La BBC pubblica articolo su mortalità nel wrestling

In seguito alla morte di Roddy “Rowdy” Piper, che ha suscitato un certo clamore, la BBC ha pubblicato un articolo in cui esamina il tasso di mortalità nel pro wrestling paragonato agli altri sport e alla popolazione totale degli Stati Uniti.
La BBC ha dichiarato che la ricerca ha esaminato un campione di ex wrestler che sono deceduti in determinati range d'età. Uno studio in particolare ha evidenziato che “il tasso di mortalità dei wrestler morti a un'età variabile tra 45 e 54 anni è 2,9 volte più grande rispetto al tasso di uomini deceduti nella popolazione generale degli Stati Uniti”.
La BBC ha portato l'attenzione sulle cause generali collegate al tasso di mortalità più elevato – impegni non stop per tutto l'anno, contatto fisico costante, uso di droghe sia a scopo ricreativo che per lenire il dolore e lo stile di vita dei wrestler nella sua interezza.
La WWE ha diffuso un comunicato riguardo alla speranza che i wrestler prendano parte a un cambiamento di cultura in tal senso. Il comunicato era meno sulla difensiva rispetto ai precedenti sullo stesso argomento. Tuttavia, parlando del passato per spiegare un tasso di mortalità così elevato, la WWE ha spostato la responsabilità sui wrestler senza un'autocritica che esaminasse il possibile contributo della compagnia in tal senso.
“Sfortunatamente alcuni performer del passato facevano parte di una generazione di wrestler che ha fatto delle scelte sconsiderate sia dal punto di vita della salute sia come stile di vita personale, che in alcuni casi sono continuate anche oltre i loro anni trascorsi sul ring”, ha affermato un portavoce della WWE.
“Gli atleti di oggi sono molto orgogliosi e prendono molto sul serio la loro salute in generale e il loro benessere. Ciò nonostante, i talenti della WWE sono soggetti a test antidroga casuali e ci si aspetta che vivano secondo degli stili di vita più salutari incoraggiati dal nostro Talent Wellness Program, introdotto nel 2006”.