La Parola al Maestro: Quando il troppo…. stroppia!

Non è certo un segreto il fatto che il Vostro (poco) Umile Maestro faccia parte di quella vecchia generazione del “wrestling web”, cresciuta nel mito di Dan Peterson e Tony Fusaro e sviluppatasi quando il world wide web era ancora alle prime armi, e che grazie alla sua capacità di mettere in comunicazione fan di wrestling da tutto il mondo dette il via a quel movimento tutto italiano che ha riportato la WWE in TV e dato il LA alla nascita di tante federazioni di lotta libera professionista tricolore.


La mia generazione di vecchiacci aspettava quella smunta mezz’oretta su Italia 1 o Tele+2, chiamata “Superstars of Wrestling”, “Wrestling Spotlight” o “Wrestling Challenge” (la domenica mattina) per poter vedere i propri eroi del quadrato battersi.

Si trattava di una mezz’ora di match lampo, tra stelle di prima grandezza e “enhacement talent”, ovveri quei poveri Cristi che si facevano mazzolare e sbatacchiare a destra e a manca per il pubblico ludibrio e che noi, ragazzi degli anni 80 e 90, chiamavamo semplicemente “jobbers”: Barry Horowitz (l’unico che ebbe una sua “rivincita” nel 1995, quando riuscì a schienare Chris Candido ed uscire quindi dall’anonimato), Tom Stone, Dale Wolfe e via dicendo. Nel mezzo, qualche report che ci aggiornava sull’andamento del prossimo pay per view (che – lo ricordiamo – erano solo quattro: WrestleMania, SummerSlam, Survivor Series e la Royal Rumble, più qualche evento ogni tanto “Saturday Night’s Main Event”), che sarebbe stata l’unica occasione di avere una settimana solo ed esclusivamente di incontri tra grandi stelle.

Una settimana. Certo.

Perché questi grossi eventi venivano trasmessi con una differita assurda, spezzettati in più parti in modo da condensarle all’inteno del suddetto spettacolo pomeridiano. Ma a noi, che vivevamo a pane e jobbers, non ci pareva il vero di assistere per quelle poche volte ad incontri incredibili: Ultimate Warrior contro “Macho King” Randy Savage, Hulk Hogan contro Undertaker, André the Giant, “Million Dollar Man” Ted DiBiase e via dicendo.

Ogni tanto, nelle puntate “normali” settimanali poteva essere concesso al massimo un match tra una stella di primo livello ed una del mid/low carding (come direbbero gli esperti oggi): ricordo, ad esempio, di aver vissuto nel 1992 il match tra Ultimate Warrior contro Skinner come fosse stato un evento di livello spettacolare (anche se la durata era di circa 5 minuti) e me ne tornai a fare i compiti con un sorriso smagliante, sereno e contento di aver assistito ad un match così spettacolare nel bel mezzo della settimana.

E vabbè. Direte voi, ragazzi nati con lo smartphone in tasca e con 87 account social: che cringiata!

E non avete tutti i torti, ma dovete pensare che la mia generazione, se voleva sapere qualcosa di più, doveva ingegnarsi con tutte le armi in proprio possesso, peggio se – come me – erano ancora in età scolare e quindi dovevano giocoforza fare affidamento alla bontà dei genitori, che dovevano impegnarsi in maniera esemplare in quanto il loro povero figlioletto, invece di richiedere di andare allo stadio a vedere il Milan o la Juventus, oppure di essere appassionato di musica come tanti suoi coetani, chiedeva di sapere di più di quella fantomatica “NWA” di cui parlava tanto Peterson il pomeriggio.

Durante il “boom” degli anni 80 la richiesta di “più wrestling” da parte dei ragazzi di quell’epoca portò la WWF ad arrivare nella nostra penisola con degli show nel 1987, 1988 e 1989, per poi bissare il tutto nel triennio 1992-1994, fino alla definitiva scomparsa della WWF dagli schermi italiani fino al fatidico anno 2001.

Nelle edicole si poteva trovare qualche rivista: se avevi la fortuna di vivere vicino a qualche grande centro urbano (Roma, Milano, Firenze) potevi incappare in una edicola specializzata che vendeva le riviste americane (non ci capivi nulla, ma quelle immagini parlavano da se’ di grandi e spettacolari incontri in giro per gli States), altrimenti ti dovevi accontentare del Wrestling Magazine della Renzo Barbieri Editore Srl (in formato tascabile, molto carina e che oltre al wrestling parlava anche di altre discipline da combattimento) e soprattutto Wrestling All Stars “Eroi e Villani”, la controparte italiana della celebre rivista americana. Piene zeppe di errori, ma cariche di foto che rimandavano a quel mondo che noi ragazzi cercavamo di raggiungere.

Qualcuno, con l’avvento del sistema satellitare, riusciva a captare qualche show giapponese, qualche altra federazione e soprattutto il canale ZDF tedesco, che trasmettava – se non erro – la WCW.

