GPOrder #33 – King’s Court

GPOrder #33 - King's Court

Ho scritto editoriali su argomenti ben più belli di questo e con spirito ben diverso, ma ahimè è inevitabile che il tema di questa edizione sia quanto accaduto a Jerry Lawler, in piena diretta a Raw.


Sarà sagra della banalità allo stato puro, ma il Tweet di Jim Ross riassume un concetto crudele ed al tempo stesso maledettamente realistico della vita: impossibile dare per scontata l'esistenza di un domani, perché è una cosa che non ci può essere garantita. Al più può essere più o meno probabile in funzione del modo di vivere la nostra vita, delle nostre abitudini, del volere e/o poterci permettere o meno una vita più “salutare”, ma anche tutte le precauzioni del mondo non possono evitare o prevenire a prescindere un singolo evento, improvviso o più graduale che sia. E oggi il mondo del wrestling, che nelle storyline doveva parlare del clamoroso ritorno di Bret Hart a Montreal, la “scena del delitto” del famoso Screwjob subito, inevitabilmente si trova a parlare di altro, ad attraversare il mondo della finzione scenica ed approdare sulla realtà, cosa che purtroppo avviene spesso in occasione di eventi tutt'altro che piacevoli.

Oggi quindi non potremo mai parlare della qualità del commento a Raw, di quanto Michael Cole possa aver ancora da imparare da un maestro sacro come Jim Ross; oggi di Michael dobbiamo al più sottolineare l'incredibile connubio che è riuscito ad avere fra professionalità e umanità, il portare avanti lo show al meglio ed al tempo stesso mostrare tutto il suo lato umano e reale verso il collega e amico. Oggi non diremo mai che tre ore sono troppe, che i recap sono stati troppi, che CM Punk e John Cena non hanno convinto.. non potremmo, non sarebbe possibile oggi che la finzione lascia inevitabilmente il passo.

Al momento di scrivere, le notizie sulla salute di Jerry Lawler sono estremamente positive nei limiti di quanto possono esserlo in casi del genere: a quanto pare non solo i medici sono riusciti a rianimarlo e ripristinare l'attività cardiaca e respiratoria, il che tradotto in soldoni significa letteralmente scampare alla morte per il rotto della cuffia, ma anche eventuali danni cerebrali sembrano definitivamente scongiurata. Sono belle notizie, per quanto si possa parlare di belle notizie in situazioni così drammatiche.

Pur in un contesto così triste è in ogni caso opportuno porsi una domanda ben precisa, che peraltro è meglio sia analizzata su queste pagine piuttosto che letta in qualche articolo, straniero o nostrano che sia, di killeraggio mediatico ai danni dell'intero mondo del wrestling: l'attività in WWE (e non solo, considerati i suoi impegni nelle indies) di una persona comunque abbastanza anziana come Lawler può aver inciso su quanto accaduto? Sappiamo tutti che non più tardi delle ultime puntate il buon Jerry non soltanto ha occupato la sua usuale postazione al tavolo di commento, ma ha anche avuto un feud con CM Punk con tanto di main event a Raw all'interno della gabbia. E poco prima dell'infarto aveva combattuto un incontro.. di coppia, ma pur sempre uno sforzo fisico non indifferente. Troppo per uno della sua età?

Ebbene francamente credo che la risposta possa anche essere diversa in natura di mille considerazioni contrastanti fra loro, ma negare alcuni capisaldi fondamentali prima di tirarla fuori sarebbe, come già detto, solo un interessato gioco al massacro:

La prima, la più importante di tutte per fortuna, è che dietro a questo sport-spettacolo, c'è un business (e grazie a dio stavolta ricordiamo questa cosa in senso positivo), un business che richiede prima di tutto una organizzazione certosina. Questa volta, fortunatamente, non ce ne siamo accorti dalla cura maniacale alle inquadrature o ai tempi dei match, quanto al fatto che ci fosse tutto, ma proprio tutto il necessario in termini di competenze e attrezzature per intervenire nel migliore dei modi, cosa che puntualmente è avvenuta. Ricordate le polemiche dopo la morte su un campo di calcio di Morosini? Defibrillatore obbligatorio su tutti i terreni di gioco, ecc. ecc.? Beh qui ci troviamo in una situazione analoga, per fortuna diversa solo nell'esito finale. Qui non solo siamo nelle leghe professioniste che contano, ma ancor di più sotto questo punto di vista (organizzazione, logistica, ecc.) la WWE è anni luce avanti. Chiaro che non potrebbe essere altrimenti vista l'estrema pericolosità di questa disciplina, ma di sicuro non si può dire che atleti e dipendenti vari della federazione non siano adeguatamente assistiti nel loro pericoloso lavoro.

