GPOrder #34 – Quando è troppo è troppo

(Un enorme, davvero enorme ringraziamento a Diego Fichera per il disegno della copertina!)


Praticamente da quando il wrestling è tornato in TV in italia, e ormai parliamo di una decina d’anni, questo sito non si è mai occupato in nessun editoriale, o se lo ha fatto è successo in rarissimi casi, del commento in italiano che viene offerto ai telespettatori, né di quello di Stream prima e Sky poi, né Mediaset (Italia uno o italia due) né varie ed eventuali. E non lo ha fatto per una precisa scelta editoriale, ovvero prima di tutto il doveroso rispetto del lavoro altrui, e poi perchè tutto sommato si tratta di un tema marginale rispetto al fornire notizie e approfondimenti sul mondo del Pro Wrestling.

E’ ovvio.. la bravura di un telecronista, nel wrestling come in ogni altro sport, può esaltare ulteriormente uno spettacolo già bello, ma certo non fare la differenza in senso assoluto. Undertaker contro Triple H sarebbe stato un incontro favoloso anche senza Jim Ross al commento, ci saremmo ricordati del gol di Grosso ai mondiali vinti in Germania anche senza Fabio Caressa, avremmo gioito per le imprese degli Abbagnale anche senza le urla di Galeazzi, e così via. Si tratta dunque di una figura importante, non secondaria, utile a tutto il contesto ma che resta pur sempre vincolata al vero interesse della storia, ovvero ciò che deve raccontarci. Ecco perché dunque un commento può infastidirci o piacerci, ma di certo non può far aumentare o diminuire la voglia di vedere il Wrestling in televisione. Quella a mio avviso ci sarà a prescindere per ogni appassionato, e potrà variare solo in funzione di ciò che fanno i Wrestler. Avete mai sentito di gente che ha smesso di vedere il Wrestling perchè Jim Ross ha lasciato il posto a Michael Cole? O quando piuttosto, come invece è più normale che possa capitare, quando il suo campione preferito si è definitivamente ritirato?

E’ altrettanto importante sottolineare poi come questo mestiere sia particolarmente difficile, specialmente per quanto riguarda il palcoscenico italiano e lo specifico “contesto” del Wrestling. Mentre infatti i commentatori americani possono limitarsi a fare il play by play dei match nonché enfatizzare/ricordare/commentare le conseguenti storyline, i loro pari ruolo italiani hanno un ulteriore compito in più, che è quello di tradurre in tempo reale anche le interviste, i promo, tutta l’attività al microfono che ovviamente è in Inglese e va detta in Italiano affinchè sia compresa subito da tutti. In tempo reale, dunque, fornire contemporaneamente traduzione e “senso” del discorso, dove per senso ovviamente intendo il collocare quelle parole nell’ambito della storyline stessa.Sembra poco? Provateci, e vedrete quanto è difficile! Certo ci si può preparare il tutto prima, almeno per gli show non in diretta, ma è sempre possibile con l’attuale differenza minima fra la messa in onda negli Stati Uniti e quella in Italia? Raw va il giorno dopo, i pay per view in diretta, Smackdown addirittura in anticipo, solo per citare la programmazione di Sky.

Dulcis in fundo aggiungete anche la difficoltà nel pervenire ad un compromesso fra mosse che possono essere tradotte in modo più o meno decente in italiano, ed altre che è molto meglio lasciare con il loro originale nome inglese. E’ una divisione non sempre solo logica, ma che risente anche del retaggio storico.. braccio teso ha più senso di clothesline? Si, perchè il buon vecchio Dan Peterson ha introdotto questa “tradizione”.. Figura 4? Si usa tranquillamente.. Suplex? Mai sentito uno solo che abbia avuto il coraggio di tradurlo.. insomma un gran caos.

Infine c’è la difficoltà, questa invece comune a tutti gli sport, di conoscere, naturalmente, la materia che si sta commentando. Un telecronista di calcio che non conosce il ruolo dei giocatori, il passato come minimo di quelli più famosi e che non si procura in anticipo le informazioni che gli servono farebbe molta strada? Ovviamente no.
Ecco perché non è una coincidenza se nella stragrande maggioranza dei casi la scelta, per quanto riguarda il Wrestling, è ricaduta su chi ha avuto esperienze editoriali anche importanti, tutte specifiche del settore. Per quei pochissimi che non lo sanno le pagine che state leggendo furono fondate proprio da Luca Franchini, ed il sito fu costantemente pubblicizzato proprio durante le prime telecronache italiane su Stream. Dicorsi analoghi per Posa, Recalcati, Lanati, ecc.

In sintesi, qualsiasi analisi relativa alla qualità del commento in Italia dovrebbe quantomeno partire ,per risultare obiettiva, da tutte queste doverose premesse. Negarle o sminuire in generale la difficoltà di questo lavoro sarebbe pura ipocrisia, o peggio ancora sparare a zero su un telecronista solo per partito preso; è dunque un qualcosa che va oltre la legittima critica e che trovo inaccettabile. Quante volte ho dovuto leggere autentiche prese di posizione dettate da un non ben definito spirito di ipercompetenza, quasi solo chi scrive nei forum specializzati fosse in grado di determinare il giusto compromesso fra play by play e color, fra il partecipare alle storyline schierandosi con l’heel o il face ed il commento più asettico? Innumerevoli.. il tutto considerando poi che in buona parte dei casi, leggi tutte le trasmissioni di Sky, esiste anche la possibilità di rinunciare al commento in Italiano ed ascoltare quello originale, ovvero semplicemente di regolarsi secondo i propri gusti, senza per questo lanciare crociate contro questa o quella indecenza.

