La Parola al Maestro: Memorie da WrestleMania

Una nuova edizione dello “show degli show” di wrestling si sta avvicinando.


Importa poco che siate amanti di questa WWE o di altre realtà legate al mondo del wrestling professionistico, WrestleMania è e rimane un punto fermo per ogni appassionato che si rispetti. Se siete amanti di questa disciplina, con buona probabilità vi siete accostati le prime volte a guardare un match di wrestling quando in TV trasmettevano l’evento dell’anno, quello primaverile, a cavallo tra la fine di marzo e gli inizi di aprile, e che solitamente porta con sé match mozzafiato, rivalità che finalmente trovano un loro culmine e l’inizio di un nuovo anno con nuove storie da raccontare e nuovi incontri da amare.

Per me, che ormai ho superato da un po’ la quarantina, WrestleMania è iniziata con l’edizione numero 7, quella dove Hulk Hogan (ancora amatissimo e non fischiato come oggi) si batteva per la salvezza del popolo americano (e quindi – non si capisce bene perché – del mondo intero, come ci insegnano i film di fantascienza di quel periodo che vedono sempre potenze aliene sfidare sempre e solo quelle americane) contro Sgt. Slaughter, nel pieno della (quella si, vera) guerra nel Golfo.

Ci arrivai però poco dopo che era finita. Non avevo ben compreso l’entità dello spettacolo, perché WrestleMania veniva trasmessa spezzettata, in repliche sempre più frequenti, e quindi non avevo la comprensione, da undicenne, che tutto fosse una unica, straordinaria serata. Per me, il match con la carriera in palio tra Ultimate Warrior e “Macho King” Randy Savage fu il match che segnò per sempre il mio interesse a proseguire la mia passione, e decisi di non perdermi più una puntata di Wrestling Spotlight.

In un certo senso, fu un bene quell’essere arrivato dopo.

Come dicevo prima, WrestleMania è il culmine di un anno, per seguirla fino in fondo devi aver amato ogni sviluppo, ogni fatto eccezionale svoltosi nell’anno precedente e quindi per me fu come iniziare un viaggio verso quella che sarà – davvero – la mia WrestleMania, l’ottava edizione allo Hoosierdome di Indianapolis, Indiana, una delle più belle edizioni di sempre.

Non solo, durante le puntate di “Wrestling Spotlight” avevo la possibilità di godermi tutto quello che era successo prima, grazie alla rubrica “Wrestlemania Story”: introdotta da una musica che sapeva di nostalgia, con immagini virate al bianco e nero, Dan Peterson partiva dalla primissima edizione del 1985 fino all’ultima, quella del 1991, ed in questo modo ebbi la piena consapevolezza di cosa significasse quello che più avanti sarebbe stato coniato come “Lo Spettacolo degli Immortali”.

In una manciata di mesi assaporai le lotte di Hulk Hogan con Roddy Piper, King Kong Bundy e André the Giant, tifai per un torneo che aveva visto trionfare in finale “Macho Man” Randy Savage e la nascita dei Mega Powers, avevo pianto come un bimbetto all’abbraccio tra Hulkster ed il Guerriero ed avevo rivisto quel fatidico match che aveva dato inizio a tutto.

Nel frattempo, la fine del 1991 e l’inizio del 1992 erano stati scoppiettanti: Ric Flair, che dalle cronache di Peterson avevo capito essere un pezzo da Novanta in un’altra federazione, la NWA, dove era stato “campione del mondo per 11 anni” (Dan non si preoccupava di specificare che non erano stati ovviamente consecutivamente con la cintura attorno alla sua vita), era approdato in WWF ed in quella famosa Royal Rumble per il titolo era riuscito in due imprese, vincere il campionato WWF e farmi disperare perché – come dissi a mia madre – “adesso è lui campione e ce lo dovremo sorbire per minimo 10 anni” (beata ingenuità).

In quello stesso anno Savage ed Elizabeth erano convolati a nozze (nonostante nella realtà fossero stati sposati da anni e che anzi adesso erano sull’orlo di una crisi coniugale che li avrebbe portati su strade diverse), Undertaker era passato tra le fila dei buoni ed Hulk Hogan, per la prima volta, non avrebbe combattuto né da campione né da primo sfidante al titolo WWF, ma contro un gigante biondo chiamato Sid Justice.