La seconda considerazione è ancora una volta legata al controllo degli atleti. Quante volte abbiamo citato il wellness program? Giusto, sbagliato, reale, di facciata.. sono considerazioni sulle quali si è dibattuto in mille circostanze. Quello che credo sia al di fuori di ogni discussione, è che chi sale su quel ring riceva una “prevenzione” ad ogni possibile guaio infinitamente maggiore che nel passato. Dite che il buon Vince non lo fa per chissà quale spirito benefico quanto piuttosto per evitare della terribile pubblicità negativa che ahimè gli arriva ogni volta che si sente di un decesso di un wrestler o ex wrestler? Sicuramente.. e allora? Tutelare i propri interessi non è certo un reato… Certo si potrebbe fare di più (ma anche questo ce lo diciamo in continuazione), come ridurre gli schedule, “pretendere” fisici meno gonfiati e tenere lontate farmacie e medici senza scrupoli, tante cose che migliorerebbero ancora di più la situazione, è innegabile. Argomenti tuttavia comuni a tutto il mondo dello sport, non certo esclusivi del mondo del wrestling puzzolente e pieno di dopati che qualcuno vorrebbe descriverci. Il contesto sportivo in generale purtroppo ormai chiede sforzi che a volte vanno al di là di quanto un essere umano può dare senza aiuti, e questa pericolosa piaga va arginata, non ci sono dubbi. Mi arrabbierei, tuttavia, con chiunque la associasse solo al Wrestling dimenticando che in sport sicuramente non premeditati (oddio sicuramente.. ma quelo è un altro problema) si fa come e peggio.

La terza e ultima considerazione è stavolta tutta incentrata su Lawler. Quanto può aver inciso la sua vita in WWE? Perché non dimentichiamo che un incontro disputato in piena età pensionabile certo è un elemento di attenzione, ma anche una vita on the road continua come la sua comporta sforzi, affaticamento eccessivo, elementi che certo non meritano a prescindere il ruolo di causa scatenante, ma che indubbiamente bene non fanno. Ebbene ha senso che un ex atleta possa ancora oggi fare questa vita? Certo qualcuno è ahimè costretto da una dissennata gestione delle proprie finanze, e anche qui si potrebbe avere un lungo dibattito, ma è poi così facile abbandonare un lavoro che significa stare a contatto con la gente come celebrità? Quale è la percentuale di cantanti, attori, personaggi dello spettacolo che proprio non vogliono saperne di perder il contatto col pubblico? E per gli sportivi è uguale.. giocatori che accettano una “seconda vita” dal punto di vista sportivo? Innumerevoli.. perdonate il romanticismo ma voglio pensarla così, voglio credere che frasi di apprezzamento e amore verso il proprio pubblico non siano sempre di circostanza, ma anzi spesso rivelino un sentimento vero dei vari protagonisti verso noi fan, quella voglia anche di sacrificare se stessi pur di dare ai tifosi ciò che vogliono. Ricordate il finale di “The Wrestler” per chi lo ha visto? Bene, quanto può effettivamente essere distante dalla realtà? O ancora, quanto si è discostato da una situazione come quella che abbiamo vissuto, pur ovviamente con tutte le differenze del caso fra il finto Randy The Ram ed il vero Jerry The King? Magari anche solo per i vantaggi economici che ne conseguono e non per tutto quello che ho appena detto, ma è comunque difficile rinunciare al proprio vivere da celebrità, ovvero mollare il proprio lavoro, pur usurante che sia. E in tanti, sono sicuro, vorrebbero rinunciarvi solo se costretti. Un esempio per tutti? Beh conosco un miliardario padrone di una importante compagnia di sport-entertainment che ancora oggi non soltanto partecipa agli show che organizza, ma che salirebbe anche sul quadrato per un incontro..

Ecco, la risposta alla domanda fatta in precedenza non so quale possa essere per voi, resteremo nell'ambito delle opinioni e non delle certezze, tutta via spero di aver almeno fornito gli elementi minimi per una analisi obiettiva, sincera e non prevenuta, indipendentemente dal suo esito. E naturalmente prima di lasciarvi devo darvi la mia..

Ebbene io in questo caso voglio propoendere per l'elemento positivo, per la casualità imprevedibile, voglio credere che tutto quello che abbia preceduto l'infarto sia stato ben ponderato e scientificamente valutato come fattibile: i match, i viaggi, tutto, voglio sperare che almeno in casi come questo di esigenze economiche normali e non estremamente stringenti chi di dovere abbia fatto tutte le valutazioni del caso prima di dire “ok, puoi salire sul ring e prenderle da CM Punk”. C'è forse troppo ottimismo e poco realismo dietro queste parole? Non lo escludo, ma è un ottimismo inevitabilmente dettato dall'affetto che lega i campioni di lunga data con i fan di lunga data. Jerry Lawler è stato virtualmente il mio maestro di inglese, sentendo lui ho imparato a comprenderlo e parlarlo, ed oggi non rinuncerei mai ad ascoltare il commento il lingua originale. Il suo personaggio poi è tale da essere sempre contenti quando, nei modi e con la frequenza giusta, addirittura lo si impegna nel ring. Come il mio buon amico Marco De Santis non rinuncerebbero mai ad un altro match di Hulk Hogan, come CDB se ne fregherebbe volentieri della parola data ad Undertaker e vorrebbe vedere ancora sul quadrato Shawn Michaels, e potrei continuare credo per chiunque altro. Forza Jerry dunque, hai ancora troppi incontri da commentare per tutti noi e Memphis non può certo andare avanti senza il suo cittadino più illustre!

Scritto da Giovanni Pantalone
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