Piper’s Pit #10 – Make WWE Great Again!

Eccoci di nuovo in vostra compagnia con Hot Rod!, la rubrica che vi cala nel lato pop del wrestling. E cosa c'è di più pop di Donald Trump? Ebbene sì, oggi ci occupiamo dell'uomo più potente al mondo!
Di Donald Trump saprete già tutto e di più e certo qui non voglio raccontare né la sua carriera politica né quella imprenditoriale. E tanto meno dare un giudizio sul suo operato e sulla sua persona. Quello che oggi mi preme raccontare è il personaggio Trump, quella che di fatto è a tutta gli effetti una gimmick assolutamente efficace dal punto di vista dell'intrattenimento.
Diciamo subito che il rapporto che tra il wrestling e la politica non è cosa che nasca oggi: come casi più eclatanti doveroso segnalare Jesse The Body Ventura, nel 1991 sindaco di Brooklyn Park e nel 1999 Governatore del Minnesota, Antonio Inoki che siede in Senato in Giappone, Kane candidato a sindaco di Knox County, Rhino che ha provato a essere eletto alla Camera per il Michigan, Arnold Schwarzenegger (che ricordiamo essere un WWE Hall of Famer) Governatore della California nel 2003 e Linda McMahon che è attualmente Direttrice dell'agenzia per le piccole imprese della Presidenza Trump. A ciò tocca aggiungere che quando Hulk Hogan, durante una storyline della WCW, affermò di volersi candidare alla Presidenza degli Stati Uniti tutto il mondo ci credette. Tutto questo ci porta all'inevitabile conclusione che ciò che a noi pare assurdo (vale a dire che il wrestling sia un fenomenale veicolo per una carriera politica), in America non lo è affatto. Consideriamo che è stato eletto anche un modesto attore di western come Ronald Reagan in passato, quindi non è davvero il caso di stupirsi della vittoria di Trump.
In quanto imprenditori spregiudicati e di successo Vince McMahon e Donald Trump non potevano che andare d'accordo e cercare dunque un naturale punto d'incontro per fare reciprocamente soldi. Ecco quindi che le edizioni numero IV e V di WrestleMania si disputano alla Trump Plaza di Atlantic City, con Donald che siede in prima fila, raggiante con l'allora moglie Ivana. Assistette tra il pubblico a WrestleMania VII e, a WrestleMania XX, venne intervistato a bordo ring da Jesse Ventura.
Ma la vera sublimazione dell'essenza del rapporto tra Trump e il wrestling avvenne l'1 aprile 2007 durante WrestleMania 23, nella celeberrima Battle of Billionaires. Vince e Donald inscenarono la classica rivalità tra uomini molto ricchi, che rivaleggiavano su chi fosse più potente. La questione andava risolta con un match nel quale il perdente avrebbe avuto la testa rasata (si è sempre infatti giocato molto sulla chioma di Trump): Trump si fece rappresentare da Bobby Lashley, mentre McMahon da Umaga, accompagnato da Armando Alejandro Estrada; arbitrava Stone Cold Steve Austin. Lashley vince, Stone Cold rasa i capelli di Vince, salvo poi rifilare una stunner a Donald. Tutti felici, ricchi e contenti!
Nel 2013 arriverà anche la consacrazione per il contributo dato alla WWE: Vince McMahon lo introdurrà ufficialmente nella Hall of Fame, tra l'altro in una classe davvero memorabile, capitanata da The Ultimate Warrior. Il giorno successivo parteciperà poi alla sua sesta WrestleMania (l'edizione numero 29).
Da allora finisce il suo rapporto con il wrestling? Considerando il fatto che non abbia più preso parte a uno show qualcuno potrebbe sostenerlo, ma è proprio da allora che Trump ha messo in pratica quanto appreso in anni di frequentazione del nostro amato sport spettacolo. Tutta la sua campagna politica è sembrata un enorme tributo al mondo del wrestling, costringendo anche i media nostrani (che solitamente se ne occupano solo quando c'è un decesso o per deriderlo) a trovare parallelismi tra le due carriere. Anche il suo nome diventa quindi una sorta di ring name: The Donald, un po' come fosse The Hulkster o The Ultimate Warrior. Per poi non parlare dell'utilizzo delle catchphrase: Make America Great Again potrebbe essere benissimo pronunciata sul ring in risposta allo You can't see me di John Cena, il face per eccellenza. Basti vedere alla convention repubblicana quando Trump ha accettato l'investitura a candidato: entrata presa pari pari da quella dell'Undertaker, con trionfale ingresso tra luci e fumi. Poi si trattava di combattere direttamente nel main event contro la face Hillary Clinton, che però in realtà era face come può esserlo Roman Reigns: nessuna breccia nel cuore dei fans, se non di una piccola parte. Ed ecco così che The Donald può interpretare l'heel a tutto tondo: quello che non ha paura di farsi odiare da milioni di persone, ma, proprio grazie al suo personaggio volutamente eccessivo, allo stesso tempo riscuotere consensi sempre più enormi. Anche grazie alla sua padronanza del mondo del wrestling Trump ha saputo sconfiggere una Clinton così priva di carisma, una Clinton che nelle precedenti elezioni aveva fatto una comparsata registrata a RAW, venendo surclassata dal ben più carismatico avversario democratico Barack Obama, lui sì un face che faceva presa sul pubblico.
Tributo al wrestling esplicitato poi quando Trump condivide su Twitter il video di se stesso che stende Vince, solo che al posto della testa di Vince c'è il simbolo della CNN, accusata di essergli ostile.
Ovviamente, proprio come nel wrestling, la politica americana si basa molto sulle gimmick, tanto da chiedersi se sia la politica che abbia preso dal wrestling o viceversa. Così, una volta eletto, Trump si è subito confrontato con il monster heel per eccellenza, vale a dire il Radioso Leader Kim Jong-un, trasformandosi parzialmente in un face, esattamente come Obama si era trasformato in un heel scatenando guerre ovunque. Proprio lo scambio di insulti con il leader coreano, basato su chi avesse la bomba più grossa o chi avesse il difetto fisico peggiore, sembra uscito dalla penna dei creativi di una puntata di RAW, ovviamente dell'era Attitude!
Abbiamo ovviamente molto giocato in questa puntata di Hot Rod!, ma in fondo nemmeno troppo: chi avrebbe mai pensato, solo qualche anno fa, che l'uomo più potente del mondo sarebbe stato un WWE Hall of Famer? Solo il tempo ci dirà a cosa porterà tutto ciò. Alla prossima puntata!
I have wined and dined with kings and queens and I've slept in alleys and dined on pork and beans.