AEW Planet #48 – 2021 Awards

Ultimo numero dell’AEW Planet per il 2021, dedicato agli Awards, per ripercorrere un po’ insieme un anno a dir poco fondamentale per Tony Khan e compagni di merende. Abbiamo visto veramente tanta roba, in quel di Jacksonville, quest’anno. Le acquisizioni di Danielson e Cole, il ritorno di CM Punk, il regno titolato di Omega, le collaborazioni con Impact! e NJPW. Il 2021 ha rappresentato per la AEW una mano alzata in un panorama monopolistico, per dire ehi gente, ci siamo anche noi.
Sedersi al tavolo dei grandi, abbiamo detto a più riprese. Declinato sia a livello di incontri (nella top 10 dei match of the year più della metà sono targati AEW, nella mia personale classifica), sia a livello di grossi calibri e investimenti messi in campo. Bando ai preamboli, inforchiamo la stilografica e via con la carrellata di premi!
MALE WRESTLER OF THE YEAR: KENNY OMEGA
Il 2021 è stato l’anno del Belt Collector. Il leader dell’Elite ha impresso il suo marchio a fuoco sull’anno che è appena trascorso, dominando in AEW, nella fu TNA e in tripla A. Personaggio che a me non è andato troppo a genio, perché troppo caricaturale, ma quando c’è stato da menar le mani sul ring le prestazioni, come sempre, sono arrivate. Nonostante una condizione fisica alquanto precaria in termini di infortuni, che gli richiederà un periodo di stop che secondo me durerà oltre Revolution.
Omega è un vero e proprio mostro del quadrato, secondo me perfino sottovalutato dall’opinione del fan medio di wrestling. Si può discutere su quanto questa versione heel dell’Elite sia stata riuscita in termini di presa o simpatia. Ma il modo in cui hanno lavorato su ogni minimo dettaglio, dall’abbigliamento, alla varietà di oggetti contundenti, alle entrate è paradigmatico su quanta ricerca ci sia verso la soddisfazione degli spettatori in AEW.
Senza un heel della sua caratura, della sua storia e con le sue capacità , la Road to the Title di Adam Page non sarebbe stata altrettanto epica. E a proposito di…
FACE OF THE YEAR: HANGMAN ADAM PAGE
Anche qui, poco da discutere. La AEW ci ha saputo nuovamente far apprezzare il ruolo dei face nel wrestling, dopo anni in cui altri lidi ci hanno consegnato il classico “fesso che viene menato costantemente ma poi in PPV vince” o “Underdog che deve combattere contro tutto e tutti pur di arrivare al titolo”. Abbiamo visto crescere Hangman, dall’inizio, da quella timidezza ereditata dal suo passato, in cui era sempre in secondo piano rispetto ai compagni di stable.
L’abbiamo tifato quando insieme a Omega sfornò quella meraviglia di tag team match contro gli Young Bucks, lo abbiamo capito e compreso quando di fronte all’ex amico divenuto rivale, di fronte a colui che rappresentava lo scoglio per diventare grande, Hangman aveva paura. Timore di non farcela, di non essere ancora materiale da titolo, di non essere pronto per l’eroe dei due mondi, colui che anche in Giappone ha saputo vincere contro l’idolo locale Kazuchika Okada in autentiche battaglie.
L’abbiamo aspettato, quando dopo la sconfitta ci dicevamo ecco, All Out, tocca a Page. Non possono più procrastinare, è il suo momento. E invece la paternità , l’assenza, il ritorno. Il coraggio di chi ha raggiunto un traguardo che ha dato morale per arrivare ancora più in là . La forza, la baldanza. Lo scontro con Omega stavolta faccia a faccia, niente più sguardo basso, niente più ritrosia, niente più bisogno di stimoli che provengano da altri.
Siamo io e te, Kenny. Il momento è arrivato. Ragazzi, che dire. Fantastico. Così come il seguito, partito un po’ in sordina, ma quei 60 minuti di pareggio con Danielson, questo Danielson così violento e aggressivo… Ah, chissà cosa ci aspetta l’anno prossimo venturo.
HEEL OF THE YEAR: MJF
Per me, il miglior heel nel panorama mondiale. Una gimmick vivente che non puoi fare a meno di odiare. Un character che non è scrittura ma realtà . Quella faccia, quei modi, quel tono di voce. L’atteggiamento, le parole. La capacità di colpire che ha MJF è unica, ha avuto solo una fase di stanca perché non ha avuto nessuno in grado di elevarlo.
Ma quando è arrivato di fronte a lui CM Punk, abbiamo rivisto alla grandissima ciò che la faida con Jericho ci aveva fatto pregustare. Il tutto, fornendo comunque prestazioni sempre validissime sul ring. Sottovalutate, perché di MJF si diceva che ok, bravissimo al microfono, ma sul ring non è niente di che. Niente di più falso. Il match con Darby Allin è il suo punto più alto del 2021, un capolavoro di storytelling che ha mostrato una volta di più cosa possa essere MJF.
Un eccellente narratore, un regista che introduce una trama a parole per poi trasporla in fatti sul ring. Oro colato.
TAG TEAM OF THE YEAR: THE YOUNG BUCKS
Avrei voluto premiare gli FTR, lo dico subito. Perché gli ex Revival hanno avuto un’annata semplicemente strepitosa. Sono stati utilizzati ovunque, in qualsiasi ruolo, da enforcer a contender a campioni a parte di stable. Contro coppie o avversari con stili di combattimento molto diversi tra loro. Eppure sempre incontri ottimi. Ciò nonostante, se si guarda all’anno nella sua interezza, i Bucks vincono in volata.
