GPOrder #102 – A Yes tribute

GPOrder #102 - A Yes tribute

Ho sperato fino all'ultimo che potesse trattarsi di una storyline, un modo geniale per avviare un suo prepotente e roboante ritorno sulla scena, magari con annesso match a Wrestlemania. Ho ipotizzato per tutta la serata scenari assolutamente immaginari, sognando ad esempio che il discorso del ritiro venisse interrotto da un paio di rintocchi di campane per dar vita al feud in grado di rilanciare Wrestlemania 32. Insomma ho semplicemente sperato da tifoso che non fosse vero, ma alla fine la realtà si è manifestata tanto puntuale quanto triste: Daniel Bryan ha annunciato effettivamente il suo ritiro, e la perdita per tutto il mondo del Wrestling è incalcolabile.


Da un punto di vista concreto e razionale dovrebbe paradossalmente essere una buona notizia: se un personaggio del suo calibro viene “costretto” a fermarsi definitivamente, vuol dire infatti che sono stati fatti dei passi avanti per la salute degli atleti, che gli stessi oggi sono più controllati e tutelati. Certamente per mero interesse, ed altrettanto certamente la strada in tal senso è ancora enormemente lunga e tortuosa, ad esempio dovrebbe passare per una riduzione degli impegni e maggiore attenzione a sostanze varie, ma è innegabile che un passo in avanti sia certamente meglio che niente. Impossibile, però, che questi discorsi possano far breccia nella mente di un tifoso come il sottoscritto, prendendo il sopravvento rispetto alla enorme tristezza derivata da questo annuncio.

Una tristezza motivata essenzialmente da una considerazione fondamentale: nessun atleta negli ultimi anni è riuscito a raggiungere una popolarità così consistente e duratura come quella di Bryan, nessuno. Purtroppo questi guai fisici ci impediranno di poterlo dire da un punto di vista della carriera, ma dal punto di vista dell'appeal con il pubblico esistono appena tre atleti che hanno saputo garantire per così tanto tempo una popolarità così elevata, e sono Hulk Hogan, Steve Austin e The Rock, scusate se è poco. Altri hanno avuto dei picchi altrettanto forti, atleti anche più recenti come CM Punk, Eddie Guerrero e John Cena, ma nessuno di questi ha saputo garantire la stessa continuità, un affetto duraturo a prova di periodo, storyline o avversario.

Daniel Bryan, inoltre, passerà alla storia come il primo e forse unico caso della storia di un atleta che ha raggiunto il successo senza avere alle spalle una concreta programmazione della dirigenza. Chiaramente nessuno arriva al top senza avere delle qualità per riuscirci, ma è altrettanto vero che una volta notate le suddette qualità c'è bisogno dell'adeguata costruzione, alias di una dirigenza che riconosca delle potenzialità e le sfrutti con un piano creativo e delle storyline vincenti, come è accaduto per i tre grandi nomi fatti in precedenza. Bryan tutto questo se lo è invece costruito da solo, dalla nascita dello yes movement nel 2012 fino alla conquista della vetta nel 2014. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di essere a Miami per Wrestlemania 28, quando sostanzialmente è nato tutto; spontaneamente, senza il minimo supporto della dirigenza che anzi riservò per lui un entusiasmante (si fa per dire..) match di pochi secondi contro Sheamus, eppure la forza impetuosa del tifo per lui travolse tutto e tutti. Cori “Yes, Yes!” per le strade di Miami, cori ad Axxess, cori alla Hall of Fame, cori prima, durante e dopo Wrestlemania, cori a Raw. Inarrestabile, tanto da portare nel corso di Raw John Cena a rilanciare i suddetti cori e soprattutto, al termine dello show, costringere la dirigenza ad una prima “concessione” inaspettata, ovvero chiudere la serata di Raw al termine delle riprese televisive con un improvvisato promo dello stesso Bryan. Fu il primo mattoncino di una storia che abbiamo potuto vivere ed apprezzare settimana dopo settimana.

Senza dilungarsi troppo in una storia che ben conosciamo, questo legame unico ed indissolubile con i tifosi ha portato due anni dopo ad un altro evento unico ed irripetibile: un'onda d'urto capace di frantumare dei piani già scritti e scriverne di nuovi. Tutti sappiamo (a differenza della patetica sceneggiata con il Roman Reigns di oggi) che quello che sentivamo nella storyline, il B+ player, l'uomo troppo piccolo e leggero per arrivare al top, fossero tutt'altro che concetti detti solo perché previsti da un copione, bensì la pura e semplice verità, una granitica convinzione del boss e dei suoi adepti che prevedeva un trionfo a Wrestlemania per il ben più grosso guardiano della galassia Batista. Ecco da dove il paragone per popolarità (ed ahimè solo per quella) rispetto ai tre grandissimi di cui sopra poggia le sue fondamenta: Bryan ed i tifosi sono riusciti insieme a spazzare via tutto ciò, a costringere perfino un inguaribile testardo come Vince McMahon a riconoscere la situazione, rendersi conto di cosa c'era da fare e semplicemente farlo. Detto e fatto, Daniel Bryan lotta e vince due volte a Wrestlemania, conquista il titolo del mondo e rende la trentesima edizione dello show più importante dell'anno tra quelle più belle di sempre, di sicuro tra le primissime, se non la prima, per partecipazione attiva del pubblico. Non riuscirò mai a dimenticare quella sera a New Orleans, è stato il regalo migliore che il Wrestling potesse fare ad un suo appassionato con ormai oltre 25 anni di militanza. Non basterà certo a descrivere quei momenti, ma quantomeno questo video potrà fornirvi una minima idea…

https://www.youtube.com/v/yOqR8xsWTpU

Ecco perché il ritiro di Daniel Bryan non può essere, almeno per me, una notizia come un'altra. Perché pochi altri, forse nessuno, sono riusciti ad emozionarmi in assoluto, certamente più di tutti negli ultimi anni. E' esclusivamente grazie a lui che può ancora resistere nella mia mente l'idea che potranno esistere anche in futuro quei grandi personaggi capaci di regalare gli stimoli giusti per continuare a seguire il Wrestling, anche se in un altro contesto ed anche se gran parte del tempo lo dovranno passare ai margini del John Cena o del Roman Reigns di turno. E' grazie a lui che conservo ricordi indelebili non di una, ma ben due edizioni di Wrestlemania viste dal vivo, seppur per modalità completamente diverse. E' grazie a lui se alla veneranda età del sottoscritto sono stato ancora capace di saltare dalla sedia per una puntata di Raw, ed è ancora grazie a lui che ho visto nella Royal Rumble del 2015 la più grande e comprensibile reazione del pubblico ad uno dei più grossi obbrobri creativi della storia della WWE. Hai fatto la scelta giusta Daniel, ma ci mancherai, e non poco.

Scritto da Giovanni Pantalone
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