AEW Planet #82 – Continuità e Pillars

AEW Planet

Il weekend segnerà l’inizio di una nuova era per la AEW. Aprirà i battenti Collision, arriverà CM Punk a togliersi i sassolini dalle scarpe, avremo due main show, la cui formula è ancora tutta da scoprire. Ma sono già annunciati diversi ritorni, da Miro ad Andrade, che fanno seguito a quello di Eddie Kingston avvenuto nella notte a Dynamite. Puntata peraltro molto valida dall’apertura alla chiusura del sipario. Ma che paradossalmente va in continuità con la discontinuità degli ultimi periodi, causata dall’eccesso di occasioni speciali da soddisfare.


Lo dicevamo anche il mese scorso, Double or Nothing è arrivato quasi per caso, quasi per disturbare. In mezzo a una serie di elefanti troppo grandi per poterli nascondere in una cristalleria. C’è Collision da lanciare, Forbidden Door da costruire, All In da tenere costantemente in caldo per non perdere grip su un qualcosa di magnifico. E nonostante le premesse, abbiamo visto un 4 Way Match davvero ottimo, un Anarchy in the Arena con annesso turn di Takeshita a 5 stelle scala Meltzer e ora ci lustriamo occhi e orecchie per Adam Cole contro MJF.

E i Pillars? Già finito? Insomma, era tutto qui? Allin, che difendeva il suo diritto di sentirsi a casa in AEW, al punto da volerne diventare icona. Perry, che sulle sue spalle portava i valori di chi ha sputato sangue dal giorno uno in qualsiasi parte della card aspettando la sua occasione. Guevara, dalla povertà e dai lavori occasionali alla chance della vita. Un build up pedissequo ma riuscito, che ha visto nel campione MJF un magistrale direttore d’orchestra. Palesemente su un altro livello. Ma se c’era una cosa che questo 4 Way doveva lasciarci era proprio un po’ di continuità per gli sconfitti. Detto che il campione ha una stella talmente splendente che non gli servono orpelli di sorta, agli altri invece serviva proseguire su quella strada.

E invece tutti si sono immediatamente dimenticati del motivo per cui lottavano. La cintura, e guardando oltre, ciò che essa rappresenta, la sua anima. Diventare simbolo della federazione che, loro, amano davvero. Non come quell’altro che flirta da un annetto con “l’altra compagnia”. E invece Perry è finito con HOOK a menar le mani con… non mi viene nemmeno in mente. Google, aiutami. Dralistico e Preston Vance. Ah. Segno. Dunque, taccuino, ecco fatto, là. Andrà contro SANADA a Forbidden Door in un match che sa di contentino per tutti, visto che i grossi calibri sono altrove e qualcuno lì si doveva pur mettere. Ma di hype, almeno a parer mio, non è che ce ne sia tantissimo, qui.

Guevara ha provato a crearsi una nuova via, prossimo di fiocco rosa. Ma anche qui, nel suo promo, praticamente nessun riferimento al campione. Nemmeno al match in cui lui è stato il migliore in campo, si direbbe calcisticamente. No, parla di ripartire, di cambiare qualcosa, di lasciarsi alle spalle il passato. Incarnato dalla figura di Chris Jericho. Un feud probabilmente necessario più per togliere a Guevara le catene dell’eterno “compagno di”, piuttosto che per elevarne lo status. Senza contare che Jericho viene da feud persi con praticamente chiunque di recente, con una stable che va inesorabilmente sgonfiandosi non solo come risultati, ma anche come concetto. Gli sports entertainer che hanno smesso di intrattenere, de facto.

Ultimo ma non ultimo Darby Allin, che ogni volta sale su e ogni volta finisce in mezzo a match a n uomini in cui il focus è sempre altrove e in cui chi la vince non è mai lui. Allin è la figura più equivoca. Troppo over e troppo caratterizzato a livello di moveset per poterlo turnare heel. Quindi impossibile da svincolare dalla presenza di Sting. Apparentemente impossibilitato a fare quel passo in più che gli manca. Tanto più che appunto, arriva e parla di altri, perché lui ha davvero poco che può dire in prima persona singolare. E anche nella costruzione di DoN, lui è stato il più flat a livello di motivazioni di settimana in settimana. Mentre Guevara cresceva al punto da riconquistarsi una grossa fetta di pubblico, Allin faceva nuovamente un passo indietro.

Beninteso, Cole e MJF sono partiti letteralmente alla grande, la mia non è certo una critica allo show in sé. Tuttavia, ai Pillars probabilmente serviva dell’altro, non un ritorno immantinente nel midcard, tutti insieme. Perché di questo stiamo parlando. Dal fallout di DoN potevano generarsi due faide distinte, in grado di mantenere impegnati tutti dando una continuità a tutto ciò che abbiamo visto e sentito prima dell’ultimo PPV. Si poteva dare agli sconfitti il modo di risplendere, creando anche una gerarchia tra i Pillar. Facendo magari turnare Jungle Boy, che non può non essere arrabbiato dopo la sconfitta nel 4 Way. Che non può e non deve fare a meno di chiedersi “ma ho fatto bene a non usare quella ca**o di cintura?”.

Turn magari su Allin, colpevole di aver interrotto il suo momentum nel PPV, mentre Guevara può affrontare MJF, magari perdendo, magari per colpa di Jericho e allora sì puoi pausarlo un attimo. Perché rendi palese che Jericho è il motivo per cui Guevara non ha vinto. Mentre così, come peraltro detto anche live in puntata, Jericho arriva senza essere stato mai nemmeno chiamato. Guevara ha portato avanti il suo business per l’obiettivo più alto che c’è. Perché ora dovrebbe tornare indietro?

In tutto questo, chiudo con una parentesi sul ciottolato di CM Punk. Ho sempre detestato i sampietrini, da milanese che ama la bici. E onestamente, non muoio dalla voglia di ascoltare cosa ci dirà il nativo di Chicago. La cui autoreferenzialità è da sempre nociva e tossica per tutti, a cominciare da lui stesso. Ecco, se di solito adoro vedere il wrestling parlare di se stesso e portare i panni sporchi della realtà dentro la finzione scenica del ring, con CM Punk ho la prospettiva opposta. Ha il suo show, può tornare senza impedimenti, avrà intorno i suoi amici e contro altrettanti. Si dedichi al wrestling, che di revanscismo ante litteram su fatti eminentemente ridicoli come quelli post All Out non abbiamo bisogno.

Ai posteri l’ardua sentenza. Nella vigilia di Collision e nell’altrettanto prossimale attesa di Forbidden Door, per questo Planet è tutto. A bientot!

Scritto da Andrea Samele
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