La costanza dei fratelli Jackson nel proporsi ad alto livello non solo per il ruolo ma per le prestazioni è abbacinante. Ogni anno quando si va a votare il match of the year i Bucks ci sono. E al di là di quanto possono essere insopportabili da heel, in quel modo, ogni loro match in PPV ha una storia, contiene omaggi, riferimenti, citazioni. Vedere i Bucks lottare, al di là dei loro storici difetti nel selling, è un costante viaggio nella passione per il wrestling. Una scoperta continua, non sempre riuscita, ma che ha nella sua intenzione un fattore impossibile da non lodare.
E quel riconoscimento finale ad Adam Page nel momento della consacrazione è stato un capolavoro nella sua semplicità . Uno sguardo, un assenso silenzioso che ha detto tutto senza sillabare.
FEMALE WRESTLER OF THE YEAR: BRITT BAKER D.M.D.
Un po’ come già visto per Omega, anche la Baker ha egemonizzato in lungo e in largo nella divisione femminile AEW. Anche se qui possiamo parlare più di mancanza di alternative che di vero e proprio dominio incontrastato. La Baker è cresciuta esponenzialmente, è la versione femminile (e heel) di Adam Page, ovvero una costruzione lenta e metodica verso il titolo. E poi più niente. Laddove Page ha trovato Danielson, la Baker ha trovato il nulla.
Il 2022 probabilmente le porterà in dote Thunder Rosa, con cui riprendere il discorso lasciato in una scia di sangue in quel fantastico match di marzo. Incontro rivoluzionario, che ha portato nel mainstream il wrestling femminile a un livello di violenza e di odio inconsueto. E che ha rappresentato per la Baker l’ultimo step prima di interrompere il regno di Hikaru Shida. L’incontro che l’ha resa grande e consacrata agli occhi del pubblico che già la adorava.
BEST YOUNG TALENT: DANTE MARTIN
Qui il panorama è vasto, perché in casa All Elite di giovani ce ne sono tanti e pure buoni. Al contrario della WWE, infatti, in cui il vecchiume a torto o a ragione è ancora preponderante, la AEW ci ha saputo mostrare degli under 30 già affermati, su cui la compagnia ha investito già dagli anni scorsi (i Pillars), e giovani di non belle, ma bellissime speranze.
Hook ha debuttato alla grande, Riho è stata la prima campionessa femminile, Guevara è l’attuale TNT Champion, Statlander, Conti, Starks, Anna Jay e i Private Party sono regolarmente presenti negli show. Ma quello che più mi ha impressionato è Dante Martin, che ha già conquistato il pubblico, non solo per le innegabili qualità sul ring, ma anche per la capacità , in costante miglioramento, di calarsi nelle storie in cui viene inserito. C’è tanto ancora da lavorare, ma il materiale è ottimo.
MOMENT OF THE YEAR: IL RITORNO DI CM PUNK
C’è chi dirà sì, però All Out… Cole, Danielson. Sì, avete ragione anche voi. Ma per quello che ha rappresentato Punk, per quanto è pesata la sua assenza, per quanto si è sentita, il momento del 2021 probabilmente esteso a tutto il wrestling è questo. Sia per il personaggio, sia per come è stato gestito. L’AEW ha fatto anche delle cose ampiamente discutibili, per non dire orribili. Il finale di Revolution è stato un flop come idea oltre che come “esplosione”. Cody Rhodes è un disastro narrativo. Arbitri, inquadrature, alcune gestioni di performer ignorati.
Insomma, ci sono state cose rivedibili, però diamo a Cesare quel che è di Cesare. Il debutto di Punk ha rasentato la perfezione. In termini di produzione, di posizione nella card, di “dico/non dico” nelle settimane precedenti. Senza dimenticare quel maledetto sorriso. Quella felicità , quell’immediata connessione con il pubblico e con me che guardavo di notte, con gli occhi lucidi per il sonno. Non ho pianto, giuro. Non mi è entrato qualcosa nell’occhio.
L’AEW con Punk e poi con Danielson, Cole e includerei anche Minoru Suzuki ha dato al pubblico ciò che il pubblico ama. Quelle urla, quei cori sono qualcosa di indimenticabile.
MATCH OF THE YEAR: KENNY OMEGA vs HANGMAN ADAM PAGE
E chiudiamo con una scelta difficile, anzi difficilissima. Perché quest’anno ci ha regalato autentiche perle in casa AEW. Abbiamo visto uno Steel Cage semplicemente fantastico tra Young Bucks e Lucha Brothers, Bryan Danielson ha spiegato wrestling in lungo e in largo. Full Gear annovera nella card almeno 4 match che sarebbero da vedere e rivedere, con MJF vs Allin piacevole, piacevolissima ed enorme sorpresa. E Thunder Rosa vs Britt Baker ha già meritato menzione qualche riga più su.
Ma a parer mio, a (quasi) parità di lottato, il match con più significato è per distacco lo scontro finale tra Page e Omega. Probabilmente non il miglior incontro di Page (quello con Danielson, per esempio, è tecnicamente migliore), sicuramente non il migliore combattuto da Omega. Però rappresenta una prova di maturità superata a pieni voti per la All Elite. Il punto finale, esclamativo senza timore di smentita, al feud per eccellenza, in cui il babyface che hai costruito per due anni interi, alla fine sconfigge il monster heel che ha tenuto in scacco la federazione con i suoi sgherri.
Questo è stato l’anno AEW visto dagli occhi del sottoscritto. Ringrazio chi mi ha seguito in questa rubrica per tutto il mio primo anno solare in Tuttowrestling e ci vediamo nel 2022!