Eric Young: “Il sistema WWE non funziona”

Eric Young è stato uno dei lottatori rientrati ad IMPACT a Slammiversary. L’ex leader del Sanity in WWE ha recentemente presenziato al podcast di Bully Ray, Busted Open Radio, e ha colto l’occasione per raccontare tutte le cose che non hanno funzionato nell’ultima parte della sua avventura con la compagnia di Stamford.
Young è partito dicendo che il suo obiettivo, quando ha cominciato a lottare, era quello di approdare prima o poi in WWE. Ma che alla fine le cose non hanno funzionato bene.
Era tempo per me di fare un passo oltre la struttura attuale della compagnia, sento di aver fatto tutto ciò che mi sarebbe stato permesso di fare lì. Ovviamente, la WWE è il posto in cui ho sempre desiderato di lavorare per tutta la mia carriera, arrivare lì era l’obiettivo. Il primo traguardo che mi ero prefissato di raggiungere era firmare un contratto per poter dire: “Questo [il wrestling] è ciò che faccio per vivere”. E questo accadde nel 2004 quando firmai il mio primo contratto con la TNA. L’altro obiettivo era l’arrivare in WWE.
Young è partito, come molti, da NXT e il suo stint è stato molto positivo.
Il periodo ad NXT è stato grandioso, mi trattavano bene e lavoravo a stretto contatto con Hunter [Triple H] nello sviluppo del Sanity. Sentivo di avere la possibilità di dire la mia. Ovviamente, non avevo l’ultima parola ma mi ascoltavano e chiedevano il mio contributo. Durante la permanenza ad NXT, il Sanity era una delle attrazioni principali dell’intera compagnia. Poi fummo trasferiti nel main roster e sapete tutti com’è andata: non bene.
Il periodo nel main roster fu differente e nel raccontarlo Young sottolinea come il sistema non funzioni.
A volte ti capita di perdere il benestare dei superiori. Non è per ciò che hai o non hai fatto, io non sono mai cambiato e non ho intenzione di farlo in futuro. Non sono una persona molto “politica”, non lo sono mai stato, e questo ha probabilmente frenato la mia carriera ad un certo punto. Mi rifiuto di essere politico. La verità è che il sistema non funziona. È anche difficile da spiegare. Anche quando non stai facendo nulla, sembra che tu debba continuamente riparare agli errori degli altri, tutti i giorni. Non c’è creatività: vogliono tutti le stesse cose, gli stessi colpi sul ring, lo stesso selling. Ci sono milioni di regole e la maggior parte di esse cambia giornalmente. È difficile comprendere cosa stia accadendo. Il sistema è imperfetto e lo direi a chiunque lì dentro, persino a Vince McMahon in persona. Non sono la prima persona che ha commesso degli errori e non sarò sicuramente nemmeno l’ultima. E non credo ci sia stato nulla di personale tra di noi. Ogni volta che ci trovavamo in una stanza insieme [con Vince] parlavamo, lui aveva sempre un tono rispettoso. Abbiamo avuto due buone e lunghe conversazioni, andarono bene, e credevo avesse capito e compreso da dove arrivassi. Sono un uomo e non ho intenzione di starmene seduto in una sala d’attesa per quattro ore solo per parlare con te. Potrà essere anche un atteggiamento testardo o sbagliato da parte mia, ma ho 40 anni e non starò ad aspettare in una sala d’attesa come un bambino per ottenere solo cinque minuti di conversazione. Io dissi la mia, sembrava aver recepito, ma non ottenni nulla da quella chiacchierata. Non la presi sul personale. Ha fatto un errore ed essendo il capo della compagnia e la persona che decide tutto, il suo sbaglio è stato gigantesco. Hai tre-quattro ore di show, se non riesci a trovare nemmeno cinque minuti per Eric Young vuol dire che il tuo show non funziona.