GPOrder #74 – Incredibile
La prima Wrestlemania vista dal vivo è emozione allo stato puro, adrenalina che non si può descrivere del tutto a parole, orgoglio di condividere la propria passione per le strade di una città ed in uno stadio stracolmo di altri appassionati provenienti da tutto il mondo. La seconda? Beh la seconda è… esattamente la stessa cosa! Una esperienza che sicuramente non può essere dimenticata, figuriamoci poi se la WWE mette in piedi una delle più incredibili ed emozionanti edizioni di tutti i tempi, sicuramente fra le più belle in assoluto, altrettanto sicuramente al primo posto fra quelle delle quali si parlerà più a lungo.
Con buona pace di un comunque eccezionale – ma ci arriveremo dopo – Daniel Bryan, è chiaro come il principale elemento che contraddistinguerà questa trentesima edizione sarà quello raffigurato nell'immagine scattata al volo dal sottoscritto e che vedete in copertina, ovvero la clamorosa, del tutto inaspettata, incredibile fine della streak di Undertaker per mano di Brock Lesnar. Un evento decisamente unico, un pezzo della storia del Wrestling che non ha nulla, ma proprio nulla da invidiare a tutte le pagine più importanti, buone o cattive che siano, scritte nella storia di questa disciplina. Non meno importante del bodyslam di Hulk ad Andre, non meno importante dello Screwjob di Montreal, non meno importante del turn di Hogan nel 96, non meno importante di tutto ciò che non si limita a scrivere la storia, la cambia.
Non a caso questo sarà addirittura il terzo editoriale che si occuperà di tutto questo in meno di una settimana sul vostro neo diciassettenne sito di Wrestling #1 in Italia (mamma mia, ma quando esisteranno mai siti così longevi sia dedicati al wrestling che in generale?), una ridondanza che tuttavia posso garantirvi sarà solo nell'argomento da trattare, non certo nei contenuti.
Partiamo con quello che un competente analista di Wrestling dovrebbe dire, che non a caso sono esattamente le cose dette sia da CDB che da MDS e che dunque ha senso solo ribadire e fare mie: assalitori feroci del booking WWE, puristi della streak, se cercate un modo per motivare le vostre critiche alla gestione creativa della WWE state pure alla larga da questo clamoroso risultato. Perché tutti sappiamo perfettamente che a dispetto di qualsiasi tipo di voce possa essere girata e fino ad una clamorosa – ed improbabile – smentita contraria, c'è solo una persona che può aver deciso questo risultato, ovvero Undertaker stesso. Stiamo parlando del becchino, dell'atleta più professionale della storia della WWF prima e WWE oggi, un intoccabile fra gli intoccabili non per le sue amicizie, ma per il suo carisma conquistato nello spogliatoio. Uno che ai tempi minacciava Shawn Michaels di sistemare le cose fuori qualora non avesse fatto il suo dovere nel ring, che pretese da Vince delle scuse a Bret Hart la sera dello screwjob, che semplicemente quando parla detta legge in tutto il backstage. Al più, dunque, qualcuno può averglielo proposto, non certo imposto. Da editorialista con quel briciolo di esperienza quasi trentennale che sono dunque dovrei fare mia al 101% la posizione di Carlo e Marco, semplicemente perché dietro c'è solo logica, null'altro.
Però.. però alla tastiera non c'è un editorialista esperto, c'è un maledetto appassionato che adora le emozioni che il Wrestling sa regalare, e che dunque dirà la sua sulla base delle proprie emozioni, lasciando un attimino in disparte la pur sacrosanta componente logica.
