5 Star Frog Splash #231 – L’anomalia McIntyre

5 Star Frog Splash

La divisione tra face e heel, da sempre parte integrante del pro wrestling, è sempre stata un elemento in evoluzione nel corso delle ere, delle compagnie, del mondo esterno. Negli Stati Uniti, nell’era delle compagnie regionali il confine tra face e heel era molto facile da riconoscere: i face si vestivano di bianco e gli heel di nero. Poi le compagnie regionali si evolverono, nacquero la WWF/E e la WCW e nell’era di maggior prestigio di queste due compagnie, l’Attitude Era, il confine si fece molto più labile. Due nomi su tutti, The Rock e Stone Cold Steve Austin resero molto più difficile settare dei canoni netti per face e heel.


E arriviamo alla WWE moderna, dove siamo tornati invece ad avere una distinzione netta tra personaggi face e heel. Il face è stupido, non ha generalmente amici o se li ha sono probabilmente alcolizzati perché quando loro vengono picchiati sono sempre al bar. L’heel è furbo, vince i match costantemente con l’imbroglio perché ha cinquanta persone che interferiscono e vince il 99% dei segmenti on screen. Paradigmi diversi rispetto al passato ma che ci volete fare, è il segno dei tempi che passano e si evolvono.

Scherzi a parte, la caratterizzazione di heel e face in WWE segue un sistema strettamente binario al giorno d’oggi ed è praticamente impossibile scambiare l’uno per l’altro. Tuttavia, nelle ultime settimane si è sviluppata un’anomalia in quel della WWE. Un personaggio che sembra opporsi a questa rigida caratterizzazione e che per questo non può che destare curiosità. Sto parlando ovviamente di Drew McIntyre e del suo recente cambio di atteggiamento che lo rende un po’ una mosca bianca in una WWE che sembra saper vivere solo di estremismi.

Drew McIntyre è ancora un babyface, come d’altronde lo è stato negli ultimi quattro anni della sua carriera. Si oppone agli heel, ha il supporto del pubblico e non ha cambiato praticamente nulla del suo personaggio. Quello che è cambiato è il suo rapporto con gli altri babyface, o meglio con la sua concezione dell’essere un babyface. McIntyre ha smesso di intervenire in favore di altri face, ha smesso di essere gentile a tutti i costi, ha smesso di stare dietro quella paratia “buonista” che vede tutti i babyface essere amici gli uni degli altri ma non esserci mai quando gli altri hanno bisogno di aiuto.

Cambiamento epocale? No, affatto. Personaggio originale? Ma manco per idea. Eppure il grigio è una ventata d’aria fresca in una compagnia dove ci sono solo bianco e nero. Specie perché il grigio ha milioni di tonalità diverse e questa è una tonalità molto appetibile per diversi motivi. In primis per il protagonista: Drew McIntyre. Potrei scrivere un editoriale intero (e l’ho fatto negli anni scorsi) parlando di come lo scozzese sia completamente sprecato dalla WWE. Un campione semi-perfetto che ha trascinato la WWE nel periodo difficilissimo della pandemia, sacrificato sull’altare dell’ultraquarantenne Bobby Lashley, salvo poi essere dimenticato e ritirato fuori solo per farlo perdere “in casa” da Roman Reigns (che non lo meritava assolutamente, ma anche qui ne abbiamo già parlato abbondantemente).

Rivederlo nel giro che conta fa bene. Fa bene a noi fan, che riguadagniamo uno dei migliori performer degli ultimi anni finalmente impegnato in un palcoscenico che conta qualcosa. Fa bene al World Heavyweight Championship, che finalmente ha uno sfidante di valore dopo una serie di +1 e/o sfidanti improbabili senza alcuna chance di strappare il titolo a Seth Rollins. Fa bene allo stesso Rollins, molto più sul pezzo e in palla in questo feud. E fa bene alla WWE, che porta al come sempre deficitario Crown Jewel almeno un match che possa destare interesse e curiosità.

Aspettative per il futuro? Sarebbe folle averne con la WWE, che vuole sempre tutto e subito e che tende a rovinare tutto anche quando si imbatte in storie che necessiterebbero di un ampio respiro. Ma ovviamente siamo fan di wrestling e la speranza è l’ultima a morire, quindi speriamo che questo momento di McIntyre continui il più possibile. Più che altro spero che lo scozzese non venga rispedito “nei ranghi” così presto, tornando a essere il face fesso o l’heel codardo che sono le due categorie di wrestler che più piacciono alla compagnia di Stamford.

Tenerlo lì in mezzo, nell’incertezza, è la cosa migliore che la WWE possa fare al momento. Prima di tutto perché, come detto, è una situazione che causa curiosità. In secundis perché io credo che il World Heavyweight Championship abbia bisogno di un cambio di direzione. Purtroppo l’averlo introdotto platealmente come un titolo di serie B, appaiato all’aver proposto solo sfidanti non all’altezza, ha chiaramente messo un tetto al valore a cui il titolo possa aspirare al momento. Toglierlo a Rollins – chiaramente incolpevole di questa situazione – è l’unico modo di cambiare la situazione. E McIntyre potrebbe essere l’uomo giusto per quest’incarico.

Solo non a Crown Jewel, che è chiaramente un PPV sul quale la WWE non punta affatto, considerato il tenore dei match proposti. Se fossi nel team creativo WWE punterei al non-finale per Crown Jewel e posticiperei la situazione a Survivor Series, così da avere qualche altra settimana di questo McIntyre ambiguo e anche più tempo per trovare una direzione che sia congeniale allo scozzese e anche al titolo. Scelgo di avere fiducia ancora una volta, consapevole che la possibilità di essere deluso “is over 9000!”. Ma sia mai che riescano a trovare la quadratura di un cerchio da loro stessi tracciato, per una volta.

Lorenzo Pierleoni
Lorenzo Pierleonihttps://www.tuttowrestling.com/
Dicono che sia il vicedirettore di Tuttowrestling.com ma non ci crede tanto nemmeno lui, figuriamoci gli altri. Scrive da otto anni il 5 Star Frog Splash, per un totale di oltre 200 numeri. Cosa gli abbiano fatto di male gli utenti di TW per punirli così è ancora ignoto. A marzo 2020 si ritrova senza niente da fare, inizia un podcast e lo chiama The Whole Damn Show. Così, de botto, senza senso.
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