La Parola al Maestro: SummerSlam, Mr. Perfect, Bret Hart e l’inizio della mia passione per il wrestling

Tra pochissimi giorni sarà tempo dello show più importante dell’estate in casa WWE, SummerSlam, quest’anno addirittura trasmesso in chiaro, per la prima volta dopo ben 32 anni, sulla nostra TV italiana DMAX con il commento dei funambolici Michele Posa e Luca Franchini.
Il mio primo ricordo sul wrestling è legato proprio a questo straordinario evento estivo, e più precisamente alla edizione del 1991, la prima che ebbi la fortuna di vedere in TV, il primo grande evento per me giovane appassionato di wrestling.
Chi mi conosce sa che amo i “big men”, Ultimate Warrior è da sempre il mio preferito, ma anche Hulk Hogan, Goldberg, Sting e Joey Janela (vabbè, forse l’ultimo non proprio). In alternativa, mi divertono i match con filo spinato, sedie, tavoli, mazze ferrate, vetro ed altre simpatiche amenità.
Ma in realtà il match che mi ha fatto innamorare del wrestling non ha niente a che vedere con tutto ciò, anzi, è diametralmente opposto a quanto descritto sopra.
Ma fu un match davvero eccezionale.
Era la fine dell’estate del 91 o l’inizio del periodo autunnale, i ricordi si fanno un pò sbiaditi quando ripensi a fatti di 30 anni fa. La scuola era ripartita, e con essa le discussioni in classe su chi fosse il più forte, chi il piu meritevole del titolo del mondo e quale match fosse il più atteso da tutti. In Italia, si sa, i pay per view arrivavano con molto ritardo rispetto alla messa in onda Usa e spezzati nella varie puntate di “Wrestling Spotlight” che l’emittente Tele+2 trasmetteva il sabato pomeriggio per noi appassionati di wrestling.
Ogni giorno, tra un match e l’altro, aspettavo con ansia i report, le novità e le ultime indiscrezioni del prossimo, grande evento: SummerSlam 1991.
Dan Peterson ci aveva comunicato la data della messa in onda negli Stati Uniti, ma più il tempo passava e più aumentava la voglia e la stizza, quando la trasmissione partiva e capivi che anche quella puntata non sarebbe stata la “prima” dello speciale dedicato all’evento più caldo dell’estate.
In programma c’erano veramente tantissimi match, alcuni veramente da far venire l’acquolina in bocca. A partire dal main event, che avrebbe messo di fronte da una parte il “Triangolo del Terrore” formato dagli odiati nemici della nazione Sgt. Slaughter, Col. Mustafa (che ad ogni puntata Peterson ci ricordava essere il nuovo nome di Iron Sheik) ed il loro manager, Gen. Adnan, e dall’altra una coppia da sogno per la prima volta davanti ai miei occhi: il mio idolo The Ultimate Warrior ed il campione assoluto Hulk Hogan, nel cosiddetto “Match fatto all’inferno”.
Va precisato che la coppia Warrior/Hogan era una novità solo per me, in realtà i due avevano già fatto coppia un anno prima contro The Genius e Mr. Perfect in preparazione del loro epico scontro a WrestleMania VI ed anche in occasione del finalone di Survivor Series 1990. Ma all’epoca il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo era appena all’inizio del suo viaggio in questo meraviglioso ottovolante del wrestling.
Non solo, nella card c’erano altri incontri che mi allettavano non poco: su tutti, i Legion of Doom contro i Nasty Boys per il titolo di coppia, ma anche lo scontro tra “poliziotti” tra The Mountie e The Big Boss Man. Per non parlare della rivalsa di Virgil contro l’odiatissimo ex-capo “Million Dollar Man” Ted DiBiase, con in palio la cintura da un milione di dollari!
Ah si, poi c’era anche il matrimonio tra “Macho Man” Randy Savage e Miss Elizabeth, ma a noi duri undicenni non interessava quella “roba” tutta rosa e fiocchettini.
