AEW Planet #39 – Wednesday Night War is over

Ladies and Gentlemen, our Wednesday Night War is over. E possiamo dire che la AEW ha vinto a mani basse, ottica ascolti. 63 vittorie targate Dynamite, contro le sole 10 griffate NXT, la cui debacle nella fascia demografica 18-49 è sostanzialmente totale, con un 74-1 che lascia poco spazio a ogni tipo di discussione.  Lo scarto però non deve indurci a pensare che siano tutte rose e fiori da una parte e cavoli amari dall’altra. Non si può fare a meno di notare come l’aspetto lottato sia la medaglia al valore da apporre al petto di entrambi gli show, caratterizzati però da differenze decisive in termini di performer.


Siamo a un punto di svolta per la AEW, che ora senza la rivale del mercoledì sera potrà valutare il proprio pieno potenziale, appena annusato con il milione e due registrato nella scorsa puntata. Puntata se vogliamo deludente, almeno a parere di chi vi scrive. Puntata che segue un trend piuttosto scialbo, in cui manca mordente, manca interesse, manca emozione e impatto sul pubblico. Manca quel qualcosa in più che possa farci pensare “non vedo l’ora di vedere lo show di settimana prossima”.

Qualcosa potrebbe cambiare grazie al match titolato che vedrà protagonista Kenny Omega contro Rich Swann in quel di Rebellion. Ma siccome l’intera storyline è finora a dir poco soporifera, sinceramente faccio fatica ad aspettarmi qualcosa di epocale. Felice di essere smentito, tuttavia. Un Omega pluricampione finalmente dominante e non più prigioniero di questa gimmick odiosa in tutti i sensi sarebbe grasso che cola.

Ad ogni modo, tornando alla War, facciamo un passo indietro e ripercorriamo a mò di Slammy Awards l’intero biennio tra vincitori e vinti.

MVP OF THE WAR: Chris Jericho (AEW)

Dynamite ha potuto contare su un Chris Jericho in stato di grazia, capace di calamitare interesse dal giorno 1, in ruoli, interpretazioni e posizioni della card molto diversi tra loro. Ha saputo dominare il main eventing, con la stessa facilità e personalità con cui poi ha dato colore al midcard, lanciando nuovi performer (Orange Cassidy, MJF…), facendo diventare oro tutto ciò che ha toccato.

Che poi era quello che gli si chiedeva di fare, nel consegnargli la primissima cintura di campione mondiale AEW. I suoi promo sono stati semplicemente perfetti, dalla versione Le Champion armato di champagne, arrivando alla leadership della Inner Circle, in versione heel, in versione comedy, in versione pseudo face ora che MJF is in da house. Più di Kenny Omega, più di Jon Moxley, più dei Bucks o di chiunque altro nella federazione, è stato il buon vecchio Y2J la costante in termini di rendimento e di appeal presso il pubblico, che accompagna ogni sua entrata cantando Judas a piene corde vocali. Per inciso, anche il sottoscritto è un affezionatissimo (e possibilmente intonato) interprete della suddetta entry music.

MALE PERFORMER OF THE WAR: Adam Cole (NXT)

IL protagonista. Indiscusso, se facciamo eccezione per l’orribile fine della Undisputed Era. Magnete per ogni tipo di titolo maschile circolato a NXT, leadership, carisma, impatto e quella sensazione così rara al giorno d’oggi di padronanza piena della situazione. Troppo spesso vediamo segmenti e incontri, nel main roster WWE così come a Dynamite stessa, in cui i wrestler recitano palesemente un copione. In cui viene meno la naturalezza sul ring, che è un elemento fondamentale e oserei dire irrinunciabile per chi guarda. Cole è sempre in bolla, sempre e costantemente all’altezza di ogni palco scenico. Il vero dominatore di NXT negli anni della War.

FEMALE PERFORMER OF THE WAR: Io Shirai (NXT)

Senza rivali. In casa AEW purtroppo la divisione femminile è ancora in corso d’opera e le prime fondamenta solide si stanno vedendo solo ora nel 2021. Due anni sostanzialmente buttati, in cui dall’altra parte abbiamo assistito a un regno fantastico da parte di una performer pazzesca come Io Shirai. In grado, peraltro, a differenza della dirimpettaia titolata Hikaru Shida, di creare interesse, empatia con il pubblico, di impressionare e di raccontare.

