WWE Planet #825

Amiche ed amici di Tuttowrestling, ben ritrovati anche questa settimana, a cui sembrava difficile andare in fondo già fin dai prodromi. Forse una delle più stralunate, indecifrabili e fortemente criticabili del recente periodo: affrontiamola con ordine. Il punto focale non può che essere la Wild Card Rule e dunque ecco i tre passi che inquadrano questa sciocchezza, capace come poche altre cose di rendere unito il fronte dei fan.
1) la Wild Card Rule è inutile
Il primo punto non può che inquadrare l'inutilità della novità. Permettere a tre Superstar di presenziare all'altro show non sposta di millimetro l'interesse di nessuno. Lo Shake-Up è appena finito e dopo sole 3 settimane non può esserci alcuna nostalgia nel rivedere i lottatori tornare all'ovile. Una nostalgia, oltretutto, impossibile da provare: i tempi della divisione di due show sono finiti da almeno vent'anni, tutti sappiamo che non esiste reale rivalità tra SmackDown e Raw, e certo non esistono fan che guardano uno solo dei due programmi. Nessuno tifa al punto da escludere la visione di uno dei due, nemmeno a causa della mancanza di un dato lottatore. Il prodotto è sempre un prodotto WWE, senza contare che fino ad ottobre sia uno che l'altro continueranno ad andare in onda sulla stessa emittente televisiva. Come può allora l'apparizione di un wrestler spostata di appena un giorno creare reale interesse? Se oltretutto questa invasione non è nemmeno giustificata da una storyline interbrand (come succede per Survivor Series, oltretutto con risultati non esaltanti), come può generare un motivo che spinga ad accendere la TV? Per parafrasare altri: follia è proprinare la stessa solfa di poche settimane fa allo stesso pubblico e aspettarsi un risultato diverso. E questo coinciderebbe almeno con il Mr. McMahon rimbambito portato in scena da Vince lunedì sera.
2) Ha messo in pausa le storyline
In un momento storico, oltre che specifico, in cui la maggior parte di fan e addetti ai lavori ti chiede di mettere maggior impegno e dare maggior peso alla parte autoriale del prodotto, la Wild Card Rule è un autogol deliberato. La presenza di Superstar provenienti dall'altro roster ha portato entrambi gli show ad essere ostaggio della novità: queste interferenze hanno monopolizzato il tempo, lasciando pochissimo spazio al resto. Di conseguenza quel poco che è stato mandato avanti sì è ritrovato con lo spazio ridotto all'osso. Questo ha portato alla paralisi de facto delle storie principali; gli sfidanti hanno interagito con i campioni solo attraverso gli invasori, i Money In The Bank Ladder Match sono stati parecchio trascurati – perché no, fare match a caso con dei partecipanti che mai si sono incrociati o guadagnati quel posto non è mai stato, non è e non sarà mai un modo produttivo per pubblicizzare un incontro. Di più: dare un permesso ingiustificato a scavalcamenti sostanzialmente inutili, senza per giunta mascherarlo dietro una storia è l'apoteosi del “chissene frega!”. Nella testa dei booker MITB era costruito e per quanto la card non sia né solida né fragile, sparare due puntate a vuoto senza aggiungere nulla al prossimo PPV sembra più uno spreco che un'idea geniale.
3) Non ha avuto effetto e non ne avrà
Come se tutto questo non bastasse, la WCR è stata completamente inefficace. L'unico effetto sortito, come detto, è stato quello di unire l'audience nella protesta, o quantomeno nella presa in giro: nessuno sembra in grado, e tanto meno intenzionato, a prendere sul serio la novità. Chiaro che con una reazione del genere sembra arduo aspettarsi un effettivo cambiamento. Ma anche andando oltre quelli che potrebbero essere etichettati (con sfrenata fantasia) come capricci da fan, la WCR non è d'aiuto nemmeno ai wrestler. Nella solita repentina crisi isterica, Vince (o chi per lui) non ha valutato che non solo una sterzata verso il passato (qualcuno ha d'atto Supershow?) è ben poco gradevole per il pubblico se fatta senza logica, ma ha anche il potere di vanificare qualsiasi effetto positivo auspicabile. Passi il rifiutarsi di mettere insieme delle storie quando tutti ti chiedono di fare esattamente quello, ma mettere il tuo stesso Shake-Up nelle condizioni di essere reso vano è un qualcosa di molto simile all'autolesionismo. Se c'è sempre stata una parte positiva dei roster separati e dei draft, quella è la possibilità per i lottatori di creare la propria dimensione in spazi più consoni. Chi era schiacciato da altri a Raw, trovava nello spostamento a SDL il vantaggio di avere più margine di manovra e meno pressioni per sviluppare il proprio personaggio; chi aveva bisogno di palcoscenici più grandi per continuare la sua scalata, passava con profitto dal brand blu a quello rosso. Un automatismo diventato fiducia (o disperazione) per chi tifa per questo o quel wrestler ogni volta che c'è un Darft/Shake-Up. E la lista di wrestler ad averne beneficiato è lunghissima: da John Cena a Batista, da Edge ad Underteaker, fino agli esempi recenti di Dean Ambrose, The Miz, AJ Styles o Seth Rollins. Sembra ormai che la visione in prospettiva sia il peggior nemico del creative team della federazione, che ha fatto della navigazione a vista il suo mantra.
Tre osservazioni di altrettante situazioni talmente deleterie che se fossero disattese porterebbero in automatico ad un miglioramento. Un'evidenza tanto semplice da essere risultata praticamente inattaccabile anche al più accanito bastian contrario: l'annuncio stesso puzzava di fallimento e da tanto tempo la WWE confermava le aspettative in questo modo. Una sciocchezza che siamo disposti a dimenticarci anche fingendo non sia mai esistita, come tante altre volte fatto dalla WWE, purché finisca: la Wild Card Rule, certo, ma anche la pantomima di fingere di vedere soltanto il dito quando tutti stanno già guardando la luna.