Immagino la reazione che tutti voi avrete avuto al fatidico conto di tre che ha interrotto la streak, sono pronto a scommettere che nessuno, proprio nessuno, non sia rimasto quantomeno incredulo, silenzioso e pensieroso per un periodo più o meno lungo. Così è accaduto anche al Silv..ehm Super Dome, ed anche per diversi minuti. Guardate la nostra reazione dopo pochi secondi: increduli, nessuno ha realizzato di aver appena assistito alla storia, al contrario tutti cerchiamo una possibile spiegazione che possa confutare quanto appena visto. Forse perché dopo ventuno vittorie a zero non crediamo che non sia arrivata la ventiduesima, o forse semplicemente perché non è che non possiamo crederci, non vogliamo crederci. Io pensavo ad un non-finale, qualcosa magari sfuggito ai miei occhi che tuttavia avrebbe dopo pochi secondi giustificato la ripresa del match, Dario Lilloni accanto a me invece ipotizzava qualcosa andato storto, un clamoroso errore rispetto ai piani; idee totalmente diverse, ma stessa convinzione di non credere al risultato, o forse voglia di non accettarlo. E come noi altri fan, che cantano “bullshit”. Il motivo? Semplice, anche loro non hanno voglia di accettarlo:
https://www.youtube.com/v/R2yhGrabOc4
In meno di due minuti avrò detto una ventina di “incredibile”.. ma se ci fate caso non tutti sono uguali. E' arrivato un momento, un istante particolare in cui quello a cui ancora non credevo si è per la prima volta materializzato come possibile nella mia testa: quel momento è l'apparizione della grafica 21-1, vista la quale posso garantirvi mi sono sentito letteralmente gelare.
E' proprio la parola giusta, gelare, un freddo improvviso di chi sta rendendo conto di essere uno di quelli che del tutto inconsapevolmente era davvero convinto delle parole pronunciate il lunedì prima a Raw dallo stesso Taker, ovvero che nella vita sono certe solo la morte, le tasse e la streak, e che si è visto privato di una di queste tre certezze. La prima reazione, quindi, è come detto quella di cercare di respingere l'amaro responso della realtà , ipotizzare, aspettare fiduciosi, una fiducia che però si sbriciola in pochi secondi, fino appunto a quel gigantesco 21-1 sullo schermo del Dome che spazza via ogni speranza e gela il sottoscrito. Ormai non c'è più niente da sperare, c'è solo da constatare quello che è successo.
Con la logica di uno scrupoloso editorialista come dicevo prima? Macchè.. nei momenti successivi la passione, l'autentica passione per questa disciplina mi porta ad una inevitabile reazione di rabbia, una reazione figlia di aver capito di aver perso qualcosa cui tenevo e di volermela prendere con chissà quale arcinemico, colpevole di avermela appena portarmela via. Dunque l'incredulità naturalmente resta e resterà per minuti e minuti (e non soltanto a me come vedrete nel video) ma alla stessa si affianca la rabbia, che mi porta ad inveire contro tutto e tutti, in primo luogo ovviamente con il bersaglio più semplice, ovvero Brock Lesnar. La sua terribile colpa? Quella di essere un part timer.. come se poi avesse voluto lui tutto questo o Taker non soltanto avrebbe dovuto acconsentire di perdere, ma anche contro l'uomo designato dalla WWE piuttosto che da lui. La parola “incredibile”, dunque, viene affiancata ripetutamente da altre espressioni contrariate, anzi diciamo pure addirittura rabbiose, da un rifiuto assolutamente malcelato verso quel risultato, una totale incapacità sia di accettarlo sia di analizzarlo con obiettività .
https://www.youtube.com/v/sfRUhHH62so
Guardate a cosa può portare la rabbia… perfino a dire una autentica sciocchezza che persa la streak Undertaker non sarà più ricordato, una cazzata talmente grossa che pur nello stato d'animo del momento ho corretto pochi secondi dopo.
