WWE Planet #996 – SmackDown chi?

SMACKDOWN CHI?


Abbiamo alle spalle un Survivor Series che ha messo in scena una card estremamente povera al di fuori delle gabbie, forse vagamente sufficiente ma che di Big 4 ha avuto molto poco. È stato tuttavia il primo che si è lasciato alle spalle i tradizionali 5 contro 5 per tramutarli nei War Games, nonché il primo, da diverso tempo a questa parte, che non si è concentrato sulla contrapposizione tra show. Magari è stata una scelta precisa, un cambio di passo verso il futuro. Ma si è quantomeno avvertita molto più come una necessità. Perché, anche volendo, cosa avrebbe mai potuto affrontare Raw?

La risposta è semplicissima: assolutamente niente. Dall’annuale pesca di beneficienza dello show rosso nei confronti di quello blu, quest’ultimo praticamente non si è mosso, al contrario di quanto succedeva di solito. Se spesso a SD era affidato il compito di risollevare sorti e carriere di chi aveva poco spazio e pessimo utilizzo dall’altra parte, stavolta si è fatta molto più fatica ad ottenere un qualsiasi risultato. Gli scossoni sono arrivati: anche per SmackDown, dall’avvento di Triple H, i ritorni sono stati quasi non-stop, ma spesso sono stati di profilo secondario. Ma ancora prima, lo show del venerdì sera ha perso di identità e continuità, anch’esso centrifugato dalla volontà di non avere un Campione in tutta la compagnia. La non-presenza di Roman Reigns si sente ancora più che a Raw: perché innanzitutto il Big Dog è ancora l’uomo che la WWE ha promesso a FOX, molto più che a USA. La cosa regala una certa libertà al lunedì, dove le altre storyline possono dipanarsi limitandosi a far finta che una Cintura superiore a quella US non esista, slavo poi ricordarselo quando, di tanto in tanto, il Campione si degna di presenziare. Lusso che SmackDown non può permettersi. Negli ultimi mesi si fatica a trovare un filo conduttore tra le puntate. Episodio dopo episodio si tira a campare con i personaggi secondari della Bloodline, che oltre ad averci messo qualcosa come 22 mesi a tirare fuori una storyline interessante con e grazie a Sami Zayn, semplicemente non possono ricoprire da soli il ruolo di protagonisti indiscussi. Non certo per capacità, ma per ruolo: se non sei il main character, nessuno si farà andare totalmente giù il fatto che tu ne prenda sistematicamente il posto per coprirne le assenze. L’alone del personaggio Reigns, nel suo non esserci prima ancora che nel non essere definito, costringe SmackDown ad un eterno limbo, dove addirittura la rilevanza è rappresentata dal fare gli straordinari i lunedì sera, anziché condurre qualcosa di esclusivo e dedicato. Verrebbe da dire che è normale con al timone l’uomo che “non vuole lavorare al martedì”, ma la situazione si trascina da troppo tempo per ascriverne la colpa soltanto a Triple H.

Alla fine, è il risultato che conta e, di conseguenza, spaventa. SmackDown non ha un’anima da un pezzo. I ritorni sono perlopiù inefficaci, i personaggi ingombranti magari generano saltuari picchi d’ascolto (non solo Reigns, ma anche Lesnar o Rousey così come i Tag Titles sempre sequestrati dalla Bloodline), ma al prezzo di tenere in ostaggio le componenti principali attorno a cui ruota lo show. Il resto è confusionario e confuso, sembra lasciato al caso o comunque iniziato per poi essere interrotto poco dopo, solo per far posto ad un altro flusso ugualmente a vita breve e senso zero. Anche i personaggi che potrebbero tranquillamente portare sulle proprie spalle un filo narrativo di supporto, non sono messi nelle condizioni di farlo. Da Gunther e l’Imperium a Rey Mysterio, passando per Karrion Kross, Liv Morgan o i Brawling Brutes e il New Day. Al di là di gusti e tifo, tutti act in grado di funzionare se innestati in una storyline a medio termine, che però porti effettivamente a qualcosa. Senza neanche citare Drew McIntyre, che ha i tratti sempre più delineati del più grande spreco dell’era recente, all’altare dell’eterna rincorsa di The Rock e di altri miraggi samoani. Sintonizzarsi al venerdì sera compie ormai un duplice delitto: lo si fa per niente e se non lo si fa, si può benissimo tornare a farlo quando e come si vuole, senza che niente si sia minimamente spostato, in nessuna direzione. Nemmeno quella di FOX.

A parte all’indietro, verso impossibile da non intraprendere se si finisce nel vortice blu. Giunti al punto che persino ci manca il lamentarsi del pessimo trattamento ricevuto da SmackDown alle Series, che era puntuale ogni anno, semplicemente perché stavolta, addirittura, non c’è stato trattamento. Rimpianto per rimpianto, forse si è stati troppo frettolosi a immaginare altre terre promesse, ma lo si è stati altrettanto a pensare che, con Levesque al comando, chi è partito abbia fatto l’errore della vita.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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