Era veramente poca cosa, il wrestling non bastava mai e se – come il sottoscritto – eri un fan accanito, dovevi ingegnarti a cercare filmati e memorabilia a destra e a manca. Ad esempio, nel negozio “MondoVideo” sul viale Margherita (lungomare) di Viareggio, dove ero solito villeggiare a Luglio con la mia famiglia, capitava – nello scaffale dedicato allo sport ed accanto ai workout di fitness di Jane Fonda ed alle vhs patinate di Playboy – di trovare 3 o 4 vhs a prezzi decisamente da strozzini dedicati al wrestling, di cui 3 almeno della Coliseum Video (la titolare dei diritti per la pubblicazione in vhs della WWF/WWE) ed una oscura di qualche federazione minore, che magari presentaVA Abdullah the Butcher o il wrestling della WCCW.

Poi, nel 1999, i miei genitori mi acquistarono “per studiare” il laptop, che collegarono ad internet (modem 56k, scordatevi ADLS o fibre ultraveloci, serviva più che altro per le informazioni, giacchè per scaricare una immagine avevi il tempo di pranzare, prendere il caffè e goderti un programma alla TV) e mi permise di mettermi in contatto con la comunità del “wrestling web”.

In questo modo venni a conoscenza del “tape trading”, ovvero il mutuo scambio di materiale video, ricavato da ognuno di noi nel modo più disparato possibile. Dopo qualche mese di avvio, presi la mano non solo con l’Italia ma anche con l’estero (con buona pace dei miei che allestirono in casa praticamente un mini servizio postale di creazione e ricezione pacchi), e mi sentii orgoglioso di me stesso: finalmente, dopo tanto attendere e ricercare, in qualche modo ogni giorno avrei visto qualcosa di wrestling NUOVO!

Pochi anni dopo, come sappiamo, il mondo del web si rivoluzionò drasticamente, e permise il ritorno in TV della WCW (prima) e della WWE (poi), a cui si andarono ad aggiungere social media e soprattutto i canali streaming, a partire da Youtube che offriva ad ogni utente migliaia di contenuti free dedicati al nostro spettacolo preferito. Una manna dal cielo!

Ma poi, cos’è successo?

Nel mondo, la richiesta di wrestling iniziò a debordare come un fiume in piena: gli show settimanali iniziarono a moltiplicarsi, le piccole federazioni (che prima si riusciva a reperire solo dopo ardui scambi di videocassette) avevano costruito le loro personali piattaforme e permettevano adesso a chiunque di dire la sua. A questo aggiungete format vari, specializzati nel raccontare quella parte meno conosciuta del business, e tantissimo materiale collaterale annesso.

Eclatante è il caso della WWE stessa: è arrivata ad avere ogni giorno uno show diverso, almeno un PPV/PLE al mese, una federazione di sviluppo e adesso – recentemente – persino una SECONDA federazione di sviluppo su uno spettacolo chiamato “EVOLVE” che presenterebbe “le future star di nXt” ed una sorta di rivisitazione in chiave moderna del celebre reality show “Touch Enough”, ora chiamato “LFG: Legends and Future Greats”.

Gli eventi principali durano quasi 4 ore, senza prendere in considerazione il famigerato weekend di WrestleMania: due serata da almeno 5 ore l’una, con due preshow di 2 ore ciascuno, la Hall of Fame, lo Smackdown ed il Raw del giorno dopo (presentati come due super puntate) ed ovviamente “Stand and Deliver”, il PLE di nXt (con anche lui annesso preshow). Il tutto, con un corollario di show delle federazioni minori ed indipendenti che vogliono dire la propria nel fine settimana più importante del pro wrestling.

Tutto bello? Non so.

Ormai nessuno più ricerca questo o quel match raro. C’è Youtube, si trova di tutto. Nessuno decide di collezionare, di tenere nella propria abitazione quelle vhs, quei dvd o quei bluray, tacciati ormai di prendere solo polvere in virtù di canali streaming che praticamente offrono senza stop migliaia di ore di wrestling… senza però lasciare veramente all’utente la decisione di cosa vedere o meno, se non nella selezione che loro stessi ti propongono.

Tutto è servito come una solita, insipida, minestra riscaldata, che mangi perché buona, ma che avresti preferito – forse – condire come meglio credevi tu, invece che nello stesso, identico modo che ti offre il ristorante di turno.

Chi, quella minestra, l’ha sempre mangiata avrà difficoltà a capire perché “il troppo stroppia”.

Ma chi ha vissuto, come me, il brivido della ricerca, di avere in mano quella perla preziosa, quella rarità, non può che sorridere amaramente al cospetto di un mondo che si evolve, che va avanti, che propone tante cose, ora che il mondo non è più “difficile”.

Meno difficile, ma anche meno bellò.

Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo

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Scritto da Francesco 'Maestro Zamo' Zamori
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