Game-changer – 5 Star Frog Splash #209

AEW All Out 2021 è l’evento di wrestling più importante degli ultimi dieci anni. Già sento i mark della WWE/gli hater della AEW ridere e farsi beffe di me. Non temete, anche io rido di voi quando per portare avanti le vostre “guerre” inutili, presenti solo nella vostra testa e in quella di Vince McMahon, ignorate quotidianamente il fatto che ora ci sia una compagnia in più che propone un buon prodotto, che dà lavoro a una moltitudine di wrestler che meritano visibilità e che è responsabile per il ritorno al wrestling di Edge (che aveva avvisato la WWE che se non l’avesse fatto lottare sarebbe andato “di là”), di Christian e di CM Punk. Scusate la premessa necessaria, ma era importante farla altrimenti si sarebbe perso il senso del discorso. Ricominciamo.
L’evento di wrestling più importante degli ultimi dieci anni
Lo dico e lo ripeto. AEW All Out 2021 è l’evento di wrestling più importante degli ultimi dieci anni. E le ragioni sono molteplici, ma ne ho individuata una che forse è passata sotto traccia e che merita di essere evidenziata. Andiamo con ordine, però. Prima di tutto, tutti i match di All Out hanno contato qualcosa. Anche Paul Wight vs QT Marshall? Sì, perché quei quattro minuti di chop sono serviti a rifiatare in mezzo a tre main event match dalle emozioni e dai contenuti notevolissimi. Anche la Casino Battle Royal? Sì, perché Ruby Ruby Ruby Ruby Soho.
“E sì ma le scelte di booking, gli arbitri, bla bla bla”. Non importa. Se vogliamo fare l’analisi tecnica del PPV, anche io non sono d’accordo con alcune scelte di booking, Kingston vs Miro e Jericho vs MJF su tutte. Ma se una cosa è fatta col cuore, un errore ci sta. E soprattutto, dopo un evento di questa portata, non siamo qui per fare l’analisi tecnica. Siamo qui per le emozioni. Forse lo abbiamo dimenticato seguendo solo la WWE, ma il wrestling è quello. Storie, emozioni, brividi, lacrime. L’unico evento paragonabile negli ultimi dieci anni è Daniel Bryan (sic) a Wrestlemania XXX. E in misura molto minore, la rinascita di Drew McIntyre. Sarei un ipocrita a dire “tutto il resto è noia”… ma quasi.
The Memories Remain
Basta il segmento finale per rendere All Out un PPV memorabile. Se la AEW sarà ancora qui tra dieci o vent’anni (e me lo auguro moltissimo) se ne parlerà ancora di quel segmento. Ma vogliamo parlare di Minoru Suzuki? Sono un ignorantissimo di NJPW, non seguendola, eppure quel segmento l’ho sentito anche io. Vogliamo parlare di un Cage match che, nonostante tutte le critiche che si possano fare (e ne ho fatte) alla gestione degli Young Bucks, si incasella immediatamente tra i candidati a match of the year? Vogliamo parlare di Chris Jericho vs MJF che, nonostante un finale dubbio, ha raccontato una storia bellissima? Vogliamo parlare di CM Punk che torna a lottare dopo sette anni e mezzo e per divertirsi un po’ insieme a Darby Allin mette su un match tributo a Bret Hart vs 1-2-3 Kid del 1994?
E poi appunto, c’è il segmento finale. Un segmento finale che fa immeritatamente sparire il precedente match tra Kenny Omega e Christian Cage. Niente di indimenticabile, certo, ma nemmeno un match da tralasciare così facilmente. Eppure il segmento finale annienta tutto il resto. Debutta Adam Cole, che riceve un boato da Chicago e poi rimette tutte le tessere del puzzle al posto giusto con un semplice Superkick a Jungle Boy. Debutta Daniel Bryan. Pardon, Bryan Danielson. E anche lì, le tessere del puzzle finiscono velocemente al loro posto. Qualcosa di così perfetto che sarà veramente difficile dimenticarlo, anche da qui a parecchi anni.
The most important thing
Sapete qual è la cosa più godibile di tutte, almeno per quanto riguarda me? Vederli tutti divertirsi un mondo. Punk, Cole, Bryan. Cole e Bryan sono appena arrivati e sembrano già felicissimi di essere in AEW. CM Punk, da quando ha debuttato, è apparso in ogni singola puntata di Dynamite e Rampage. E in ogni singola puntata di Dynamite e Rampage sembrava, come ha detto lui stesso, un bambino il giorno di Natale. È felice di essere qui, di essere tornato al wrestling, il suo primo amore. Con buona pace di tutti quelli che ancora non gli perdonano le frasi dette negli ultimi anni post abbandono della WWE, che probabilmente non sono mai stati innamorati nemmeno una volta in vita loro e non capiscono che a volte si dicono cose che non si pensano, semplicemente perché si è delusi. E ci si sente soli, abbandonati, si sente di aver fallito. Quando si ritrova il primo amore, però, le cose cambiano sensibilmente. Auguro a Punk di continuare a divertirsi così per tutta la sua permanenza in AEW.
In apertura parlavo di una cosa importante che ci ha lasciato All Out e che è passata sotto traccia, che merita di essere evidenziata. Mi ci ha fatto pensare l’altra sera Salvatore Torrisi, mentre eravamo entrambi ospiti a All About Elite su Open Wrestling TV. Mick Foley ha rimarcato il concetto in uno dei suoi post Facebook che non vanno mai presi alla leggera. Adam Cole e Bryan Danielson hanno SCELTO di essere in AEW. Messi di fronte a una scelta, rinnovare con la WWE o andare in AEW, hanno scelto la seconda. E la ragione è una sola: che volevano fare wrestling.
Just enjoy wrestling
Molti si indignano quando i wrestler ex WWE vanno altrove e dichiarano questa cosa. Come se fosse un peccato mortale volersi divertire e lottare bei match finché ce la si fa fisicamente. Quando poi è la WWE la prima a bandire la parola wrestling, perché secondo lei fa “sports-entertainment”. E i wrestler non hanno il permesso di definirsi dei wrestler, a parte quei promo in cui ci vuole il cheap pop da parte del pubblico e allora dai, menzioniamo questa parolaccia.
La verità è che è stupido dire che la WWE fallirà, o che la AEW a breve supererà la WWE. È stupido vedere uno dei wrestler più importanti dell’ultimo decennio arrivare in AEW e preoccuparsi solo dei ratings, perché basare tutto sui ratings nell’Anno Domini 2021 è folle e fa anche un po’ ridere. La verità è che ora abbiamo due compagnie diverse. Una fa sports-entertainment, e tornerà a farlo nel senso più stretto del termine considerando il triste funerale che stanno riservando a NXT, l’altra fa wrestling. Di Monday Night War ce n’è stata una sola: WWE e AEW sono qui per restare e la storia non finirà con una compagnia che compra l’altra. Godetevele entrambe. O solo una, se l’altra non vi piace. Ma smettetela di fare paragoni, di inscenare guerre immaginarie e di perdere tempo in fesserie. Semplicemente, godetevi il momento.