Bene, tutto quanto ho appena detto, la volontà di non parlarne, il rispetto del lavoro altrui, ecc. ecc. ha però un limite, e purtroppo questo limite stavolta è stato davvero superato:

Intanto john cena e alberto del rio se le stanno dando di santa ragione.. ma chi c’è a bordo ring? Randy Savage? Avete visto? Vestito praticamente uguale… a macho man!
Ma era lui! Perché qua continuo.. continuo a sentire “macho man macho man”, Io non vorrei che sia lui! Non lo inquadrano.. non lo inquadrano non ce lo fanno vedere! Continuano a dire macho man macho man macho man.. e ci fan vedere Alberto Del Rio ma eh Macho Man è un altro pianeta ragazzi, si vede.. ehhhh si mi che è lui ragazzi! E’ Randy Savage Macho Man! E’ lui? Incredibile!

Durante i primi secondi pensavo fosse una battuta, dal gusto più che dubbio ma solo una battuta. Solo dopo mi sono reso conto che purtroppo non era affatto uno scherzo, che il commentatore di Italia due davvero non sapesse la tragica fine che purtroppo ha fatto Randy Savage. Trasponete la scena in qualche sport più popolare.. che so un telecronista calcistico che crede di vedere Morosini, o un commentatore di Formula 1 convinto che quell’ospite nel box della Mclaren sia proprio Ayrton Senna in persona. Perché per un appassionato di Wrestling la scomparsa di Macho Man è un evento della stessa portata, non una delle “tante” (concetto disgustoso ma ahimè realistico) morti che purtroppo hanno funestato questa disciplina negli ultimi anni.

Ecco dunque la parte che non accetto, quella che diventa indifendibile, quella che per ragioni oggettive e non soggettive ti porta a parlare non di commento poco piacevole, bensì di vera e propria incompetenza. Perché purtroppo sono due discorsi diversi, la critica soggettiva e rispettosa dal constatare invece la mancanza totale di professionalità e rispetto verso il telespettatore appassionato. La differenza è sostanziale.. quante volte, ad esempio, non ho apprezzato le analogie/metafore di Michele Posa, o l’accanirsi contro un personaggio di Luca Franchini? Bene, sono critiche, dettate dal mio pensiero, chiaramente soggettive, espresse in ottica migliorativa e che mai, sottolineo mai, porterebbero a farmi pensare che solo per questo il loro lavoro è inadeguato o addirittura totalmente da buttare. Peraltro critiche poi bilanciate da altri aspetti nei quali penso siano bravissimi, come ad esempio una brillante gestione dei promo, ma non è questo il tema della discussione.
Ma soprattutto, ed è qui il nocciolo della discussione, mai potrei pensare che il loro lavoro sia una mancanza di rispetto verso ciò che commentano o verso chi li sta ascoltando!

Ebbene, come posso pensare le stesse cose dopo aver sentito una cosa del genere? Come posso non considerare questo commento un autentico schiaffo a chi il Wrestling lo vuole vedere per quello che è, non per quello che vorrebbero dipingere i venditori di giocattoli? Come posso non associare una gaffe così clamorosa alla cronica abitudine passata di ridurre le fasi tecniche del combattimento e sequenze di pem, strapem e figuremmè, peraltro inevitabili se viene chiamato al commento qualcuno che si occupava di tutt’altro, e concludere come l’intera gestione del prodotto sia semplicemente sprezzante? Che differenza c’è fra chi umilia il prodotto in questo modo e chi aspetta la strage di turno per sparare a zero sullo stesso, dimostrando spesso di averci capito meno di zero? Perché da appassionato di lunga data non posso chiedere non il commento che piace a me, ma quantomeno la professionalità minima per permettermi di discutere soggettivamente nel merito, magari con altri appassionati con opinioni diverse dalla mia, piuttosto che essere tutti concordi ed al tempo stesso profondamente indignati?

Belle domande, ahimè tutte senza risposta, che al più lasciano un senso di rabbia, la sensazione che il “mio” wrestling, il wrestling che questo sito (da quindici anni!) e tanti altri seguono con professionalità e soprattutto passione, esca semplicemente mortificato da tutto ciò, per dolo o “semplice” incapacità poco importa. E, permettetemi questa conclusione, la cosa grida a maggior ragione vendetta nei casi come questo, in cui proprio non so se senza il Wrestling chi non si è accorto che Randy Savage è morto commenterebbe anche il calcio e altre trasmissioni varie.

Giovanni Pantalone
Giovanni Pantalone
Super appassionato di wresting dagli inizi degli anni 90, al punto da vedersi, tra WWE e Impact, una trentina di Pay Per View e show televisivi dal vivo in giro per il mondo. Si occupa da sempre di tutta la parte tecnica del sito, compresa la App e la gestione del Forum, ma non disegna sporadici editoriali e comparsate nei podcast.
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