TAG TEAM/STABLE OF THE WAR: Undisputed Era (NXT)

Dominio puro durato anni. Se nella AEW abbiamo visto stable nascere, sciogliersi, rimpasti degni del Governo italiano, senza né capo né coda, a NXT abbiamo potuto ammirare a occhi aperti e mascella per terra le gesta della Undisputed Era. Capace di calamitare cinture, record, premi di match e feud dell’anno, Wargames. Insomma, in una parola: tutto. Chiaramente, menzione d’onore per i due tag team targati AEW, Omega&Page e Young Bucks, ma nell’arco complessivo della War il mio voto va a Cole e soci.

PPV OF THE WAR: NXT Takeover New York (NXT)

PPV praticamente perfetto. Tutti ottimi match (valutazione peraltro suffragata anche dalle costellazioni di Dave Meltzer), nel giusto ordine, con il giusto tempo, con le giuste storie. WALTER vs Dunne, un capolavoro di tecnica e potenza, performer valorizzati come Velveteen Dream e Matt Riddle. E poi. Il main event, con l’eterno underdog Johnny Gargano a giocarsi il titolo contro Adam Cole. PPV assolutamente da vedere, da rivedere, da tenere sempre nel proprio archivio.

Anche in casa AEW i PPV non sono mai stati deludenti, annoveriamo eventi sicuramente ottimi come Revolution 2020 o Full Gear 2020. Lo stesso Double or Nothing di debutto è stato uno show perfettamente all’altezza della situazione, ma nel complesso Takeover New York ha settato un livello di asticella altissimo e costante in tutti i match della card.

MATCH OF THE WAR: Kenny Omega & Adam Hangman Page vs Young Bucks (AEW)

Passiamo da uno dei migliori PPV di sempre a uno dei migliori match di sempre. Raramente un tag team match senza stipulazione è riuscito a farmi gridare al miracolo. Invece, i quattro performer sul ring in quel di Revolution 2020 hanno tirato fuori un’autentica gemma di rara bellezza. In ogni suo aspetto, dal lottato, allo storytelling, alla gestione dei momenti chiave, il livello di intensità, il ritmo, il finale.

Dall’altra parte, non meno bello il 2 out of 3 falls tra Gargano e Cole in quel di New York, capolavoro senza mezzi termini tra due wrestler semplicemente fenomenali.

ROOKIE OF THE WAR: MJF (AEW)

Anni 25. Ed è già così. Così bravo, così capace, così padrone della scena, perfetto nei tempi televisivi, efficace nei promo e soprattutto ha già una sua dimensione perfettamente riconoscibile. Categoria in cui francamente fatico a trovare un rivale, MJF vince a mani basse.

The Wrestling Corner, parla Francesco Zerini: “MJF come The Rock, Kenny Omega tornerà sul trono” - MyWhere

MOST IMPROVED WRESTLER OF THE WAR: Eddie Kingston (AEW)

Anche qui, se a NXT abbiamo avuto gerarchie piuttosto cristallizzate nel corso degli anni, a Dynamite abbiamo potuto assistere all’ascesa prepotente di Eddie Kingston. Un eremita del quadrato che soltanto in tarda età vive il suo momento di gloria, in un feud con l’amico di lunga data Jon Moxley per il titolo principale in cui sono emerse tutte le sue grandi qualità. In particolar modo la capacità di comunicare, di trasmettere le proprie sensazioni, di rendere personale quel vissuto emotivo da raccontare sul ring e in un feud.

MOMENT/FACT OF THE WAR: Il ritorno di Sting (AEW)

Momento iconico se ce n’è uno. Segmento semplicemente perfetto, per atmosfera, intensità, emozione e soprattutto per aver ridato al wrestling una delle star di ogni epoca e di ogni federazione. Sarebbe potuto essere altrettanto epocale lo split della Undisputed Era, che invece è stato buttato lì come effetto sorpresa abbastanza random e non sufficientemente costruito a posteriori.

COMMENTO FINALE

La War è andata come doveva andare, onestamente era impensabile che il terzo brand WWE potesse battere il primo (e al momento unico, ma chissà) brand della pur neonata AEW. A parere di chi vi scrive, probabilmente il prodotto migliore nel complesso è quello del roster giallonero, che tuttavia paga la mancanza di figure alla Chris Jericho, capaci di trainare l’intera truppa, dando una ragione di esistere non solo in chiave lottata ma anche in chiave narrativa a tutto lo show. Chiamatelo Star Power, chiamatelo esperienza, chiamatelo fattore Y2J.

E anche per questo mese è tutto, il vostro Andrea “The Philosopher of Violence” Samele vi augura come sempre un buon wrestling!

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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