling, organizzando spettacoli per lo più in storiche arene celebri per i concerti della scena underground, come l'Electric Ballroom ed il The Garage, oltre che show in importanti festival musicali. La PROGRESS diventò sempre più celebre al punto da collaborare dal 2016 con la WWE.
Con tutte queste premesse potete ben capire le mie enormi aspettative per l'evento di Londra. Innanzitutto la suggestione del posto: siamo vicini allo Wembley Stadium, patria del calcio mondiale, ed entrare all'Arena osservando l'arco dello stadio ha un fascino tutto particolare.
“Started From The Bottom, Now We're Here” è lo slogan della PROGRESS ed è quanto mai azzeccato. Partiti da un'arena di 350 paganti, ora sono riusciti a portare quasi 5 mila fans a Wembley; in pratica, utilizzando un paragone calcistico, sono partiti dalla Non-League, per arrivare in meno di sette anni in Premier League. Ovviamente, come da prassi in Inghilterra, l'organizzazione è praticamente perfetta (evitiamo paragoni su come invece siano organizzati in Italia gli show di wrestling e non solo, perchè il confronto sarebbe impietoso per noi) e quindi ci fiondiamo subito al merchandising, che per stile ricorda quello di un concerto rock. Del resto la PROGRESS da sempre basa il suo materiale sul ricalcare grafiche di gruppi punk e metal, come per esempio Clash o Black Flag. Ci prendiamo poi una pinta al bar e osserviamo il pubblico affluire: notiamo un numero davvero considerevole di donne (per la gioia della mia fidanzata che certo non si sentiva così una mosca bianca), di punk, di metallari, di tifosi di calcio… insomma, un pubblico ben diverso da quello degli spettacoli WWE.
Prendiamo posto sulle gradinate per il pre show, che è una classica battle royal allo scopo di scaldare il pubblico, vinta da Chuck Mambo tra il tripudio generale. Dopo una breve pausa ha inizio lo show vero e proprio, con il gruppo metal/hardcore degli Wars che suona il loro singolo “Little Death”, che è il preludio del primo incontro, che è un vero e proprio evento, visto che si tratta dell'ultimo match nelle indies di Matt Riddle prima di approdare in WWE. Dopo uno stupendo incontro Riddle viene sconfitto da Mark Haskins e ora lo vedremo a NXT, sperando che a Stamford non rovinino un personaggio potenzialmente straordinario.
Spazio poi al wrestling femminile con Jinny che difende con successo il titolo contro Toni Storm e Millie McKenzie, venendo poi attaccata a fine match da Jordynne Grace. Incontro molto solido con un pubblico particolarmente coinvolto.
Spazio poi ad uno dei volti più conosciuti della federazione, quel Trent Seven che ha già vinto anche il titolo tag team a NXT insieme a Tyler Bate. Seven conquista il PROGRESS Atlas Championship, sconfiggendo Doug Williams e la stipulazione prevedeva il ritiro di quest'ultimo in caso di sconfitta. Termina così la lunga carriera dell'ex TNA, iniziata nel 1993, e i fans lo celebrano con tutti gli onori, in un'atmosfera davvero commovente.
La prima parte dello show si chiude con il botto con lo scontro tra uno degli uomini simbolo della PROGRESS, Jimmy Havoc, e Paul Robinson. Il match è una violenta rissa senza squalifiche, che vede prevalere Havoc, mandandoci tutti felici a sgranchirci le gambe e a berci una birra.
Si riparte dopo un quarto d'ora con il più classico degli spot fest: un Tornado Tag Match per i PROGRESS Tag Team Championship, vinto dagli Aussie Open. Per ricollegarsi a quanto sia forte il legame della compagnia londinese con la cultura pop basti pensare a Flash Morgan Webster, “The Modfather”, il cui personaggio si ispira alla sottocultura mod, quella del film “Quadrophenia” per intenderci. Vero anti eroe della contesa Zack Gibson, vincitore del secondo WWE United Kingdom Championship, capace di farsi odiare in una maniera davvero convincente, da bravo cittadino di Liverpool.
Si entra quindi nella fase caldissima dello show con una prima assoluta: l'NXT UK Champion Pete Dunne affronta il russo Ilja Dragunov, che viene presentato in stile Ivan Drago, con tanto di bandiere sovietiche. Anche se la cosa può suonare datata devo ammettere che funziona ancora benissimo (lo so, sono un figlio degli anni '80) e parte del pubblico tifa persino per lui. La contesa è di quelle che si ricordano, con un finale in crescendo che porta entrambi vicini alla vittoria; alla fine trionfa Dunne, ma i due sul ring si scambiano occhiate di rispetto.
Non si fa in tempo nemmeno a tirare il fiato che ci aspetta il Derby gallese tra gli ex amici Eddie Dennis e Mark Andrews: un epico TLC match con in palio una title shot al titolo massimo. A prevalere è Dennis, ma a trionfare è chi può assistere a tutto questo.
Siamo già oltre le cinque ore di spettacolo (ma che spettacolo!), ma ora ci aspetta il main event per il PROGRESS World Championship: il primo NXT Champion Tyler Bate tenta di strappare il titolo al colosso austriaco Walter, che entra accompagnato dal suono di due violini, dando all'atmosfera un tono assai marziale e suggestivo. Il pubblico è quasi equamente diviso e Bate va davvero molto vicino al titolo, ma alla fine deve cedere allo strapotere fisico di Walter.
Il pubblico lascia la Wembley Arena visibilmente soddisfatto da uno show che difficilmente dimenticherà, perchè non è possibile non portare rispetto per una compagnia che è realmente partita dal basso per ritagliarsi uno spazio importante in questo business.
E noi, osservando l'arco di Wembley, torniamo in hotel un po' provati ma felici, consapevoli di aver preso parte ad un pezzo di storia di wrestling europeo.
Appuntamento al mese prossimo con “Hot Rod!”.
“I have wined and dined with kings and queens and I've slept in alleys and dined on pork and beans.”

Scritto da Roberto Johnny Bresso
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