WWE Planet #338

Come è assolutamente logico che sia data la strettissima vicinanza temporale, gran parte della card di Hell in the Cell è la copia-carbone di quella di Braking Point. Troppo poche, infatti, sono le tre settimane fra un pay per view e l'altro, che corrispondono ad appena tre show per brand, e dunque la sola eccezione è ovviamente il doppio ritorno – per motivi enormemente diversi – di Batista e Rey Mysterio, i primi che potranno mettere seriamente in discussione il regno di Big Show e Chris Jericho.


Considerato che in nessun caso si sta certo parlando del feud dell'anno, la scelta di affiancare due pay per view con la stessa card porterebbe a risultati commerciali sicuramente modesti, ma tanto per cambiare l'elemento differenziante ed al tempo stesso attrattivo è il “tema” del pay per view: solo match per sottomissione ieri, solo match nella infernale struttura dell'hell in the cell oggi.

Contrariamente a quello che si può pensare, la storia ci racconta come questa scelta non costituisca assolutamente un cambio di strategia per la WWE: già quando i pay per view erano solo quattro e la sigla era la vecchia (e permettetemelo, assai più affascinante) WWF, il 50% (Royal Rumble e SUrvivor Series) erano a tema. Peraltro temi dalle fortune alterne, visto che la rissa reale si è rivelato un format di tale successo da essere ancora oggi uno degli eventi più attesi dell'anno (al punto da spingere qualche pazzo – ogni riferimento a fatti o autori di questo editoriale è puramente casuale – a farsi un viaggetto apposta per andarla a vedere), mentre i match quattro contro quattro delle Series hanno iniziato a “scricchiolare” fin dal 1991, quando tutta l'attenzione fu catalizzata dallo spettacolare Undertaker vs Hulk Hogan.
Addirittura già dal 1993 la percentuale è salita al 60%, con l'introduzione del king of the ring, altra idea dalle alterne fortune, seppur utilissima per aver lanciato un certo Steve Austin.

Non pensiamo, dunque, che il continuo ricorrere alla caratterizzazione di un pay per view sia un qualcosa di nuovo; quello che è assolutamente diverso è il contesto a contorno, che poi a mio avviso è la ragione per la quale questo “marking” è diventato necessario. Nel periodo storico cui mi riferivo, infatti, non soltanto i pay per view in un anno erano almeno tre volte meno di quelli attuali, ma soprattutto gli show televisivi erano un prodotto totalmente diverso, dove vedere due superstars affrontarsi era l'eccezione, in luogo di match scontati dove la superstella affrontava le “facce nuove”, come amava chiamarle Dan Peterson.
Oggi invece Raw e Smackdown hanno un taglio totalmente diverso, il wrestling dei tv show è vertiginosamente aumentato non soltanto in quantità, ma anche e soprattutto in qualità. Dove sta la differenza? Nel fatto che inevitabilmente la stipulazione è l'unico elemento distintivo, quello che fa la differenza. Provateci voi, ad esempio, a convincere la gente a guarda per l'ennesima, ennesima volta un match fra John Cena e Randy Orton se non ci fosse stata l'ingombrante presenza della struttura metallica demoniaca intorno al ring.

Inoltre, c'è da considerare come nell'ottica di un prodotto appetibile questa sia la strada più facile e veloce, che sicuramente porta dei benefici nell'immediato. Idee come la rissa reale, come detto, sono così geniali che ormai portano acquisti e interesse a prescindere, l'hell in the cell non è sicuramente allo stesso livello, ma può comunque difendersi. Ecco perché incentrare tutto un evento su questo offre già un minimo di garanzie indipendentemente da chi poi nella gabbia dovrà affrontarsi.

Guai però a pensare che questa strada facile e veloce non abbia il suo prezzo, seppur diluito nel tempo; questo prezzo si chiama perdita di fascino, sensazione di deja vu e difficoltà ad innovare idee che rischiano di risentire della “vecchiaia”. Pensateci.. quanti hell in the cell abbiamo visto dal primissimo Shawn Michaels vs Undertaker? Obiettivamente tantini, e potrei dire lo stesso per i ladder, solo un po' meno per i TLC, ecc. Di fronte ad una tale inflazione diventa difficilissimo innovare, proporre qualcosa che possa rendere il singolo match diverso – e migliore, perché se poi innovare significa impiccare Bossman come a Wrestlemania XV allora stiamo freschi – da tutti i precedenti.

Ho sempre sostenuto come la strada migliore fosse quella più coraggiosa, ovvero investire sulla base e non sul contorno; in soldoni significa semplicemente rischiare di buttare nella mischia nuovi personaggi e relative storyline, magari con il rischio di prendere cantonate assurde (vedi Kozlov) o magari di bruciare qualche talento (vedi il primissimo regno di Orton) . E' sicuramente un enorme rischio, e probabilmente più adatto ad un editoriale di un appassionato piuttosto che al chairman di una società che deve generare introiti, ma guai a pensare che la sola “pezza” nel breve periodo possa bastare da sola.

Perché ad esempio quella stessa pezza da un lato ci permetterà domenica prossima di vedere Undertaker e CM Punk affrontarsi in un match sicuramente dall'elevato potenziale, ma dall'altro la mancanza di quel pizzico di rischio cosa rischia di portare? Semplicemente ad un pronostico estremamente chiuso, perché sappiamo quanto coraggio ci voglia a far perdere il becchino contro chiunque.

Ne riparliamo, come sempre, fra sette giorni.

Giovanni Pantalone
Giovanni Pantalone
Super appassionato di wresting dagli inizi degli anni 90, al punto da vedersi, tra WWE e Impact, una trentina di Pay Per View e show televisivi dal vivo in giro per il mondo. Si occupa da sempre di tutta la parte tecnica del sito, compresa la App e la gestione del Forum, ma non disegna sporadici editoriali e comparsate nei podcast.
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