Lunga intervista di Undertaker fuori dalla gimmick

In una lunga intervista rilasciata ad ESPN, Mark Calaway – ossia The Undertaker – ha lasciato da parte la gimmick; una cosa fatta molto raramente da Calaway, noto per lungo tempo come uno che rispetta in modo quasi anacronistico e ossessivo la kayfabe.


Nell’interessante intervista che ne uscita fuori, rilasciata per pubblicizzare la docuserie Undertaker: The Last Raide (primo capitolo in uscita oggi sul WWE Network e in onda anche subito dopo Money In The Banks), Calaway ha premesso che avrebbe parlato da uomo, fuori dal personaggio, dicendo che era un po’ l’intento stesso della docuserie: “Immagino che ci sia tanta gente che vuole vedere quello che faranno vedere. Hanno dovuto aspettare 30 anni per poterlo fare. Credo che le persone resteranno sia sorprese che scioccate ma che capiranno anche meglio chi sia The Undertaker e chi sia Mark Calaway”.

Proprio per l’eccezionalità del caso, riportiamo integralmente di seguito l’intervista di Calaway con Greg Wyshynski.

Come ha detto Chris Jericho nell'anticipazione di Undertaker: The Last Ride: non fai podcast, non rilasci interviste, non lasci mai la gimmick. Inoltre non permetti alle persone di vederti davvero vulnerabile, come nella scena in cui Vince McMahon corre per aiutarti perché stavi davvero male dopo il match. Quanto è stato difficile aprirti in questa maniera?

Onestamente è stato abbastanza difficile. Ma è stata una mia idea. La fine è vicina. [ride] Sapevo che avevo bisogno di documentare alcune di quelle cose, perché altrimenti non avrei avuto altre opportunità per farlo. Una volta che staccherò la spina, non avrò la possibilità per registrare immagini di me dietro le quinte ed era quello che avevo in mente all’epoca. Non avevo ben in chiaro cosa avremmo fatto con tutto quel materiale. Abbiamo iniziato senza un’idea precisa. Abbiamo cominciato a registrare roba con il pensiero che prima o poi ne avremmo fatto qualcosa.

Ma è stato davvero estremamente difficile. Anche se era mia l’idea che iniziassero a seguirmi, è stato estremamente difficile abituarmi, abbassare la guardia. Loro sarebbero stati lì, a filmare. […] Si sa che io sono uno della vecchia guardia. Quando sento le persone parlare dei match e di questo e quello, mi fa rabbrividire perché io ho sempre protetto il business. Ovviamente ho capito che è una progressione naturale e che le cose sono cambiate. Io sono cambiato con loro, ma c’è un certo aspetto che semplicemente non è fatto per tutti. Questo è uno dei motivi per cui Undertaker ha avuto la longevità che ha avuto. Perché tutto quello che la gente aveva a disposizione era solo The Undertaker.

Ora sei come un mago che ha deciso di svelare i propri trucchi.

Esattamente! È stato davvero difficile all’inizio abbassare la guardia. Mi ci è voluta una vita per approdare sui social media. Un paio d’anni fato ho aperto un account su un social media e ho iniziato subito a ricevere cose come “The Undertaker su Instagram. La mia infanzia è rovinata”. [ride] Questo fa capire quanto fossi protettivo verso il personaggio. Molte persone sono davvero ricettive al fatto che mi sto aprendo. Altri invece si comportano come se avessi davvero rovinato la loro infanzia.

Il wrestling ha visto tanti personaggi sopra le righe nel corso degli anni, ma tutti sembrano invecchiare male. I fan si stancano di loro coi tempi che cambiano. Ric Flair ha detto che quella dell’Undertaker è la migliore gimmick della storia del wrestling ed è una delle poche che è durata per decadi. Ma c’è stato mai un momento in cui eri preoccupato che il personaggio di Undertaker stesse facendo il suo tempo? Che le cose fossero state spinte troppo oltre?

È un rischio che si corre. Specialmente quando devi riempire sei ore a settimana di contenuti. Al di là del personaggio, tutti i lottatori corrono il rischio di bruciarsi basandosi solo su una singola dimensione. E poi ci sono tutti quei – non so come altro dirlo – “smart marks” e tutte le dicerie che diventano un’ossessione, diventa difficile per un personaggio restare praticabile. Diventi la cotta della settimana.

Penso che quello che mi ha aiutato è stato il fatto di aver protetto il personaggio. Non ho dato al pubblico nient’altro che il personaggio. Non mi hanno mai visto nei film come è capitato con altri. Ho avuto l’opportunità di fare altra roba ma ho passato la mano. Io conoscevo il wrestling, conoscevo la WWE e conoscevo Vince. Questa era la mia passione e lo è ancora oggi. Sapevo di non poter essere Undertaker sul ring e poi andare in altri posti come se nulla fosse. Penso che la gente non lo avrebbe accettato e non sarebbe rimasta intrigata dal personaggio.

