Storie di Wrestling: The Iron Claw (Recensione)

Devo farvi una confessione.
A me il film The Iron Claw non è piaciuto.
Se mi seguite da un po’, ormai mi conoscete, sono un tipo davvero facile da accontentare, è molto raro che parli negativamente di qualcosa o che la critichi aspramente, riesco sempre a trovare qualcosa di buono in tutto, che sia un evento di wrestling, un performer o, come in questo caso, un film.
E qualcosa di buono l’ho trovata ovviamente anche in The Iron Claw, il lungometraggio recentemente uscito nei nostri cinema e che narra le tragiche vicende della leggendaria famiglia Von Erich.
L’interpretazione degli attori l’ho trovata positiva, Zac Efron, Jeremy White e gli altri sono stati molto bravi a calarsi nei panni dei membri di questa sfortunata dinastia di grandi wrestler.
Ed anche le scene di wrestling sono state ricostruite con grande cura, le ambientazioni nell’arena della World Class Championship Wrestling ti riportano indietro agli anni ottanta, i colori, l’atmosfera, tutti gli aspetti sono stati riproposti con estrema attenzione, comprese le sequenze di lotta (che sono state magistralmente curate da Chavo Guerrero, Jr.) e le interviste.
E allora cosa c’è che non va?
Ăˆ il modo in cui è stata raccontata la storia a non essermi piaciuto.
Per caritĂ , ovviamente mi aspettavo che si sarebbero presi qualche “licenza artistica”, ovvero che venisse attuato qualche cambiamento alla vicenda originale per esigenze di copione, tipo la completa assenza del fratello piĂ¹ piccolo Chris Von Erich, morto suicida a soli ventuno anni nel 1991.
Ma piĂ¹ che altro sono rimasto perplesso perchĂ©, ad un certo punto del film, la storia prende una piega che sembra concentrarsi esclusivamente sulle terribili disgrazie che hanno distrutto questa famiglia che veniva additata come “colpita da una maledizione”.
Il problema è che la narrazione cronologica di queste tragedie non segue un ordine corretto, soprattutto per quanto concerne le tempistiche.
Ad esempio, nella realtĂ , “Texas Tornado” Kerry Von Erich rimase vittima di un grave incidente motociclistico avvenuto il 4 giugno 1986, a seguito del quale subì l’amputazione del piede destro.
Nel film invece, Kerry vince il titolo mondiale dei pesi massimi NWA sconfiggendo “Nature Boy” Ric Flair al Texas Stadium davanti a quarantacinquemila spettatori, fatto avvenuto il 6 maggio 1984, e la sera stessa, lascia la cintura sul tavolo in cucina dopo aver parlato con il fratello Kevin, inforca la moto e poi lo rivediamo risvegliarsi una mattina che è giĂ senza un piede. Ma all’epoca dell’incidente, Kerry aveva giĂ perso il titolo NWA da almeno un paio di anni.
Questo è solo uno dei tanti esempi, ma il reale problema non è tanto l’inaccuratezza cronologica dei fatti narrati, bensì che ad un certo punto il film entra in una spirale nella quale le tragedie che hanno realmente colpito la famiglia Von Erich accadono in sequenza, una dopo l’altra, fino all’epilogo finale, quando in realtĂ queste sono avvenute diluite nel corso di oltre un decennio.
Certo, sono conscio che con le limitazioni cinematografiche era impossibile riuscire a riproporre in modo accurato certe condizioni, perĂ² nel film non sono nemmeno stati capaci di rendere l’dea dello scorrere del tempo, lasciando allo spettatore l’impressione che tutti quei tragici eventi siano occorsi nel giro di qualche settimana, come se ad un certo punto quella famiglia sia stata letteralmente disintegrata da questa “maledizione”, quando la realtà è che tra la morte di David Von Erich in una stanza d’albergo in Giappone ed il suicidio di Kerry sono passati nove anni.
Sembra quasi che ad un certo punto gli autori si siano resi conto che il tempo stringeva ed abbiano quindi cercato di arrivare alla fine il piĂ¹ in fretta possibile facendo morire i fratelli uno dopo l’altro.
Sia chiaro, la storia della famiglia Von Erich è terribile, per certi versi anche spaventosa se si considera l’accanimento che la vita ha esercitato su questi sfortunati fratelli, dei quali soltanto Kevin è sopravvissuto, per cui non pretendevo certo che venisse raccontata in modo positivo, anche se alla fine qualcosa di buono c’è, ovvero il fatto che Kevin Von Erich e sua moglie siano riusciti ad interrompere la cosiddetta maledizione ed a ricostruire una nuova dinastia.
Questo lo trovo bellissimo, un epilogo finale che ti riempie di speranza.
PerĂ² mi aspettavo molto di piĂ¹ da questo film, non tanto per l’accuratezza dei fatti storici narrati, bensì nel modo di raccontarli, avrei preferito che si concentrassero un po’ di piĂ¹ sulla vicenda umana dei protagonisti anzichĂ© farli morire tutti uno dopo l’altro, pure il complesso rapporto dei fratelli con il padre Fritz Von Erich, credo che sarebbe stato il caso di approfondirlo, perchĂ© ok, ripetono spesso che voleva che diventassero i piĂ¹ forti così nessuno avrebbe potuto metterli da parte come era capitato a lui, perĂ² quest’uomo faceva una classifica dei suoi figli, dal suo preferito a quello che gli piaceva di meno, ed esigeva che si impegnassero per arrivare al primo posto nelle sue grazie, scavalcandosi a vicenda.
Questo non è normale per un padre, che razza di traumi deve aver vissuto un uomo per crescere i propri figli in questo modo?
Nel film questo aspetto viene quasi dato per scontato, non viene spiegato, forse ci provano ma non è sufficiente.
Anche perchĂ©, a parte questo, alla fine Fritz non appare così “freddo” come invece me lo sono sempre immaginato leggendo di lui sui libri, a suo modo sembra voler bene ai suoi figli ed alla sua famiglia, tanto da essere molto amato dalla moglie, che pur non in modo diretto, lo asseconda in questa sua “follia” di far competere tra loro i propri figli per guadagnarsi il suo compiacimento.
Ecco, forse The Iron Claw non mi è piaciuto perchĂ© ho trovato che si siano troppo concentrati a raccontare la presunta “maledizione” che avrebbe causato i tragici eventi che hanno decimato la famiglia e poco sul raccontare il lato umano dei protagonisti.
La mia curiositĂ sulla famiglia Von Erich, fin da quando sono venuto a conoscenza della loro storia tantissimi anni fa, ha sempre riguardato il rapporto tra i fratelli ed il loro padre, che senza ombra di dubbio, ha rappresentato la causa scatenante di tutte le disgrazie che sono loro capitate, tanto che l’unico figlio che si è salvato, Kevin, è stato quello che ha interrotto la maledizione, ribellandosi al padre, anche se lo ha fatto quando si è suicidato l’ultimo dei suoi fratello rimasti, ovvero Kerry.
Mi aspettavo di riuscire a comprendere meglio tali dinamiche vedendo questo film, ma invece no, sono rimasto con gli stessi dubbi che avevo.
Forse perché si tratta di un qualcosa di talmente oscuro e lontano dal nostro concetto di amore genitoriale, che è impossibile da spiegare e da comprendere.
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