WWE Planet #807

Amiche ed amici di Tuttowrestling, ben ritrovati in questo 2019, ancora una volta a fare il punto sulla WWE. Ogni volta, nei primi giorni di gennaio, ci si ritrova a fare buoni propositi e progetti per l'anno che verrà ma indubbiamente per la WWE è sempre stato diverso. Quest'anno, però, qualcosa potrebbe portare la WWE a ripensare la propria schedule.


Anno nuovo, wrestling nuovo
Certe cose nella vita sono soggettive, altre sono oggettive, così e basta. Una cosa oggettiva è che l'anno nuovo abbia portato con sé una notizia forse per qualcuno attesa, probabilmente vociferata più di quanto si sappia nell'ambiente ma certamente sconquassante come la nascita della All Elite Wrestling. La neonascente federazione di wrestling dell'Elite (non di proprietà ma de facto) sta vedendo la luce e un po' tutto il mondo del wrestling sta guardando ad essa. È infatti innegabile che, nonostante molti interrogativi che ancora oggi gravano sulla AEW, questo progetto sia destinato a cambiare il panorama del wrestling odierno: bisogna solo capire quanto. Sarebbe inutile, in un editoriale a marca WWE, parlare di un'altra federazione, peraltro non ancora in pista, ma è doveroso provare ad analizzare (e, se vi pare, anche a fare facili pronostici) su quale tipo di curvatura nell'orizzonte del pro-wrestling possa tracciare la AEW e come questo riguardi da vicino la WWE. È logico che la novità avrà bisogno di wrestler e di addetti ai lavori per esistere e funzionare ed è altrettanto logico che persone che di wrestling ci vivono da anni, come Cody Rhodes, i Bucks o Page, daranno fondo a tutti i loro contatti per colmare quei vuoti e dare forma al loro progetto. Non è nemmeno un segreto che la WWE sia in palese sovraffollamento di talenti (limitandoci ad esplorare l'ambito wrestler e senza scendere tra tutte le altre posizioni) e che molti di loro siano soffocati da spazi piccoli o addirittura scontenti della loro gestione creativa. E fare 2+2 non è mai stato così semplice. I nomi che vengono in mente sono parecchi: dai costantemente maltrattati Dolph Ziggler e Samoa Joe, che potrebbero trovare più spazi e stimoli, ai già nell'orbita Shinsuke Nakamura o Finn Bálor, tanto per fare due nomi di persone che non solo faticano a trovare la loro dimensione in WWE ma che di contatti con l'Elite già ne hanno e ne hanno avuto, persino strettissimi; senza contare chi (AJ Styles, per citarne un altro) non ha mai fatto mistero di preferire un'agenda d'impegni più leggera. Ne vengono in mente tanti altri ed è facile immaginare che, a valle dei rispettivi accordi contrattuali con Stamford, siano in molti a osservare da vicino l'evoluzione degli eventi attorno alla nuova compagnia di Jacksonville per decidere del loro futuro. Un pericolo non da poco, avvertito ovviamente da ROH e NJPW su tutti dal momento che è soprattutto lì che l'Elite ha lottato, letteralmente fino all'ultimo minuto, ma anche da Impact, spesso (e comprensibilmente) la prima vittima di diaspore di questo tipo. Ciò non toglie che la WWE non è al sicuro: la politica di ammassamento di talenti varata negli ultimi anni unita alla grande crisi narrativo-creativa degli ultimi mesi potrebbe essere un volano importante per tanti, uno stimolo che conduca alla perdita di qualche pedina davvero fondamentale. Un guadagno per il wrestling forse, una perdita per la Compagnia dei McMahon indubbiamente.

Quest'anno prometto che…
Nel 2019 più che mai, allora, la WWE dovrebbe darsi il buon proposito di provare a creare un prodotto migliore. Va bene il concentrarsi a tutto tondo, da vera multinazionale, una cosa che funziona e parecchio: tuttavia rischiare di perdere il pubblico di aficionados o di “wreslingofili” puri in favore di AEW o altre compagini non sarebbe una buona mossa. Ben inteso: nulla che possa mettere in crisi l'egemonia della Federazione ma si rischia comunque di perdere quel margine guadagnato, con fatica e tempo, grazie al lavoro fatto con NXT, 205 Live e spettacoli simili, chiaramente più ammiccanti a chi predilige il lottato. Un brutto colpo, facilmente evitabile grazie – come sempre – all'enorme squilibrio di potenza a disposizione. Il finale di 2018 e in generale le ultime settimane non hanno prodotto la risalita che ci si attendeva, né dal punto di vista creativo, né da quello degli ascolti, sia che si parli di Raw che di SmackDown Live. La speranza è allora un'inversione di tendenza che sfrutti il momento: un po' l'entrare nella Road to WrestleMania potrebbe aiutare la WWE, un po' il nuovo piccolo ma costante carico di pressione che la comparsa di un competititor con queste sfaccettature, nuove e particolari, potrebbero generare una sensazione di pseudo-urgenza nel migliorare il prodotto. Si sa: in condizioni di concorrenza si dà il meglio e questo vale anche per la WWE. Tanto più che l'ultima volta che una minima minaccia si è stagliata, proprio a gennaio di 9 anni fa, Vince McMahon decise di tentare di uccidere una mosca con un cannone e si riconciliò persino con Bret Hart pur di non avere problemi (che comunque difficilmente avrebbe avuto) con la popolarità in ascesa dell'allora TNA.

Insomma attendiamo la reazione della WWE, che indubbiamente ci sarà, in una situazione dove l'unico fallimento annunciato e non cambiare nulla. Come sempre quando il cambiamento è più che pronto ad avvenire lo stesso.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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