Quando ho cominciato ad essere stantio nell’Attitude Era, ho pensato che se non avessi cambiato personaggio non sarei sopravvissuto ba quell’epoca. Valeva tutto, basta che fosse basato sul reale. Quindi sono passato al personaggio dell’American Badass. Ho mantenuto alcuni elementi di Undertaker, ho mantenuto il nome. Ma ho tolto le catene per un po’, ho lasciato che il personaggio si presentasse da sé. E ha funzionato. La gente lo ha accettato e calzava per quel periodo. Una volta avvertito che si stava esaurendo, sono stato subito in grado di riportare indietro Undertaker. Avevo gli elementi del Taker originario, gli elementi dell’American Badass e sono riuscito a mescolarli, restando credibile. Questo è quello che gli ha donato la longevità che ha ancora adesso. Adattarsi ma mantenendo gli elementi fondamentali del personaggio.

Una delle anticipazioni della serie ti mostra guardare il match con Roman Reigns di WrestleMania 33 essendo “fortemente deluso dalla tua performance”.

Quella è stata una di quelle volte in cui è stata dura avere le telecamere lì. Era la prima volta che rivedevo l’incontro. Ero così disgustato che non avevo mai voluto rivederlo.

Visto che sei così orgoglioso della tua performance sul ring, come ti sei sentito quando hai rivisto quell’incontro che non ha funzionato? È qualcosa che hai trovato costruttivo?

Allora, vi do una piccola visione di come facciamo le cose.

Di solito abbiamo un PPV la domenica e ovviamente Raw in tv lunedì. Durante il pranzo, rimandano le immagini del PPV della sera precedente. Tutti sarebbero chiamati a guardare il match. Io non riesco a farlo. Non riesco a rivedermi in quell’atmosfera. Non riesco a rivedere i miei incontro finché non sono per conto mio, a casa. Niente moglie, niente bambini, niente. Devo essere per conto mio, da solo. E non cerco di rintracciare le cose buone ma le cose venute male. Quello che avrei dovuto fare quando ho fatto una certa mossa. Voglio analizzare a fondo. Se guardi un incontro con i tuoi colleghi, tutti ti dicono “Ehi amico, quello è stato fantastico”. Non voglio sentire quelle cose.

Nelle prime fasi della mia carriera riguardavo tutto. Cose buone, buone cattive, indifferenti. Man mano che sono invecchiato, ho imparato a capire subito, mentre combatto so già quando mi sto muovendo troppo lentamente. So quando tergiverso più del dovuto o quando sono indietro su uno spot. Lo so e basta.

[Guardando quel match] ho fatto fatica. Ero molto deluso per Roman. Anche se era dopo che Brock Lesnar aveva interrotto la striscia, per ragazzi in rampa di lancio avere un match contro Undertaker a WM – specialmente visto dove era Roman all’epoca – è importante per la carriera. Soprattutto perché ti manderà over. Quanto a me, in quel ruolo, volevo solo fare le cose al meglio per Roman. Ho una grande stima di lui. Uno sul ring vuole fare il meglio possibile per lui e di non creare problemi.

Certo, potevo semplicemente portarla a casa. Proteggere me stesso, fare giusto una cosa o due di quelle che sapevo di poter fare, un compitino. Ma non è il modo in cui lavoro io e non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Quindi ho provato a fare il meglio che potevo. Ma più provavo, più facevo – almeno nella mia percezione – e più non era una buona serata. È stato davvero deludente. Riguardarlo, finalmente, e farlo davanti alla squadra di registrazione, è stato… Non dovevo dire molto. Si può capire benissimo dall’espressione sul mio volto che non ero per nulla soddisfatto.

Parliamo di un incontro che invece alle persone è piaciuto. Il Boneyard Match con AJ Styles a WM 36 è andato over con i fan. Ti ha sorpreso questa reazione? È possibile che i match con tagli da cinema possano allungare la tua carriera oltre le tue aspettative?

Penso che potrebbero, se volessi. La possibilità c’è ma vedremo.

Siamo entrambi davvero fieri di quel match. Considerando le circostanze, siamo davvero, davvero felici. E il fatto che siamo dovuti andare all’esterno e dargli un tema così, ha tremendamente aiutato. Come ho detto, per me la storia è sempre stata tutto. Lo dico di continuo alle persone: nel wrestling non contano le mosse, conta il raccontare la storia. Si usano le mosse di wrestling per raccontare la storia, ma le mosse non sono tutto. AJ nei suoi promo si è spinto fin dove nessuno aveva mai osato, no? Dopo tutte quelle interviste, se avessimo avuto un match normale… comunque si sarebbe continuato a parlare di mia moglie e sarebbe diventata una scazzottata in ogni caso.

Non sarebbe stata una di quelle situazioni da Arm Drag, Armbar e cose del genere. Più una di quelle in cui si prende a pugni in faccia uno finché il suo naso non arriva al fondo della nuca. Perché è una cosa reale, capisci? Grazie all’intensità dei promo e poi al combattere lì, credo che siamo riusciti a raccontare una grande storia. Alla fine dei conti questa è la cosa più importante.

Il modo in cui è stato girato, voglio dire, oddio, è stato come un piccolo film. Davvero credo che sia una cosa che cattura. Il personaggio di Bray Wyatt è il più vicino al mio. Ha quel tipo personaggio davvero sopra le righe e fuori di testa. Può fare delle cose in quel suo reame che potrebbero essere semplicemente fenomenali. Siamo quelli che hanno piazzato l’asticella. Credo che ci saranno più match di stampo cinematografico in futuro.

Quanto a me… vedremo cosa succederà con me. Ma sono davvero contento di come è venuto fuori.

Beh, sappiamo che non si può mai dire mai quando si parla dei ritorni di Undertaker.

Mai dire mai.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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