AEW Planet #45 – Diventare grandi

Diventare grandi. Ci eravamo lasciati nell’ultimo Planet con l’arrivo di CM Punk e probabilmente non basterebbero tre o quattro editoriali per descrivere cos’è stata la Summer of AEW. Però possiamo agilmente sintetizzarla con l’immagine di un bambino che inizia a camminare. Perché vuole diventare grande.
La dichiarazione di intenti in casa Jacksonville, con gli innesti di Bryan Danielson e Adam Cole a catturare i maggiori titoli. Ma senza dimenticare Ruby Soho, un ritrovato Kenny Omega, il rientrante Cody Rhodes, CM Punk, una forbidden door sempre più aperta. E last but not least una ventata di freschezza per le zone titolate. Collimata con la vittoria del titolo TNT ad opera di Sammy Guevara, un prodotto AEW. Ma andiamo con ordine.
ALL OUT: L’APOTEOSI DEL WRESTLING
All Out è stato un PPV for the ages, un qualcosa di emozionalmente incredibile. Chi come me ha fatto nottata per vedere queste 4 ore di grande wrestling spero abbia pensato, al di là di tutto, una cosa innanzitutto. Che meravigliosa notte, per essere amanti del wrestling. Perché questo è stato All Out, una grande dichiarazione d’amore. Un inno alla gioia per chi perde il sonno pur di guardare cosa succede su un ring.
Match dopo match, non c’è mai stato un momento negativo. Andando a passare al microscopio ogni fase del PPV sicuramente ci sono cose su cui possiamo discutere, ma di fronte a questa perla storica fare i pignoli con la matita rossa è fuori luogo. Abbiamo avuto quello che a oggi è il favorito per il Match of the Year, Young Bucks vs Lucha Brothers in uno Steel Cage Match pazzesco.
Un concentrato di azione non stop sul quadrato, condita anche dallo storytelling in famiglia con il fratello maggiore Penta che vuole proteggere Rey Fenix. E quest’ultimo che vuole farsi valere come ultimo ad arrendersi. E i Jackson a sciorinare tutto il loro repertorio che spesso viene sottovalutato, quando – purtroppo – il loro dover essere personaggi diventa antipaticamente preminente.
Abbiamo inoltre visto Jericho difendere la sua carriera contro MJF in un match non indimenticabile ma che ha segnato il culmine di una rivalità epica. E poi Miro mantenere la cintura TNT contro Kingston, Britt Baker sudare sette camicie contro Statlander, una battle royal femminile meno peggio di quello che poteva essere. CM Punk, un pelo arrugginito, è stato aiutato da un ottimo Darby Allin nel suo nuovo debutto nel pro wrestling e Kenny Omega ha chiuso i conti con Christian Cage.
Al termine di quello che per me è stato un fantastico incontro, condito da storytelling, intensità , azione in ring ed extra ring, è andato in scena il segmento conclusivo. Un tracotante Kenny Omega, microfono alla mano, schernisce ogni suo avversario, affermando che nessuno può batterlo, perché sono tutti ritirati, altrove oppure già morti. Lights out. Tutto nero. Parte una entry music, ma no. Non è Bryan Danielson.
ADAM COLE, BAY BAY! Arriva Cole, a sorpresa e con l’ovazione di un pubblico incredibile. Sale sul ring, finge di voler andare faccia a faccia con Omega, ma poi superkick a Jungle Boy e grandi abbracci con l’Elite. Ma prima della buonanotte, la brutta sorpresa per la fazione degli EVPs: risuona la Cavalcata delle Valchirie. It’s him. Danielson, Bryan. Su un ring AEW in cui ci sono Omega, Cole, i Bucks, Christian Cage. Uno star power pazzesco. Pubblico in visibilio, Buisaku Knee su Nick Jackson. Si scrive la storia, letteralmente.
GRAND SLAM
Storia che è proseguita anche a Dynamite Grand Slam, un altro show solidissimo che si inserisce come punto esclamativo in un settembre ottimo per la AEW. Omega vs Danielson è uno di quei match che chiunque dovrebbe vedere per capire cos’è il pro wrestling. Tensione, urgenza, violenza, tecnica, sottomissioni, mosse dalle corde, power moves. Il tutto senza che siano state spawnate a destra e a manca le finisher.
