GPOrder #71 – Network vs network

GPOrder #71 - Network vs network

E' un periodo decisamente interlocutorio quello che sta attraversando la Road to Wrestlemania. Di fatto da diverse settimane è tutto fermo in termini di storyline, ed a guadagnarci è lo spettacolo sul ring, con una serie di ottimi incontri andati in onda nelle ultime puntate di Raw e Smackdown. Certo io una piccola domanda cattiva la farei, ovvero in quanti di questi ha lottato l'attuale unico sicuro main eventer di wrestlemania e neorientrato, ma stendiamo un velo pietoso ed andiamo avanti..


Tutte le carte, infatti, andranno inevitabilmente scoperte nei prossimi giorni, con due appuntamenti fondamentali come Elimination Chamber e la puntata di Raw che coinciderà con il lancio del network. Per allora, vale a dire per lunedì, dovrà necessariamente essere tutto palese, ammesso che la fase del “tutto deciso” sia già stata passata. Spariranno dunque i dubbi sulle incertezze maggiori, si confermeranno quelle che appaiono soluzioni già granitiche adesso e forse ci sarà ancora lo spazio per qualche sorpresa. Ci sarà dunque spazio per analizzare la card di Wrestlemania, esprimere tutta la nostra soddisfazione ed il nostro malcontento, fare paragoni più o meno ingombranti e via dicendo. Questa settimana, invece, oltre ahimè alla tragica scomparsa di Viscera, il cui cuore probabilmente non ha retto alle mastodontiche dimensioni del povero scomparso, a mio avviso c'è da focalizzarsi nuovamente su cosa implicherà il network in termini economici.

Cosa c'è di nuovo rispetto all'analisi fatta un mesetto e mezzo fa? Semplicemente la prima, dura, risposta di uno dei provider americani di contenuti a pagamento, ovvero Dish. Il comunicato stampa emesso dagli stessi è infatti durissimo ed eloquente, e la decisione di non offrire i pay per view di casa Stamford è altrettanto importante. Di fatto è giudicata troppo forte la concorrenza del network, che a dieci euro al mese offre una marea di contenuti on demand più un ppv al mese che da solo costa cinque volte tanto sui circuiti tradizionali, e scorretto l'atteggiamento della WWE, che a fronte di questa maggiore concorrenza non avrebbe rinegoziato e migliorato le condizioni economiche del proprio accordo con Dish stessa. In più la scelta di Dish potrebbe essere seguita da altri, ed è di fatto elemento non trascurabile, anzi il più importante di tutti. Perché una “agitazione di massa” potrebbe portare tanto a conseguenze trascurabili quanto a impatti consistenti sull'intero modello di business.

L'ipotesi più light è come in tutti i conflitti di qualsiasi genere la soluzione diplomatica: la WWE riconosce il problema, rivede le modalità di gestione dei pay per view sui circuiti tradizionali abbassandone il prezzo e/o aumentando la provvigione pagata ai provider, e la querelle si chiude senza troppi problemi e senza conseguenze praticamente per nessuno.

E' tuttavia da considerare anche uno scenario più drastico, ovvero una rottura totale, tanto più importante quanto meno isolata essa sia. Significherebbe di fatto estromettere un provider oggi e potenzialmente altri domani, fino alla situazione di offrire il prodotto a pagamento solo su network e canali tecnologicamente dello stesso tipo, vedi la visione via web, non a caso offerta in alternativa ai clienti di Dish proprio nel comunicato di risposta emesso dalla WWE stessa. E' sicuramente questo lo scenario più significativo, magari non pericoloso a prescindere, ma sicuramente importante. Significa, infatti, scommettere tutto, ma proprio tutto sul network, sulla tv via web, uno scenario sicuramente non così azzardato negli Stati Uniti (cosa che invece da noi sarebbe sicuramente più ardua) ma certamente non una passeggiata e non un salto privo di rischi.

Chiaro che alla voce entrate di casa Stamford non ci sono i pay per view, anzi. Ci sono ricchi contratti televisivi per gli show settimanali, ci sono i live event, c'è il merchandise, c'è il mercato home video, ci sono le attività accessorie sempre più importanti come i film.. insomma c'è davvero di tutto. Ma è altrettanto vero che tutto il modo di condurre il business anche dal punto di vista creativo è da sempre orientato ai grandi eventi, dunque una loro “ricollocazione” tecnologica potrebbe non soltanto avere un fattore di rischio non da poco, visto che comunque parliamo di cifre a sei zeri, ma anche rivedere tutta una serie di logiche, non necessariamente solo economiche.

C'è tuttavia anche da dire che il rischio legato ai ppv fosse stato rilevato da qualsivoglia commentatore ed analista non appena resi pubblici i contenuti del network ed i relativi prezzi; poco probabile, dunque, che i dirigenti WWE che questi dettagli li sapevano ben prima non abbiano non soltanto previsto questo rischio, ma soprattutto che non lo abbiano analizzato, ri-analizzato e ri-analizzato ancora prima di arrivare alle loro conclusioni. Non parliamo di semplici idee creative, di pushare Tizio piuttosto che Caio o turnare Sempiono, qui parliamo di un contesto al 100% slegato dal tipo di business, bensì semplicemente alla modalità di offrire il prodotto, ovvero di un qualcosa per la quale la competenza richiesta è manageriale, non squisitamente tecnica sul wrestling. Cambierebbe qualcosa se invece di wrestling si parlasse di un Formula 1 network? O di un NFL network? Certo, cambierebbe il bacino di utenza, la fascia d'età, i canali di trasmissione attuale.. insomma cambierebbero diversi fattori economici, ma nessun fattore strettamente legato al tipo di prodotto. Ecco perché una simile competenza, a meno che i dirigenti della WWE non siano davvero tutti di una miopia senza pari, non può non essere presente in una compagnia di tali dimensioni e con tali introiti, in quel background che non vediamo certo uscire a Raw dietro l'authority, ma che esiste e proprio in questo caso avrà sicuramente valutato il rischio.

Che sia dunque stato valutato di ricucire lo strappo o sia stato scelto di variare radicalmente il business ppv quel che è certo è che scelte del genere saranno state sicuramente prese con cognizione di causa, elementi a supporto di una concreta analisi del rischio, e dunque contesti assai lontani dal salto nel buio che qualcuno può erroneamente immaginare. E' il business del resto, quello che del resto spiega spesso anche scelte creative che se non ci fossero tanti soldini dietro faremmo fatica a capire..

Scritto da Giovanni Pantalone
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