WWE Planet #815

Amiche ed amici di Tuttowrestling, ben ritrovati anche questa settimana. In una condizione strana, va premesso, perché ci sarebbe tanto di cui parlare, dai ritorni improvvisi a SmackDown Live all'altrettanto repentina comparsa dei 4 di NXT, buttati nella mischia senza preavviso. Ma non oggi. L'evento della settimana è chiaramente l'annuncio e il ritorno di Roman Reigns e lì oggi si inizia e finisce.


Abbiamo un problema. Un problema bello grosso che genera una domanda: come diavolo ci siamo arrivati a questo? Come siamo arrivati ad avere centinaia di persone che si chiedono se la malattia di Roman Reigns sia un work? Come siamo giunti al punto in cui pensiamo che la Compagnia che fornisce lo spettacolo che noi guardiamo sia anche quello che vuole avvelenarci? Com'è possibile che siamo passati dal detestare i mass media italiani per come hanno trattato la tragedia Benoit al diventare l'ennesima espressione del diffuso malcostume generale? Insomma: quand'è che siamo diventati così gretti dal pensare una cosa simile? Non c'è tanto tempo da perdere in spiegazioni: Roman Reigns è davvero malato. La Leucemia ha mille sfaccettature, diverse tipologia e un sacco di contorni di cui ben pochi di noi hanno idea. È una malattia su cui si può e deve fare informazione ma che colpisce ogni giorno anche persone vicine a noi. Quel del Big Dog è in remissione, che non significa guarire purtroppo, ma che gli permetterà di tornare a fare quello che ama senza rischi per un periodo indefinito di tempo. In aggiunta: pensare che venga usata come pretesto o finzione significa non capire che per farlo la WWE avrebbe dovuto non solo architettare un complotto che comporta il silenzio di centinaia di persone, ma anche rischiare un suicidio mediatico che un'azienda, che lavora nello spettacolo ed è quotata in borsa, semplicemente non può permettersi di pensare. Significa anche non riuscire a distinguere un grande attore da una persona che soffre davvero – il che chissà a quante fregature e sciocchezze espone. Insomma non c'è quasi tempo da sprecare a spiegare per quante (tante) e quali lapalissiane ragioni è ovvio oltre ogni ragionevole e irragionevole dubbio che Roman Reigns abbia la leucemia e che fortunatamente ne stia lentamente uscendo. È semplicemente ovvio. Tuttavia siamo qui a farlo.

Brevemente, se ancora nutrite dei dubbi vi invito a visitare il sito dell'AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro per avere delle informazioni attendibili riguardo alla malattia. Inoltre vi lascio il tweet con cui l'associazione britannica Leukemia Care è intervenuta sull'argomento, in funzione della loro mission di prevenzione e sensibilizzazione sul tema.

Qui il link alla serie di tweet condivisi e che dovrebbero far riflettere.

Ma ritrovarsi qui, a dover fare questo, francamente è avvilente: è assurdo essere arrivati al punto in cui l'odio per un personaggio o la mania di complottismo ci abbia condotti ad un'incapacità di riconoscere il reale così elevata. Non sono mai stato un fan di Roman Reigns, non ho mai apprezzato le sue capacità da performer o la conduzione narrativa del suo personaggio (spesso anche pubblicamente da queste pagine) e non sono per nulla contento se ritornerà a tenere in ostaggio la vetta della federazione. Non sono nemmeno felice di questa accennata, ennesima reunion dello Shield. Ma come Reigns, ho “detestato” altri lottatori e personaggi, come il concetto stesso di essere fan del wrestling vuole. E come il concetto stesso di far parte di questa piccola, enorme comunità vuole, sono però sempre stato riconoscente verso le persone. È per questo che ci commuoviamo quando un lottatore si ritira e ci esaltiamo quando torna da un infortunio, è per questo che quando lo vediamo dal vivo ci sembra di sognare e vorremmo fargli sentire tutta la nostra gratitudine. Perché ci sono persone che fanno sacrifici immensi, che raggiungono obiettivi che forse anche noi avremmo voluto rincorrere e che lo fanno anche per noi. E Roman Reigns non fa eccezione. Joe Anoa'i non fa eccezione. Mettere in dubbio la veridicità della vicenda va contro la logica ma soprattutto evidenzia un dato preoccupante: persino chi arriva a seguire ore di programmazione WWE e non sul wrestling non riesce a comprenderne i meccanismi più elementari. Pensare che quello di Reigns sia stato un work significa non capire cosa sia un work, non saperlo riconoscere ed essere incapaci di elaborarlo. E spendere ore su qualcosa di cui non si comprende nemmeno l'elemento fondante più basilare è la definizione più precisa possibile di “perdita di tempo”. Se siete convinti che sia tutto finto allora state perdendo un sacco di tempo. Non serve lavorare nel settore, essere wrestler, guardarlo da 180 anni o essere chissà quali esperti: è come seguire il calcio e non capire che vince chi fa più gol o guardare la tv e pensare che Will E. Coyote sia veramente morto tutte le volte che è caduto rincorrendo Beep Beep. Se siete convinti che sia stato tutto architettato dalla WWE siete allo stesso livello di comprensione di quelli che ci dicono, costantemente: “Segui il wrestling? Ma lo sai che è tutto finto, vero?”. E, come dicevo, pensare di essere così in basso, è avvilente.

Minuto 3:06. Le sue emozioni. Quelle del pubblico. Tutto il resto. Come si fa ad avere dubbi, ragazzi?

https://www.youtube.com/v/DbNEyKAsxvc#t=3m06s

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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