I motivi di tutto questo? Semplicemente il normale affezionarsi alle cose, la sicurezza che solo le tradizioni sanno dare, con il conseguente sgomento nel perderle. Nulla è eterno, le generazioni passano, e questa sconfitta ha segnato il passaggio definitivo verso una nuova, che forse è proprio la difficoltà maggiore da superare per un appassionato di vecchia data. E' come il tifoso nostalgico dei Maradona, l'inguaribile invocatore dei Van Basten, coloro che non accetteranno mai di tifare allo stesso modo per una Juve senza più Del Piero: il mondo va avanti più veloce della nostra capacità di accettarlo. Rientrato in albergo, per la seconda volta nella mia vita Undertaker mi ha tolto il sonno per un'intera notte: la prima un GP poco più che ottenne proprio non riusciva a prendere sonno per la paura che Paul Bearer ed Undertaker potessero venire a prenderlo a casa e chiuderlo nella bara proprio come fatto con Ultimate Warrior poco prima in TV, la seconda oltre due decenni dopo, per la fine della streak. Motivi opposti, problemi opposti: l'essere troppo piccolo per comprendere una finzione una volta, essere troppo grandi per accettare la realtà la seconda.
Ecco perché pur con tutta la logica del mondo, pur comprendendo ed accettando tutte le ragioni dietro questa scelta, confesso che un po' sono risentito, sicuramente ancora triste; Undertaker nel ring ci ha regalato tanti, tantissimi motivi per appassionarci al Wrestling, ma a New Orleans ha scelto di non regalarci l'eternità della streak, una eternità senza senso reale, ma di infinito valore per chi come me l'ha vissuta tutta. E' stato difficilissimo crederci subito, è stato impossibile accettarlo poco dopo, sarà possibile ricredersi in futuro? Dubito, pur per mio esclusivo limite.
Eccoli, evidenti, gli effetti di questa crepa:
https://www.youtube.com/v/7czTsXC2XhE
Tuttavia, proprio nel momento in cui una botta del genere arriva a minare tutte le proprie certezze granitiche ed incrinare perfino qualcosa che consideravo indistruttibile come la voglia di vedere altro Wrestling in tv e dal vivo, ecco che ti rendi conto come questa crepa sia presente, da non nascondere, ma che fortunatamente non ha ancora provocato un crollo, e che con un po' di cemento è ancora possibile ripararla.
Come eseguire questa riparazione tutt'altro che facile? Semplicemente con un mix composto dal miglior performer dei giorni nostri, un pubblico incredibile ed una costruzione impeccabile del main event hanno saputo garantire. Non ci ha pensato soltanto Daniel Bryan quindi, ma anche chi ha costruito il match, anche Triple H capace di intervenire nei momenti opportuni e sparire al punto giusto, anche Randy Orton e Batista, capaci di rendere credibile la loro possibile vittoria; tutti coloro, insomma, che con il loro contributo ci hanno regalato un main event che dal vivo mi ha emozionato come poche altre cose. Non ci credete? Ascoltate la nostra reazione assolutamente terrorizzata, i nostri “Nooo” quando abbiamo “rischiato” una vittoria di Orton prima e di Batista poi, il nostro estremo sollievo al kickout dell'ultimo secondo e dopo poche sequenze la reazione esattamente opposta, il boato che i microfoni televisivi hanno blasfemamente fatto sentire solo in parte, ma che con queste video spero possa trasferire anche voi l'emozione, l'autentica incredibile emozione di 75 mila appassionati, fino agli “Yes” praticamente commossi da parte nostra. Non chiedetemi le parole che si sentono urlate dal sottoscritto in sottofondo, non saprei dirvele nemmeno io!
https://www.youtube.com/v/yOqR8xsWTpU
Sono questi, dunque, i motivi per i quali sarà contemporaneamente da un lato sempre difficile accettare di parlare del passato al passato, dall'altro sempre facile rimanere emozionati quando il futuro non ha nulla da invidiare al passato stesso. Io c'ero, ne sono orgoglioso, e spero in tutta sincerità che queste poche righe abbiamo fatto il possibile per fare in modo che anche voi abbiate potuto condividere la nostra passione. La stessa che, purtroppo, capace poi anche di buttarti giù per 24 ore quando appena riacceso il telefonino dopo il volo scopri che l'eroe della hall of fame che avevi visto non più tardi di due giorni prima è morto, lasciando una ulteriore sensazione di vuoto che ahimè è nuovamente difficile descrivere a parole.