WWE Planet #386

Se fosse sempre così semplice distinguere la professionalità dalla passione sarebbe assai più facile fare il mestiere di giornalista o quello di opinionista.. guardando Chris Jericho perdere il suo posto al six pack challenge di Night of Champions è uno di quei momenti in cui questo, per tutta una serie di motivi (non ultima la bravura di Jericho stesso) non è stato possibile.
Chiaro che il riferimento preciso non è tanto all'incontro o al suo esito, quanto soprattutto al segmento andato in onda successivamente, dove uno sconvolto Chris Jericho viene prima approcciato per una intervista da Josh Matthews (si scrive così? Boh) e poi irriso da John Morrison. Ecco.. in quei minuti non sono entrate per la mente le considerazioni che leggerete di qui a breve, quelle hanno dovuto aspettare un pò; in quel momento è arrivata una sincera, spontanea sensazione di amarezza, di solidarietà verso il canadese. Quasi quella sconfitta fosse vera e non premeditata, quasi avessi perso io quell'incontro e quella opportunità.
Un minuto dopo ti rendi conto che tutto è deciso, che quell'atleta apparentemente sconvolto è in realtà un eccellente attore che sta recitando letteralmente alla perfezione la sua parte, e capisci perché questo business di gente come Chris Jericho ha maledettamente bisogno.
Detto questo e tornando alle considerazioni tecniche e non emotive, a questo punto quale è il futuro che Y2J, la WWE o entrambi hanno deciso per il contratto che lega loro? Guardandolo perdere avevo inizialmente immaginato che il suo contratto in realtà scadesse prima del pay per view, poi in realtà l'ipotesi che più mi ha convinto è stata quella diametralmente opposta: Chris ha raggiunto un nuovo accordo con la federazione, ha rinunciato parzialmente o totalmente a dedicarsi al suo hobby/lavoro nel campo della musica e dunque continuerà a deliziare i suoi tifosi in tutto il mondo, ma il tutto è avvenuto solo a valle dell'annuncio di due settimane fa, ovvero quel dentro/fuori vincolato a vincere a Night of Champions la cintura. Dunque, non potendo smentire o contraddire quell'impegno, la federazione ha preferito estrometterlo dal match piuttosto che farglielo vincere o inventarsi chissà cosa per giustificare un suo non-abbandono.
Naturalmente è solo una ipotesi e solo fra una/due settimane potremo capire cosa in realtà sia successo e succederà, ma a mio avviso resta una ricostruzione abbastanza logica; non mi spiegherei altrimenti, infatti, l'estrometterlo dall'incontro, a meno di ulteriori sviluppi domani a Raw o di dover cedere il suo spot a qualche altro grande nome, uno su tutti Triple H (il cui rientro però dubito fortemente sia a sorpresa piuttosto che annunciato e promozionato a dovere).
Sempre a valle di Raw avrei qualcosa, anzi molto da ridire sul ruolo di Darren Young e sull'ennesimo stop alla marcia dei Nexus, ma ne ho parlato praticamente ogni settimana, sarebbe noioso ed inutile ripetermi.
Qualche news in più solo da Smackdown, dove abbiamo appreso sia che a Night of Champions non vedremo solo match titolati, avendo aggiunto alla card anche Big SHow contro CM Punk, sia soprattutto che il match di Undertaker e Kane sarà un match senza prese vietate, ovvero uno scenario che può aumentare, e di molto, le probabilità di vittoria di Kane, almeno per questo primo round. Ci sarà comunque modo di parlarne ulteriormente fra sette giorni.
Questa settimana, però, approfittando di come sostanzialmente si siano consolidate le storyline esistenti senza particolari elementi nuovi, mi piacerebbe dedicare qualche riga ad un fenomeno che sempre più spesso vedo manifestarsi nel wrestling moderno. Riferendomi ad una marea di campioni del passato ho spesso parlato di un treno che non è mai passato, ovvero una chance di diventare campioni che per gente come Ted Di Biase, Rick Rude, Mister Perfect, Owen Hart e tanti altri ancora non è mai arrivata. Chiaro erano altri tempi, altra importanza delle cinture, altra frequenza di pay per view e di cambio di mano dei titoli, eccetera eccetera
ma altrettanto chiaro come tantissimi che oggi sono universalmente riconosciuti come dei grandissimi in realtà non hanno mai vinto l'alloro che più di tutti contraddistingue il mondo del wrestling americano e non.
