Altri dettagli su possibile ritorno di Daniel Bryan

Daniel Bryan

Daniel Bryan è stato intervistato al Sam Roberts Wrestling Podcast parlando di vari argomenti, tra cui essere padre, il desiderio di tornare a lottare e altro.


Il GM di Smackdown ha detto che dopo essere diventato padre, si sente più pronto mentalmente all'idea di tornare sul ring. Vorrebbe essere un buon esempio per sua figlia dimostrando di poter di riuscire a fare ciò che gli piace mettendocela tutta.

“Ora è tutto diverso il che è strano. Vedi tua figlia e senti che desideri che loro, non tanto ottengano tutto ciò vogliono, quanto diventino capaci di realizzare un sogno e questo mi fa pensare che mi sento come se potessi lottare ancora. Anche i test medici dicono che posso farlo, eppure non mi permettono di farlo e questo che tipo di esempio sarebbe? Qualcuno sta dicendo che non puoi fare qualcosa che ami, ma tu invece vuoi farlo, quindi è una situazione in cui forse dovrei solo stare ad ascoltare gli altri, perchè così sarebbe più facile, e riceverei comunque lo stipendio. Ma ora ho una figlia ed è come se fosse tutto l'opposto di ciò che ho detto, pensando che non dovrei permettere a nessuno di impedirmi di fare quel che posso per seguire il mio sogno e fare ciò che amo.”

Sull'idea di pensare di chiedere un calendario più leggero per dedicarsi alla famiglia: “Come già detto in un'altra intervista, ora non voglio essere una persona che lotta 227 match in un anno come fatto nel 2013, che è uno dei fattori che mi ha costretto a operarmi nel 2014. No ho l'ambizione di fare tanti match in un anno. Mi sentirei meglio a farne tra i 50 e i 100. Mi diverto a lottare e quindi sarebbe interessante vedere quale numero di match a livello artistico mi soddisferà e quanto potrò essere creativo nella loro costruzione. Al tempo stesso non voglio stare troppo tempo lontano dalla mia famiglia. Puoi anche lottare 150-200 giorni in un anno e riuscire a tornare a dormire a casa tua la maggior parte delle volte.”

Bryan ha ribadito la sua preferenza nel tornare a lottare in WWE, ma ha detto che le possibilità che lo staff medico lo dichiari idoneo a tornare sono minime. Per questo se non dovesse ricevere l'okay, troverà un altro modo per tornare. Ha aggiunto poi che sta facendo di tutto per essere sicuro che quando tornerà, lo farà stando in salute: “Per essere al 100%, la mia preferenza sarebbe essere dichiarato idoneo dalla WWE. L'altra possibilità è che invece lo staff medico non me lo permetta. Mi piace valutare queste ipotesi in percentuali, quindi credo di avere l'85% di chance di lottare ancora, anche se quelle di lottare ancora in WWE sono solo del 20% perchè ci sono varie questioni di cui parlare. Non solo sulla mia salute, ma anche strettamente legate agli affari. In WWE hanno bisogno che un'atleta sia in salute, è una compagnia che vale milioni di dollari e ha sotto contratto tante persone e se succede qualcosa, non dico che deve succedere, ma se accadesse rischiano di avere problemi legati alla responsabilità. Spesso a queste persone viene data la colpa di vari fatti che accadono e non dovrebbe essere così, e non ho mai pensato nemmeno per un secondo che Vince McMahon mi stia fermando di fronte all'idea di lottare perchè ho parlato anche con altri dirigenti della compagnia, persone che hanno espresso parere positivo all'idea che io lotti ancora lì. Sono brave persone, ma proprio per questo parlando di responsabilità devi pensare al quadro generale.

Al momento mi sto dedicando a fare test legati agli effetti delle commozioni cerebrali. Seguo un trattamento nella camera iperbarica per le conseguenze di questi infortuni; non lo faccio perchè qualcuno mi ha ordinato di farlo. Vengo seguito presso il Joe Namath Institute in Florida. Qui stanno facendo dei test insieme all'FDA (Food and Drug Administration) e collaborano anche con un centro di Phoenix dove ricoverano assistono veterani di guerra. Ci sono persone che si sottopongono a tutti questi test perchè vogliono trovare a tutti i costi risultati positivi. Io ho scelto invece di sottopormi a test, non tutti approvati dall'FDA,
di modo che se dovessero emergere risultati allarmanti, allora saprò che la priorità a cui pensare saranno mia figlia e mia moglie. Amo il wrestling, ma amo molto di più vivere stando bene almeno fino a 70 anni. Sono aperto alla possibilità che io possa lottare ancora, al momento mi sono sottoposto a ogni test ritenuto necessario e lo staff che mi ha seguito è stato fantastico e ho ottenuto ottimi risultati, migliori persino di chi non ha mai avuto commozioni cerebrali.”

Scritto da Chiara Maroni
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