WWE Planet #817

WWE Planet

Amiche ed amici di Tuttowrestling, ben ritrovati anche questa settimana. Con WrestleMania alle porte, la WWE si concentra sull'evento più importante dell'anno ma lo fa in maniera confusa. Se sembrano grossomodo delineati i piani principali, alcuni anche da diverso tempo, su alcuni panorami secondari le idee non sembrano così chiare. Quel poco che funziona, attira perché brilla di luce propria; ma solo poche situazioni hanno uno status in grado di limitare i danni di questo comportamento sincopato e – parola chiave – incoerente.


Partiamo dall'evidente: per il Raw Women's Championship si è arrivati all'assurdo. Come Ronda Rousey sia diventata la heel della situazione è paradossale, ma ancora più paradossale è stata la situazione recente. Becky Lynch, che ha vinto la Rumble, si è dovuta riconquistare il posto a WrestleMania. Charlotte Flair, che la Rumble l'ha persa e contro Lynch non ha mai vinto di recente, era l'unica sicura del posto a WM. Ronda Rousey entra ed esce sbattendo la porta, decidendo a pugni di aggiungere partecipanti ad un match che per arcani motivi Stephanie non vuole bookare (non cito le questioni arresti-sospensioni e simili, troppo facile). Un po' come una commedia del teatro dell'assurdo dove la logica viene volontariamente messa da parte. Un tentativo – grazie al cielo mandato a vuoto dall'enorme voglia che ha il pubblico di vedere questo incontro – di rovinare una storia così semplice che andava solo condotta in porto. Una scrittura irragionevole con degli sforzi concentrati su quello che già andava bene ma abbandonando a sé stesso il corrispettivo Titolo Femminile di SmackDown, che invece di bisogno di attenzioni e di costruzioni ne avrebbe dal momento che il roster è stato depredato di due delle tre punte di diamante. Un controsenso fin troppo stonante per quella che probabilmente sarà l'edizione più femminile di WrestleMania. Una condotta priva di motivazioni, che cozza con la logica ma a quanto pare risulta efficace agli occhi degli autori, capaci di replicarla per il WWE Championship.

Ignorando il fatto che Daniel Bryan stia facendo un lavoro stratosferico, tale da aver fatto dimenticare a tutti lo Yes Movement in pochi mesi con un personaggio di per sé mediocre, la WWE si sta concentrando appieno sullo sfidante. Nulla di scandaloso, anzi. Ma se le forzature della storyline al femminile erano tutte rivolte al tentativo di rendere Becky Lynch l'underdog che rincorre (di nuovo: senza che ce ne fosse bisogno), la dose di fantasia dev'essere esaurita dato che la stessa cosa è stata fatta con Kofi Kingston. E, come per la Lass Kicker, far finta che la situazione non sia già così a causa di anni di sottovalutazioni nei suoi confronti è una bugia a cui non crede nessuno. D'accordo, il suo inserimento non era probabilmente previsto e solo la grande reazione recente del pubblico nei suoi confronti sta spingendo l'ex ghanese verso la Cintura. Detto questo, dopo quasi un mese, navigare a vista non è più accettabile. L'aver cambiato i piani in corsa in favore del membro del New Day denuncia innanzitutto la presenza di un piano evidentemente non così efficace in precedenza. In secondo luogo, la rincorsa di per sé poteva essere resa irta a priori, senza gli interventi di un Vince McMahon in versione sempre più lucina di Natale impazzita, che si accende a ritmi diversi dalle altre e cambia il verso alla sequenza. Più che un capo dispotico, il personaggio di Mr. McMahon sembra un malato di schizofrenia, che oltretutto coi figli non condivide neanche un minuto fuori dai palcoscenici. Un qualcosa di talmente anacronistico da risultare stucchevole anche a chi vorrebbe sperticarsi le mani nel sostenere Kingston. Senza contare il rientro probabilmente anticipato di Kevin Owens, immolato alla causa di chi non riesce a trovare idee valide da mettere sul tavolo quando cerca di sfruttare un'occasione creatasi di fresco.

Il che ci porta al punto più evidente dell'ultimo periodo. Anche fingendo che ci siano solo questi due indizi, sia pure enormi, la trasformazione che ci era stata annunciata dalla famiglia McMahon non è mai arrivata. Lungi dal sembrare ingenui: nessuno si aspettava una vera rivoluzione, né che si desse veramente ascolto al pubblico in tutto e per tutto. Ma se si aggiungono al carro delle follie la gestione a dir poco disordinata degli arrivi di NXT e il totale disinteresse verso i Tag Team Championship o i Titoli secondari, risulta evidente come nemmeno una minima variazione sul tema fosse stata messa davvero in programma. Una maschera a coprire una mancanza che nel frattempo non è stata colmata: ecco cos'è stato l'annuncio della New Era. Le decisioni di comune accordo sono durate un paio di settimane, i figli sono già succubi impotenti del padre, Triple H è sparito dall'asse decisionale on-screen, tagliato fuori da scelte troppo poco coerenti con il suo personaggio e tornato solo per far finta che il 2006 non sia mai finito insieme a Batista. Nessun collegamento in diacronia, nessuna connessione logico-narrativa nelle scelte delle figure che sono, de facto, l'esternazione sullo schermo della voce narrante. Come se il voice-over fuori campo delle nostre storie, le più importanti dell'anno, fosse arrivato in cabina di doppiaggio ubriaco e leggesse una riga sì e una no. E, soprattutto, come se noi non ci tenessimo da matti.

Scritto da Daniele La Spina
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