Oggi invece accade spesso qualcosa di diverso.. più che un treno che non passa mai parlerei di un treno che passa, viene preso ma poi si ferma prima di arrivare a destinazione. Tradotto in pratica? Un push piuttosto convinto, palese e che magari si conclude anche con un trionfo, ma che poi per tutta una serie di motivi più o meno seri viene fermato o ridimensionato.
Come detto è un fenomeno che ho riscontrato molto nella storia recente, non a caso come esempi citerò tutti wrestler giovani o comunque decisamente ancora in attività: potrei partire da MVP e John Morrison, apparentemente pronti al salto di categoria ma che in realtà tornano utili part time solo per operazioni di contorno, solo ai limiti della zona che conta. Ma che dire allora di Drew McIntyre? Il prescelto, uomo dipinto come pupillo di McMahon, benedetto dietro le quinte da Triple H e dunque destinato ad un futuro fantastico.. dopo pochissimo tempo è usato alla giornata, perfino come jobber di lusso quando serve. O ancora, seppur non sugli stessi livelli, potrei citare Evan Bourne, lanciato sulla porta principale di raw per qualche settimana e nulla più, neanche fosse un fenomeno di moda come gli Eugene ed Hornswoggle di qualche anno fa o come la stable della Spirit Squad.
Figuriamoci poi i fratelli Hardy, lanciati, affossati, rilanciati, riaffossati e rilanciati nemmeno fossero abbonati all'ottovolante di dinseyland.. o di quelli che come detto prima il viaggio lo hanno percorso fino al massimo risultato! Kane, Great Khali, Rey Mysterio, tutti portati al massimo quando serviva e lasciati cadere, magari addirittura per anni per poi riportarli in alto con una rapidità disarmante.
Oggi, insomma, non bisogna essere dei Bret Hart o degli Shawn Michaels per scalare una vetta anche altissima; è sufficiente essere un atleta di caratura o non, anche imperfetto o anche molto imperfetto, ma capace di offrire almeno qualche punto di interesse. La vera difficoltà è diventata restarci su quella vetta, evitare di essere spinti giù fin quasi alla base, e ripeto con una rapidità tale da rotolarci in basso piuttosto che semplicemente camminare.
E guarda caso è anche il fattore che fa la differenza fra i veri main eventer e quelli occasionali: più di dodici pay per view all'anno significa una serie di vetrine tali che non puoi proporre sempre e comunque gli stessi nomi negli incontri principali (anche se spesso questo è stato fatto nel passato, con risultati nella maggior parte dei casi disastrosi, vedi il feud fra Cena e Orton), dunque occasioni sono comunque in qualche modo almeno minimamente disponibili, ma essere dei main eventer significa poter scendere tranquillamente per un mese o anche più avendo la certezza di tornare al momento più opportuno dove i riflettori sono puntati. Cena è ovviamente il re indiscusso dei main eventer, Undertaker lo segue a ruota per quanto potrà ancora lottare, Edge può dirsi il migliore insieme a Kurt Angle creato in tempi relativamente recenti (probabilmente sarebbe stato Lesnar, che però ha scelto altre strade che oggi stanno facendo decisamente del bene al suo portafoglio), Orton lo è finalmente diventato dopo anni di esperienza non sempre positiva, ma altri? Mysterio, Kane, Sheamus.. come detto per loro il treno è passato, per alcuni proprio in questo momento, e non è escluso possa anche ripassare, ma per il momento sono ancora condannati a scendere e risalire, cedere il loro posto sperando senza garanzie di riprenderlo prima o poi. Chiaro che chi come l'irlandese è giovanissimo può tranquillamente convivere con questo ruolo, a patto però di evitare quelle cadute ripide che rischiano comunque di massacrarti.
Tornando poi all'apertura Chris Jericho è il leader indiscusso di chi su questo treno deve cedere il posto.. il capostipite della pattuglia dei moderni sottovalutati. A fine carriera potrà dire di aver vinto titoli su titoli, anche pesanti, ma a consuntivo, in rapporto al contesto nel quale ha lottato, il suo nome sarà tranquillamente affiancabile a quello di Ted Di Biase, ovvero a coloro che pur avendo vinto non hanno vinto abbastanza, non hanno vinto il dovuto.
E, francamente, è un enorme peccato.