L’ottava edizione di WrestleMania fu trasmessa in diretta: questo significava, in un’epoca senza streaming e repliche in tempi brevissimi, che per vederla “dal vivo” occorreva stare in piedi, di notte, per almeno 4 ore. Nonostante urla e strepiti, il mio babbo non volle sentire ragioni: era di Domenica, ed il giorno dopo ci sarebbe stata scuola, massimo le 22.30/23 e avrei dovuto trovarmi sotto le lenzuola.

Ma, allo stesso tempo, grazie alle potenti magie della tecnologia innovativa, potevo registrarmi su una vhs da 240’ tutto l’evento con il timer impostato 15 minuti prima di quello che segnava il Tv Sorrisi & Canzoni, nella speranza che non ci fossero anticipi e – soprattutto – ritardi che ne avrebbero compromesso la videoregistrazione.

(si, era questa la super tecnologica macchina delle meraviglie…)

Non avevo compagni appassionati di wrestling a scuola e soprattutto nessuno che avesse avuto il permesso dai propri genitori di fare le ore piccole davanti alla TV, pertanto la paura tutta odierna dei maledetti “spoiler” non mi sfiorava nemmeno l’anticamera del cervello: trascorsi le mie 8 ore a scuola (facevo il tempo pieno), tornai trepidante a casa e dopo essermi cambiato alla belle e meglio mi misi davanti alla TV, alle 16:30 di quel lunedì pomeriggio, per vedermi WrestleMania. La mia WrestleMania.

E non rimasi deluso: il cambio di titolo intercontinentale da Piper ad Hart, la vittoria di Randy Savage (ricordo che esclamai a voce alta “ahahahahah questa è la WWF caro mio, non è la NWA! Cosa credevi!” con mio padre allibito che mi guardava come se fossi in preda alle allucinazioni), il ritorno dei Legion of Doom in una intervista e soprattutto quel finale così mozzafiato con il ritorno di Ultimate Warrior: si, anche io era tra “tutti voi che mi avete scritto, chiesto dov’è Ultimate Warrior…”. Eccolò là, e benchè il fisico non fosse più quello di una volta io non lo notai nemmeno, tanto ero felice e contento di rivedere il mio eroe, per di più a fianco di Hulk Hogan, altro mio idolo indiscusso.

Ecco, questo è ciò che significa WrestleMania, cosa significava per me e che penso significhi ancora per chi, nel 2025, ha 11 anni come me all’epoca.

Poter andare a letto, con le immagini che scorrono ancora impresse nella retina, con la difficoltà evidente ad addormentarsi per le troppe, continue emozioni, con quel sorriso ancora stampato da ebete sul tuo volto perché hai avuto la sensazione di essere testimone di qualcosa di grandioso, di eterno, di avvicente. Qualcosa per sempre.

La magia di WrestleMania scompare poi piano piano in tutti noi, non fatevene un cruccio.

I tempi cambiano, i vecchi eroi cedono il passo a nuovi gladiatori, che incarnano ideali e stereotipi propri dell’epoca di cui fanno parte e che spesso non coincidono con quelli di un tempo. Non ci si appassiona più come una volta, quando aspettavi ogni report ed ogni indiscrezione con ansia, è uno show che viene vissuto con più tranquillità.

Ma, allo stesso tempo, porta con sé quel ricordo, quasi materiale, così vivido e presente nel cuore e nella mente, di quando i tuoi unici pensieri erano il compito in classe, la ragazzina del banco accanto che ti piaceva, la cioccolata calda della mamma per merenda e quel pomeriggio davanti alla TV, passato a fantasticare su chi, tra Hulk Hogan e Sid Justice, avrebbe prevalso alla fine.

Perché WrestleMania è esattamente come coloro che ne fanno parte: immortale.

Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo

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Il prossimo grande show della WWE sarà WrestleMania 41. Lo spettacolo si terrà in due notti, in quelle del 19 e 20 aprile. Lo show più importante della federazione si terrà nel bellissimo Allegiant Stadium della città di Las Vegas. Tuttowrestling seguirà lo show con i risultati e le notizie più importanti in tempo reale.


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Scritto da Francesco 'Maestro Zamo' Zamori
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