Opportunità – 5 Star Frog Splash #208

Da asso pigliatutto a tana libera tutti. Certo che questi ultimi tre anni devono aver fatto parecchio male alla WWE (o al cervello di Vince McMahon) per decidere di operare un cambio di rotta così netto. Era il 2018 quando la WWE iniziò a rendersi conto che forse un accenno di concorrenza stava iniziando a palesarsi all’orizzonte, inducendo la compagnia a fare man bassa di qualunque talento delle indies avesse l’opportunità di accaparrarsi. Era una compagnia che non aveva ancora alcun accordo con FOX, una compagnia con molti milioni di dollari in meno nelle tasche rispetto ad ora.
Nel 2021 la WWE è una compagnia molto più ricca e florida, forse più di quanto lo sia mai stata, ma che nonostante tutto licenzia 110 wrestler in 16 mesi (senza contare i produttori, i road agent, gli amministrativi e gli interi settori smantellati). Poco importa che ci sia una pandemia in atto e che questa sia stata un’altra enorme ragione di risparmio, nonostante tutto, visto che non il non dover più viaggiare per tutta l’America a ogni show ha contribuito a tagliare i costi. La cosa divertente è che ora la WWE una compagnia concorrente ce l’ha davvero, checché ne dica Vince McMahon, contrariamente a tre anni fa.
NXT ha “fallito”
Che NXT sia un completo fallimento nella testa del chairman della WWE è più che chiaro. Un progetto in perdita fin dall’inizio, sul quale Vince McMahon non ha mai puntato alcunché. D’altronde cosa importa che dalle origini del suo nuovo ciclo fino a quando il main roster non ha iniziato a spargervi il suo veleno NXT sia stato un prodotto di qualità? Un prodotto che divertiva guardare, probabilmente lo show migliore mai uscito da Stamford negli ultimi dieci anni? E che mentre il tuo roster era in ostaggio in Arabia Saudita ha dato nuova linfa ai tuoi show mettendo su la migliore edizione di Survivor Series degli ultimi dieci anni?
NXT ha fallito, certo. Ha fallito perché non è riuscito a tener testa alla AEW nella “Wednesday Night War” partita nella testa di Vince McMahon da quando la AEW ha debuttato su TNT con Dynamite. Come se l’unico metro di giudizio siano i ratings, nel 2021, con i mille miliardi di modi legali e illegali di guardare gli show. E come se NXT non dovesse partire con un handicap ogni settimana considerando che la puntata settimanale dello show giallo andava in onda live il mercoledì sera per poi essere caricata sul Network due giorni dopo. E allora via, tagliamo tutto, si torna alle origini.
Sarebbe così male un ritorno alle origini?
Domanda da un milione di dollari. L’NXT attuale è condannato dagli ultimi mesi di gestione allucinante: poche top star e anche le poche che sono rimaste saranno presto condannate al limbo infernale del main roster (vedi Karrion Kross che si sono premurati ben bene di distruggere nel giorno dell’esordio del main roster, nonostante fosse un NXT Champion ancora imbattuto fino ad allora). Se la mentalità con il quale la WWE intende ristrutturare NXT è la stessa di adesso, direi che è un progetto fallito in partenza. Discorso diverso se la WWE volesse davvero impegnarsi per riportare NXT al suo stato iniziale di “settore di sviluppo”.
Sono mesi che ne parliamo al The Whole Damn Show: NXT in questo stato ibrido di settore di sviluppo/brand a parte non andava più bene. Occorre scegliere cosa essere e a quanto pare la WWE ha scelto. Anche se le direttive tragicomiche venute fuori negli ultimi giorni (no ai “midget”, no ai 30enni che cominciano a NXT – e mi chiedo allora con quali intenzioni stiano facendo la corte ad Adam Cole per fargli rinnovare il contratto con la prospettiva di portarlo su, forse per farlo jobbare a Baron Corbin nel giorno 1) fanno letteralmente accapponare la pelle.
Un’opportunità per la AEW
Ma come se la passa la AEW, la diretta responsabile del “fallimento” di NXT? Bene, non particolarmente bene dato che a mio parere la qualità degli show è scesa un po’ negli ultimi mesi, ma se la cava. E soprattutto, se tutte le voci di corridoio venute fuori nelle ultime settimane fossero vere, avrebbe un’enorme opportunità. CM Punk e Daniel Bryan non sono due nomi di secondo piano: sono due garanzie di qualità. Sono due nomi che possono farti fare il salto di qualità sotto mille punti di vista, soprattutto quando hai un secondo show al debutto tra meno di 48 ore.
Innanzitutto perché per essere stati (apparentemente) messi sotto contratto dalla AEW, quello che hanno sentito da Tony Khan deve essergli piaciuto molto. In secundis perché possono portare quel bagaglio di esperienza dal punto di vista creativo di cui la AEW ha un bisogno folle. Tony Khan è un fan di wrestling e la cosa è evidente, ma non ha esperienza. Meglio i vari membri dell’Elite da quel punto di vista, che però hanno evidenziato enormi limiti di booking in come siano riusciti a fare praticamente piazza pulita nelle rispettive divisioni di appartenenza, mentre Cody sembra quasi un ente astratto da Dynamite quando vi appare. Punk e Bryan possono dare quel quid di cui la AEW ha bisogno, sia nel ruolo di wrestler sia dietro le quinte quando avranno finito.
Cautela e attenzione
Certo è che la AEW deve sfruttare quest’opportunità con estrema attenzione. Per farlo deve innanzitutto ricordarsi le sue origini, il suo fare appello a quella parte di pubblico stanca di come la WWE gestisca i suoi talenti. E dunque non deve prendere CM Punk e Daniel Bryan per farli diventare immediatamente campioni, perché non è quella la strada da percorrere. Deve prenderli con lo scopo principale di elevare i propri talenti, perché Punk a ottobre farà 43 anni e Bryan ne ha 40, ergo non hanno più molti anni di carriera davanti a loro. Poi un regno titolato può anche starci lungo la strada, ma sempre tenendo lo scopo principale bene a mente.
Ritardare il momento di Hangman Page, ad esempio, non può e non deve essere una cosa da prendere in considerazione. Page DEVE diventare campione e DEVE farlo battendo Omega. Ora, o comunque a stretto giro. Perché ritardare il momento o far battere Omega da qualcun altro non farà altro che diminuire la portata – o annullarla del tutto – della sua vittoria finale. Lo stesso discorso vale per gli altri wrestler che la AEW sta preparando per il futuro: MJF, Jungle Boy, Sammy Guevara, Orange Cassidy. Il lavoro su di loro deve proseguire. Non farlo e farli svanire in una massa di wrestler ex WWE sarebbe il più grosso fallimento della AEW, pari a quello della TNA dei bei tempi.