E no, non sto piangendo per l’emozione, è questa maledetta polvere che sta sullo scaffale dove è posto il videoregistratore.
Quel giorno, rientrando da scuola, mi misi alla TV con la convinzione di vedere ancora una volta una puntata di attesa, ma la voce di Dan Peterson e l’immagine in sovrimpressione parlava chiaro: era tempo di SummerSlam! Mi ricordo perfettamente che urlai dalla gioia (con mio padre che venne in salotto impaurito dall’urlo, per poi andarsene mesto con un laconico “Paola… il nostro figliolo l’è proprio grullo…”) e merenda alla mano mi misi comodo comodo alla TV.
La puntata si aprì con quelli che amo definire “match antipasto”, ovvero un buon inizio in attesa del piatto forte: il trio di cattivi formato dal possente Warlord e dal tag team Power & Glory contro Ricky “The Dragon” Steamboat (stranamente chiamato solo “The Dragon”), Texas Tornado (Kerry Von Erich) e Brithis Bulldog (Davieboy Smith). Niente male davvero!
Ogni puntata settimanale di questa fantastica settimana dedicata a SummerSlam presentava massimo 2-3 incontri a puntata, con venerdì lo specialissimo main event. Ero quindi in attesa del secondo match del giorno e rimasi francamente sgomento dallo scoprire che il match in questione non era stato nemmeno annunciato:
Mr. Perfect vs Bret “Hitman” Hart, titolo intercontinentale in palio.
Non che i due lottatori non mi piacessero, rispettavo Mr.Perfect, ma da quando aveva lasciato Bobby “The Brain” Heenan ed era passato sotto l’ala di “The Coach” (una vecchia leggenda del wrestling, John Tolos il “greco d’oro”) aveva perso un pò del suo carisma. Non parliamo di Bret Hart, che avevo sempre visto come un ottimo wrestler di coppia, ma in singolo non mi aveva mai entusiasmato. Ma il match stava per iniziare, e quello che seguì cambiò per sempre la mia prospettiva sul wrestling.
Un incontro così non lo avevo mai visto.
Tecnica sopraffina, continui cambi di registro, pathos ai massimi livelli. Questi due super atleti stavano dimostrando a quel moccioso davanti alla TV che, anche senza avere un fisico da bodybuilder, si poteva creare una storia, una magia, rendere lo spettatore imbambolato davanti allo schermo a tifare ogni momento, ogni tentativo di schienata. Non vi farò la cronaca del match, perché questo è uno di quegli incontri che vanno visti e basta, non si può descrivere. Vi basti sapere che in questa occasione Hart portò a casa il suo primo titolo da singolo, e con la divisa lacerata di Perfect sulla spalla in segno di conquista, andò ad abbracciare i suoi genitori, il patron della Stampede Wrestling Stu Hart e sua moglie Helen.
Quei 20 minuti rimasero così tanto nel mio immaginario che dieci anni dopo, quando ebbi la fortuna di incontrare dal vivo The Excellence of Execution, gli chiesi un suo ricordo di quella sera. Bret mi disse che Curt (Hennig, Mr. Perfect) era stato uno dei suoi migliori avversari, che quando si incontravano sul ring era come vedere una danza tra due artisti, e che i suoi migliori incontri purtroppo non furono mai ripresi dalle telecamere, ma visti solo da chi aveva pagato il biglietto per assistere allo show. Mi guardò per un pò in silenzio, lo sguardo assorto, pensando a quelle magiche serate in cui “raccontavano la loro storia”.
E che storia.
Prima di Will Osprey, di Bryan Danielson e di Seth Rollins, Bret Hart e Curt Hennig hanno dimostrato al mondo intero del pro wrestling che con la tecnica e la psicologia si poteva creare l’illusione di una storia pazzesca, in grado di tenere a bocca aperta chiunque. Chiedetelo a quel ragazzino di 11 anni davanti alla TV!
E voi, qual’è stato il match che vi ha fatto innamorare del wrestling?
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
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