WWE Planet #801

A guardare questo Survivor Series, e la settimana immediatamente seguente, pensare che quasi quasi due anni fa ci si lamentava dell'idea di un PPV ogni due settimane è quasi strano. Tutti eravamo preoccupati dalla difficoltà di costruire due eventi al mese e infatti la WWE ci riuscì con poca brillantezza, pur alternando gli eventi a pagamento tra Raw e SmackDown. L'esperimento durò solo un anno e… in che senso lo fanno ancora?
La WWE sarà anche tornata al classico schema di 12 PPV l'anno, ivi compresi i Big Four, ma nella pratica poco è cambiato. Inserendo eventi a tema come Starrcade, eventi esclusivi come Evolution ed eventi idioti come Crown Jewel, a cui si aggiungono i vari live events speciali, si sfiora di nuovo la ventina. E se già era difficile gestire così tanti punti di svolta quando questi erano già previsti negli archi narrativi, figuriamoci adesso che sono fatti un po' quando capita, senza cadenza fissa e pestandosi pure i piedi. A rimetterci, oltre al pubblico, è stato Survivor Series, culmine di un mese che aveva visto andare in scena sia Evolution che Crown Jewel appunto. A stranire non è solo la scelta di snobbare quello che dovrebbe essere uno dei Big Four della Compagnia, ma anche il fatto che sia stato proprio l'evento a rimetterci di più: la costruzione per l'evento è cominciata due settimane prima, i team sono stati assemblati in maniera raffazzonata, le sfide poco coinvolgenti e il risultato è stato a dir poco disastroso.
Partendo da questo, il PPV in sé, sul lottato, non è stato da dimenticare: abbiamo negli occhi prove ben peggiori, come l'evento in Arabia Saudita o la metà dei PPV andati in onda quest'anno. Semmai ad essere carente era l'interesse: sì, del pubblico, ma anche degli stessi lottatori e dei loro personaggi. Fatta eccezione per il match tra Campionesse Femminili, che, oltretutto, alla fine non si è tenuto, nessuno degli sfidanti aveva motivi per combattere con la controparte dal momento che in fase di costruzione il poco tempo non aveva permesso di crearne. Seth Rollins è stato occupato fino al giorno prima con Dean Ambrose, Shinsuke Nakamura dal canto suo gigioneggia da mesi a SDL ma comunque si è sprecato in mezzo promo pre-registrato. Brock Lesnar, assenteista doc, s'è visto cambiare l'avversario all'ultimo; i Tag Team Champions rispettivi erano due team heel, gli uni appena diventati Campioni, gli altri impegnati in un feud col New Day da tempo (e sorvolo su cosa sia stato costretto a fare Drake Maverick). I due incontri a squadre arrivavano da delle contraddizioni clamorose: la vittoria di Raw è a dir poco insensata per aiutare una, Nia Jax, che non solo non ha alcun tipo di presa sul pubblico ma è per giunta arrivata da una squadra che aveva tutte le carte in regola per raccontare la classica storia dell'implosione. Di contro a fingere un'implosione è il Team Red al maschile che però lo fa a metà (McIntyre che prima aggredisce Strowman e poi festeggia con lui) solo per polverizzare un Team Blue neanche così scandaloso al confronto. Il tutto senza neanche sfiorare l'ennesima umiliazione inflitta a Samoa Joe, che meriterebbe non un editoriale ma un sito internet a parte. Lo show-stealer della serata è senza ombra di dubbio il mach valido per il Cruiserweight Championship ma, essendo l'unico in continuità narrativa, la cosa non stupisce e certo non erano in dubbio le doti di Mustafa Ali e Buddy Murphy. L'altro match da ricordare è la sfida tra Charlotte Flair e Ronda Rousey. Con le attese rovinate dall'infortunio di Becky Lynch, evidentemente la WWE si è sforzata di cambiare lottatrice ma non finale: l'aggressione di Flair se fatta da Lynch avrebbe evitato la sconfitta a entrambe, preservando il personaggio di Lynch e l'aura di Rousey. Messo in atto da Flair, invece, è stato più spiazzante di uno sconto vero in Black Friday e francamente anche poco sensato dal momento che andrà ad inficiare il proseguo della rivalità tra lei e l'irlandese. Se c'è stato qualcosa di buono nel lottato, insomma, è passato in secondo piano per le decisioni di booking: il main event è stato l'unico a non essere intaccato, ma se ci ha ridato un Lesnar felice di salire sul ring con un lottatore vero a distanza di non si sa più quanto, il finale a dir poco intrigante si è perso inevitabilmente nel vuoto.
Il che ci porta alla riflessione conseguente. Dal momento che a Raw e a SDL non è stato praticamente dato spazio all'esito – oltretutto un cappottone da annali – che motivo c'era di creare così tante sorprese? Bryan che prende il Titolo a Styles, storyline capovolte o ignorate nei vari Team, persino turn, ma a che pro? Se Survivor Series a livello narrativo doveva essere, com'è stato, l'equivalente di un Live Event al Madison Square Garden – da ignorare e con pochi o nulli risvolti per il dopo – non c'era assolutamente motivo di stravolgere le storie che, a fatica, dopo i caotici avvenimenti dell'ultimo mese, si stavano assestando. Tornare indietro e far finta che non sia successo nulla è sconfortante e per giunta un po' confusionario, contando che comunque al contrario dell'impatto che hanno avuto, vittorie e sconfitte sono state ricordate sia lunedì che martedì. È inutile raccontarci la frottola che la colpa sia del concept SD vs Raw: è stata mancanza di volontà . Per anni la sfida tra roster è stata accesa e più sentita, con risvolti nei mesi precedenti e successivi e implicazioni persino durante i Draft. La lotta vera esisteva e le sfide incrociate erano rese intriganti da settimane – più di due scarse – di costruzioni per nulla paragonabili all'invasione a caso delle ragazze di SDL a Raw. E questo vale anche senza scomodare precedenti ingombranti tipo Survivor Series 2005 che però, ovviamente, resta la sintesi perfetta di come si possano sia portare avanti le storyline principali che dare evidenza, significato e qualità alla lotta tra brand.
La navigazione a vista in cui sembrano intestardirsi sta avendo ripercussioni anche sugli ascolti dal momento che praticamente non c'è storyline stabile e seria che sia anche interessante al di fuori di Seth Rollins vs Dean Ambrose. Le altre o non sono valide o non esistono o sono state recentemente stravolte per nulla, testimone su tutto l'ottimo stato di forma di SDL che è stato squassato in due settimane e che è risultato in una puntata insipida e priva d'interesse. E decisamente il materiale non manca. Insomma se ci aggiungiamo il solito, impietoso paragone con TakeOver, la frittata di questo insulso Survivor Series è fatta. Ora si dovrebbe sfruttare il tempo fino alla Royal Rumble per provare a risalire la china ma se, tanto per dirne una, la prima idea è, come pare, Lars Sullivan costruito alla Braun Strowman (che annoia, annoierà e presto finirà con l'annoiare chiunque) allora questa salita è roba da scalatori del Giro d'Italia.