La One Winged Angel non è stata usata, rimane intonsa in attesa di capire chi sarà colui che spezzerà l’egemonia del Cleaner. Danielson ha fatto vedere a tutti cosa significa avere un’esperienza cross tra pro wrestling e sports entertainment. A questo, i giovani devono guardare, devono capire come creare interesse e in questo mi sembra che Jungle Boy stia crescendo parecchio. E la faida in the making con Adam Cole non può che fargli bene.
Un Cole che è super over con il pubblico nonostante l’attitude da heel mai nascosta sin dal debutto. E in questo apprezzo notevolmente il fatto che la AEW non vada a cercare cori forzati in base alla definizione di un personaggio. Anche gli heel possono essere tifati, in barba alle sacre regole del wrestling-entertainment. Il tutto in nome di un realismo sempre crescente per cui si nota in maniera evidente chi è in bolla perché mette in campo le proprie abilità e competenze e chi invece è in un limbo personale, oltre che creativo (Andrade, Brian Cage).
Anche la divisione femminile sta lentamente risalendo la china. E in tal senso, chi parlava di scarto in relazione a Ruby Soho ha ora la prova provata di quanto un innesto giusto al tempo giusto possa essere importante. Per quanto fosse over Britt Baker D-M-D-, predicare nel deserto non aiuta nemmeno un campione, che ha bisogno di avversari all’altezza per cementificare il proprio dominio. E alle spalle di queste due, si stanno definendo le gerarchie che vedono Thunder Rosa, Statlander, Jade Cargill e Nyla Rose in seconda fila e Tay Conti, Penelope Ford, Ana Jay e The Bunny tutte impegnate in un feud.
FORBIDDEN DOOR
Sta finalmente dando i suoi frutti anche la strategia di aprire i canali di comunicazione con le altre promotion. La collaborazione con Impact e NJPW sta portando notevole visibilità , oltre che titoli. Le cinture della fu TNA sono in mano ad elementi AEW, nei cui show sono presenze fisse ormai anche leggende giapponesi del calibro di Minoru Suzuki, acclamatissimo.
Questo permette una maggiore fluidità nella gestione del roster, con personaggi senza apparentemente nulla da fare che vengono parcheggiati, senza risultare stantii, in match interpromotion. Jon Moxley sguazza in questo terreno con un’evidente piacere e soddisfazione, lo stesso dicasi per Kingston e Lance Archer. A proposito dell’ex Dean Ambrose, attuale campione GCW, per lui è prossimo il faccia a faccia contro Nick Gage, un incontro sulla carta aperto a ogni livello di violenza e brutalità . Evento che ovviamente è già tutto esaurito.
E ORA?
Ora bisogna capitalizzare, bisogna certificare che la AEW è entrata in una nuova era. Diventare grandi, si diceva a inizio articolo. Significa cambiare, significa crescere, significa definire le priorità e il proprio sistema di valori e regole. Ma nondimeno implica un non dimenticare chi si è. Ecco l’errore che spero non faccia la AEW. Immettere grandi nomi è sicuramente una strategia vincente nel breve periodo. Difficilmente gli spettatori che hanno pagato il biglietto nell’ultimo mesetto sono tornati a casa insoddisfatti.
Anzi, tutto l’opposto. Il pubblico manifesta costantemente un entusiasmo contagioso, nonostante ore intere di wrestling non stop. Ma nel lungo periodo, il fan service one shot rischia di essere deleterio e limitante. Se guardiamo le ultime card, quali sono le principali storie in corso in AEW? Elite vs Danielson & Jurassic, Matt Hardy vs Orange Cassidy, in fase embrionale Inner Circle vs Men of the Year. E poi? Abbiamo sfide occasionali per i campioni di coppia, Women’s e TNT, trame in una fase di impasse come quella del Dark Order o del Team Taz, MJF che se la prende random con chiunque. E menomale che gli basta un promo per tirare su un feud di una settimana.
Insomma, per citare proprio Maxwell Jacob Friedman, è tempo che la AEW inizi a valorizzare i propri pilastri. E in tal senso, giudico molto positiva la vittoria di Sammy Guevara contro Miro, la cui collocazione ora è tutta da vedere.
E anche per questo mese è tutto! Un saluto da Andrea “The Philosopher of Violence” Samele.