The Other Side #30 – GOLD RUSH

Come anticipato due settimane fa in questa sede, la New Japan Pro Wrestling è entrata nel periodo più “freddo” della sua stagione, mettendo in scena show di secondaria importanza che hanno come scopo il solo obiettivo di arrivare in modo logico e lineare a Wrestle Kingdom. E il periodo di calma piatta della federazione nipponica è stato sottolineato dal primo evento di una certa importanza che la NJPW ha messo in scena il 10 settembre scorso a Fukushima. La prima tappa di Destruction (che abbiamo preventivamente analizzato la scorsa volta) è stata, infatti, il peggior show dell'intero 2017 della New Japan, regalandoci un main event fra Suzuki ed Elgin che riassume tutto ciò che ancora c'è di sbagliato nella compagnia.
Contemporaneamente, la Ring of Honor si sta preparando per l'ennesimo PPV di transizione che, se non altro, vedrà impegnato proprio Minrou Suzuki nel match valevole per il titolo ROH. Si tratterà della prima apparizione negli Stati Uniti per l'attuale campione NEVER Openweight da 25 anni a questa parte.
Non esagero affermando che i temi “caldi” riguardanti NJPW che ROH in questo periodo si limitino alle poche righe appena scritte. Proprio per questo motivo, non parleremo di un evento particolare legato alle federazioni protagoniste di questo editoriale, né ci soffermeremo ad analizzare il loro booking e i loro piani futuri.
Piuttosto, prenderemo un po' di fiato anche noi e cercheremo di tirare le fila sull'attuale status della New Japan, dopo un'annata che ha visto un'impennata di popolarità della federazione nipponica che, senza alcun dubbio, è adesso la seconda compagnia di wrestling più importante al mondo (affermazione un po' superficiale per via della realtà messicana per la quale bisognerebbe fare un discorso a parte, ma chiuderemo un occhio).
Come ha fatto la New Japan Pro Wrestling a diventare la seconda compagnia di wrestling più importante al mondo, quando intorno al 2010 il fallimento era dietro l'angolo? Nuove stelle e tanta qualità , semplice. Non fate errori: nel wrestling (come in molti altri ambienti, anche strettamente sportivi) sono le Stelle a determinare il successo e l'insuccesso di una compagnia. E se avete avuto la pazienza di recuperare sul WWE Network Raw e Nitro al picco della loro popolarità , ve ne sarete resi conto. La tanto mitizzata Attitude Era è condita da storyline che fanno acqua da tutte la parti, da match orribili e gimmick improbabili. Eppure negli Stati Uniti del 1998 il wrestling era infinitamente più popolare di quanto non lo sia oggi. Perché? Superstars. Prima l'NWO, Sting, Luger (incredibile ma vero), poi Austin, The Rock, Foley, Goldberg, Sable, Undertaker etc. Al grande pubblico – ed è sempre stato così – interessano le personalità e i personaggi. Il famigerato “booking logico” e i ricercatissimi “match a cinque stelle”, seppur fattori auspicabili, non sono determinanti come si potrebbe pensare.
Con un lavoro lungo anni (dove Tananashi è stato la chiave di volta per la rinascita della compagnia), e attraverso percorsi praticamente opposti, la New Japan è riuscita a creare due stelle, due attrazioni che garantiranno un certo interesse del pubblico nipponico nei confronti della federazione per anni a venire: Kazuchika Okada e Tatsuya Naito. I due sono arrivati ad ottenere una popolarità incredibile in Giappone e, a meno di cataclismi, si sfideranno nel main event di Wrestle Kingdom 12, scrivendo il capitolo più importante della loro rivalità (che con tutta probabilità è solo agli inizi).
La situazione della New Japan “in casa” sembrerebbe quindi essere garanzia di solidità sia a lungo che a breve termine. L'eventuale espansione della compagnia in suolo americano dipenderà , però, dalla capacità di creare stelle che siano viste come tali negli Stati Uniti e, in questo contesto, non può che venire alla mente il nome di Kenny Omega. Il canadese, che fino a due anni fa era relegato alla divisione Juniors, è diventato uno dei protagonisti assoluti del pro wrestling mondiale, grazie alla vittoria del G1 nel 2016 e, ancor di più, alla leggendaria trilogia messa in scena con Okada nel corso degli ultimi nove mesi. Omega, oltre ad essere uno straordinario performer sotto più punti di vista, ha dato dimostrazione di saper vendere dei biglietti, riuscendo ad incidere notevolmente nell'affluenza di show a cui ha preso parte, fossero essi eventi indipendenti inglesi, eventi della Ring of Honor o, addirittura, della Battle of Los Angeles (lo show sarebbe stato sold out senza dubbio in ogni caso, ma la presenza di Omega alla seconda serata ha reso i tagliandi per quello show significativamente più difficili da reperire rispetto a quelli delle altre due giornate).
