AEW Planet #37 – Tema ben impostato e corretto

In casa AEW, le ultime settimane hanno segnato un deciso cambio di marcia verso il prossimo PPV in programma ai primi di marzo. La road to Revolution infatti si arricchisce di settimana in settimana, con le storyline principali che si vanno delineando in modo decisamente più marcato. Tutto molto bello, come direbbe Bruno Pizzul? Affatto. C’è del buono in lui, ben più di quanto marcio ci possa essere in Danimarca, ma la sensazione generale è che il tema sia sempre ben impostato e corretto, senza però quel centesimino che manca per fare la lira.


INNER CIRCLE DRAMA

Sammy se n’è andato e non ritorna più. Forse. Perché l’intero segmento in cui si è consumato lo split di Guevara è stato veramente ottimo. L’acredine con MJF cresciuta di settimana in settimana ha raggiunto il suo apice e The Spanish God, con poche e laconiche parole, ha salutato i suoi compagni di merende per starsene per i fatti suoi. Senza però voltare in maniera netta le spalle a un rammaricato Chris Jericho, suo mentore nonché compagno di tag per molti mesi. Il che lascia aperti diversi scenari per il futuro.

Le Champion, infatti, ha un mirino puntato sulla schiena, è solo una questione di quando. A Revolution andrà in scena l’ennesima recita di buone intenzioni di MJF, nel tentativo di conquistare le cinture di coppia contro gli Young Bucks. Ma la crepa che si è aperta nell’Inner Circle è destinata ad espandersi rapidamente. Jericho estromesso che si riunisce con Guevara? Santana e Ortiz i prossimi a decomporsi dalla stable? Oppure un semplice confronto di personalità con il vincente che diventa l’asso pigliatutto? Le possibilità sono tante, la trama è stata gestita in maniera ottima, lavorando di lima per molte settimane, preparando il terreno e sganciando la bomba nel momento giusto e con i tempi giusti.  

STING & DARBY ALLIN: UN TITOLO DI TROPPO

Alzi la mano chi non ha avuto un infarto del miocardio nel vedere il primo bump di Sting a distanza di anni e dopo quel tipo di infortunio e conseguente ritiro. Non vedo dita protese verso il cielo, quindi deduco che anche voi come me abbiate realmente sofferto quel segmento. Ce n’era bisogno? Francamente, dal mio punto di vista, no. Anche perché il tutto non ha avuto il minimo senso.

Parliamo di un over 60, costretto alla pensione per gravi motivi FISICI come una stenosi vertebrale. Sale sul ring contro una stable di gente che ha la metà dei suoi anni e il triplo del fisico e che fa? Posa la sua unica arma di difesa, la mazza da baseball nera, sul ring per fare lo smargiasso? Risultato: una bella powerbomb da Brian Cage. Eseguita bene, molto safe, niente da dire. Ma era davvero necessario sottoporre Sting a un rischio simile? A volte, sembra quasi che la AEW voglia spettacolarizzare il rischio invece di riuscire ad elevare il proprio prodotto in quanto tale.

Senza contare che questa storyline sta trascinando nell’oblìo anche il titolo TNT. Non che la gestione di questo alloro sia mai stata troppo densa di significato, peraltro. Però abbiamo un feud in cui chi domina la scena è, purtroppo, il team Taz. Che ha una figura dominante come Cage, un ottimo performer come Starks, e una lagna ululante (l’unico vero autentico Taz). Contro di loro abbiamo Sting, la fonte inesauribile di carisma in questo discutibile feud, e, in teoria, il giovane che vorresti lanciare, il tuo campione TNT. Darby Allin. Ovvero, quel tizio magrolino e con il facepaint che viene malmenato a ogni piè sospinto di settimana in settimana.

Ci sta volerlo rendere l’underdog dell’intera faida, ma in questo modo non solo lo si sta delegittimando, rendendo palese la sua inferiorità rispetto a TUTTI gli altri partecipanti allo Street Fight in programma a Revolution, ma si sta anche togliendo ogni forma di prestigio dalla cintura che indossa. Di cui sembra non importare niente a nessuno.

AEW, NJPW, IMPACT: OCCASIONE DA NON PERDERE

Questa collaborazione sta passando un po’ troppo sotto traccia. Ha il potenziale per essere davvero qualcosa di rivoluzionario, eppure è come se mancasse sempre qualcosa. Si sta creando una connessione tra tre federazioni importanti, per situazione attuale ma anche e soprattutto per la storia che almeno NJPW e Impact! si portano dietro. È come se la Toho, la Furano e la Musashi si unissero per sconfiggere la Nankatsu di Holly. O quantomeno per opporle concorrenza. Ci pensate a vedere Mark Lenders, Julian Ross e Philip Callaghan tutti uniti per sconfiggere l’egemonia del raccomandato con il numero 10? Perché di fatto è questo di cui si parla. Soprattutto se si confermeranno come veritieri i rumors secondo cui Kazuchika Okada verrà coinvolto.

Il Rainmaker è il vero volto della NJPW e ha una history da record con Kenny Omega: i due nella loro tetralogia hanno rivendicato da Meltzer più stelle di quante la Juventus possa vantarne in materia di scudetti. Okada, Omega, Moxley, il Bullet Club, Archer, KENTA… un fritto misto di talenti e di potenzialità davvero esplosivo. Eppure, nonostante tutto questo, per ora ciò che ci viene dato in pasto è un qualcosa di soft, con il limitatore inserito. Private Party di qua, Good Brothers di là, KENTA che arriva, Moxley che va.

Poca costruzione, poca psicologia, poca narrazione, in una storia che paradossalmente vivrebbe bene anche senza il lottato, talmente vasta ne è la dimensione, oltre che la portata. Tony Khan e soci stanno camminando davvero su una corda lasciata sospesa nel vuoto, un passo falso e tutto questo si rivelerà un boomerang spaventoso. Perché i ratings continuano a essere plafonati tra i 700 e i 900 mila, pur con Sting, pur con il Bullet Club in una delle sue tante formazioni.

L’impressione è che in AEW si cerchi di lavorare al dettaglio, cosa che riesce davvero bene, ma spesso si perde di vista il quadro generale. Perché nel sottobosco, trovo davvero divertente il rapporto Hardy-Page, è stato perfetto il main event dell’ultima puntata con Moxley e Kingston che hanno tenuto viva la loro rivalità, hanno ridato lustro a PAC dopo tanta inattività e tutto. Insomma, si cerca di dare rilevanza e importanza a tutto lo show, dall’undercard fino ai grossi calibri. E il risultato è un prodotto che è davvero godibile, ma che difficilmente si discosta da un 7 o poco più in pagella.

Andrea Samele
Andrea Samele
Laureato in filosofia, amante della creatività, della scrittura e del suono musicale di una chop. Appassionato di wrestling di lunga data per la capacità di creare personaggi e storyline in grado di coinvolgere gli spettatori. Per Tuttowrestling.com curo l'AEW Planet.
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