Chi sono i wrestler “stranieri” su cui la New Japan potrebbe puntare per un'espansione americana e, ancor più importante, quale è la loro situazione contrattuale in vista di un eventuale (?) interessamento della WWE?
–Kenny Omega: dell'importanza del canadese abbiamo appena parlato e la New Japan non può assolutamente permettersi di perderlo. Il leader del Bullet Club ha firmato un contratto di un anno lo scorso gennaio e, quindi, resterà in Giappone almeno fino a gennaio 2018. Stando alle parole di Omega, la sua intenzione sarebbe quella di rimanere nella terra del Sol Levante anche in futuro, dedicando anima e corpo (letteralmente) alla crescita della compagnia. Mi chiedo, però, che cosa dovesse succedere se Omega intorno al 10 gennaio dovesse ricevere una chiamata da Triple H che, per assurdo, gli offra il main event di WrestleMania a New Orleans e una paga annuale non inferiore a quella di un Seth Rollins. Proprio per questo, è di fondamentale importanza che la New Japan abbandoni i suoi storici contratti annuali, passando ad una formula che metta in ghiaccio per diverso tempo i migliori talenti del roster. Fino a qualche anno fa non ce ne era bisogno, perché la WWE non era interessata ai talenti della New Japan. Adesso, invece, questo cambiamento dovrebbe avere priorità assoluta, o quanto accaduto a gennaio 2016 si ripeterà più e più volte.
–Young Bucks: gli altri membri della “ELITE” sono fra i tag team più spettacolari e popolari al mondo. La New Japan, che non li usa al massimo delle loro potenzialità , potrebbe ricavare grossi benefici dalla presenza di Matt e Nick nei propri show americani (già nei programmi del 2018). Gli Young Bucks hanno una situazione contrattuale più stabile, essendo legati alla Ring of Honor (e quindi “a disposizione” della New Japan) fino a dicembre 2018. Cosa accadrà allora, è davvero troppo presto per dirlo.
–Ricochet: fra i wrestler più atletici al mondo, solo 29 anni e tantissimo potenziale. Troppo tardi, temo. Ricochet, che lotta sotto la maschera di Prince Puma a Lucha Underground, diventerà free agent fra pochi mesi (al termina della terza stagione di LU) e, sia dal punto di vista logico che stando a quanto fatto intendere dal wrestler stesso, il suo futuro si chiama NXT. Questa è una grossa colpa della New Japan che ha sempre relegato Ricochet alla divisione Juniors, non riconoscendone il potenziale, soprattutto in vista delle prossime mosse sul mercato americano.
–Will Ospreay e Zack Sabre Jr.:
i due inglesi non sembrano molto interessati ad un approdo a Stanford e quindi la New Japan non dovrebbe aver problemi ad usarli nei suoi show, almeno di tanto in tanto. Entrambi, tuttavia, non sembrerebbero in grado di raggiungere uno status paragonabile a quello di Omega, ma parliamo comunque di pedine importanti su cui la federazione potrà fare affidamento.
–Daniel Bryan:
una delle situazioni più particolari di cui parleremo nel 2018. L'attuale General Manager di SmackDown ha dichiarato più volte di star curando i danni derivanti dalle commozioni cerebrali e di avere intenzione di tornare sul ring non appena il suo contratto con la WWE scadrà , nella seconda metà del 2018. Bryan avrà cambiato idea fra un anno? La WWE riconoscerà i suoi progressi dal punto di vista medico e, anche per paura dell'alternativa, permetterà di nuovo a Bryan di combattere? Oppure Bryan, che non ha mai avuto il denaro come obiettivo principale, calcherà i ring della New Japan, della Ring of Honor e della CMLL? Impossibile dirlo ma un eventuale approdo di Bryan in NJPW potrebbe cambiare davvero le carte in tavola.
Prima di lasciarvi, voglio sottolineare un concetto, probabilmente già chiaro ai più. Quando si parla di “espansione negli Stati Uniti” per una compagnia come la New Japan, ci si chiede se sia possibile che la federazione riesca a tenere con regolarità show in territorio americano, riuscendo ad attirare più volte in un anno diverso pubblico (5 mila persona, magari 10 mila una volta all'anno). Non si parla, tuttavia, di una nuova lotta in stile WCW vs. WWE. Perché ciò accada, infatti, servirebbe un'esposizione televisiva ed una disponibilità di denaro che, a meno di eventi straordinari, ingredienti che non saranno a disposizione né della New Japan né di altre compagnie nei prossimi anni.
The Other Side termina qui. Io sono Lothar Ceccarelli e, come sempre, vi ringrazio per la passione e l'attenzione con la quale ci seguite. L'appuntamento con l'editoriale è fra due settimane quando toreremo a parlare di Ring of Honor, analizzando il PPV “Death Before Dishonor” che andrà in onda venerdì 22 settembre da Las Vegas.
Until thenÂ…
GOODBYE AND GOOD NIGHT!