Hulk Hogan parla di rimpianti, artrite, Savage, SCSA

Nel corso della settimana, come detto dallo stesso Steve Austin a Raw Reunion, è stata pubblicata la puntata del suo podcast con ospite Hulk Hogan. I due hanno parlato in lungo e in largo di vari temi e tante sono le rivelazioni che L'Hulkster ha fatto la microfono di Stone Cold.


Hogan ha rivelato, ad esempio, che voleva diventare un ragioniere contabile prima di diventare un wrestler. Ha inoltre raccontato di rimpiangere di aver usato per tanti anni l'Atomic Leg Drop come finsher; L'Hulkmaniac l'ha persino definita come la cosa che più rimpiange e che avrebbe preferito avere una Sleeper come mossa finale. Ha inoltre detto che gli piacque più di tutti il periodo passato a lottare in Giappone perché gli permettevano di incassare i colpi di schiena e non doveva stare a ripassare i match per ore ed ore.

Tra gli aneddoti raccontati da Hogan c'è quello di come sia entrato a far parte della WWE. Avrebbe dovuto lottare un 6-Man Tag Team Match al Rosemont Horizon (oggi Allstate Arena) a Rosemont, IL. Steve Taylor, che lavorava per la federazione, andò a parlargli dicendogli di chiamare Vince. Si misero d'accordo e Vince andò a trovarlo a casa: parlarono per ore bevendo e alla fine si accordarono attorno alle 4 o le 5 di mattina. Ha inoltre ricordato i tempi in cui non era ancora famoso e lottava qua e là: durante quel periodo fu costretto a vivere nel proprio minivan, dormendo in un parcheggio. Durò circa 3 mesi, poi divenne amico i David Schultz che lo invitò a stare con lui e Honky Tonky Man in un appartamento. Ha ancora raccontato con rammarico quando la WWE rifiutò la sceneggiatura del film su di lui, circa 7 anni fa. La sceneggiatura andò incontro ad una bocciatura anche quando Eric Bishoff partecipò alla scrittura con lui e fu definita dagli autori del film “un mucchio di me**a”.

Ha poi parlato di un episodio con “Macho Man” Randy Savage, delle sue condizioni e insieme ad Austin ha parlato del perché non si siano mai affrontati.

Su una disavventura capitata con Randy Savage
“La prima volta che ho incontrato Randy, lui era il migliore in tutto. Adoravo lavorare con lui. L'unica volta che abbiamo avuto davvero da ridire è stato a Parigi, in Francia, una sera. Elizabeth [la moglie di Savage] era la mia manager e salimmo sul ring lì a Parigi. Non c'erano i gradoni per salire. Elizabeth pesava sì e no 40/45 chili bagnati. Così, ho allungato la mano oltre la corda – arrivando al punto in cui lei stava – e l'ho afferrata per le ascelle, l'ho tirata su prendendola da sotto – aveva un vestito – e l'ho messa sul ring. [Randy mi ha detto] «Figlio di put***a lei hai palpato le tette». Poi mi ha preso e mi ha messo in una Headlock, in una Side Headlock e ha iniziato a stringere. Io ero lì che resistevo, resistevo, ma non volevo che mi schizzassero gli occhi fuori dalle orbite. Quindi l'ho preso per il polso e l'ho stritolato dicendogli «Randy, se non mi lasci andare adesso, ti rompo la testa». Era furioso con me. L'incontro fece schifo, fu orribile. Poi siamo andati negli spogliatoi e io sono entrato dicendo: «Randy, dobbiamo parlare adesso». Sono arrivato alla porta aperta, l'ho sbattuta per chiuderla e mi è rimasta in mano, con i cardini strappati. La porta era vecchia e marcia a causa delle termiti. Io e Randy ci appartammo e mi disse «Ehi amico, Scusami. Sono uscito fuori di testa» e io gli ho risposto «Scusami tu, non volevo toccarla in maniera inappropriata – non c'erano gli scalini». Ma credo che la porta sia stata la cosa che ci ha fatto calmare, era tutto appeso a un filo”.

Sulle sue condizioni fisiche e il ritiro definitivo
“Andai [in ospedale] per un'operazione alla schiena e diventarono nove operazioni alla schiena. Ho lottato contro The Rock con un ginocchio e un'anca sostituti e dopo quel match ho continuato a lottare con l'altro ginocchio e l'altra anca consumati. Ho continuato senza problemi ma appena mi hanno aperto la schiena è stata la fine. Speravo che una volta che mi avessero operato alla schiena, mi avrebbero praticato la fusione [spinale] come a Shawn Michaels così avrei potuto continuare. Ma i dottori non vollero farmela. Mi dissero di provare qualsiasi altra cosa prima. Andai in un posto chiamato Laser Spine. Mi hanno operato sei volte e praticamente mi hanno messo fuori gioco. Mi hanno asportato così tante ossa. Le cose sono finite dopo le prime sei operazioni. Dopo quello dissero a mia moglie Jennifer che non avrei mai più camminato. Mi ci vollero altre tre operazioni da 12 ore ciascuna per tornare a camminare con le mie gambe. Non posso più lottare ma sto davvero bene, a parte questa maledetta artrite che peggiora. Sto ben per essere uno che farà 66 anni tra poche settimane. Lavoro ancora coi pesi, uso pesi leggeri, ma se penso ai miei genitori prima che morissero, quando avevano la mia età le loro mani erano già paralizzate come quelle di un mostro da circo. Erano paralizzate e gonfie e tutto il resto. Almeno io, con le vitamine e prendendomi cura di me stesso, mangiando cibo biologico, non sono a quel punto. Ma la cosa principale è l'artrite. Non avevo idea di cosa significasse quella parola finché non lo provi veramente e, ragazzi, l'artrite è davvero qualcosa che cambia le regole del gioco. Ma sto bene”.

Hogan e Austin hanno parlato del non essersi mai affrontati one-on-one
Austin: “[pensai] Ok, ecco l'attrazione più grande del mondo, Sta venendo in WCW. Per me era ok quando eri in WWF ma poi sei arrivato e quindi ero sceso di una tacca nella scala gerarchia. Ho sempre avuto quest'astio contro di te perché eri il top man. Come avrei fatto a superarti se non riuscivo nemmeno ad andare oltre lo status di midcard a 3/4 del programma? Perciò ho sempre avuto quest'astio e questo senso di competizione. Pensavo: «Perché è venuto qui ora?». Beh ora, guardandomi indietro, lo capisco, ma quando sei nella mischia e combatti ogni sera, c'è quel senso di competizione che viene fuori. […] Comunque, c'è sempre stata questa cosa. E un giorno succede che divento all'improvviso Stone Cold e tu torni dalla WCW. Mi sentivo di nuovo sbattuto indietro di una tacca. Ma penso che se fossimo mai finiti in una stanza a parlare tranquillamente, probabilmente avremmo lavorato insieme. E quello probabilmente è, credo sia uno dei più grandi rimpianti della mia carriera, a parte jobbare a Brock [Lesnar]. Non lo avrei mai fatto ma vorrei che mi fosse stato presentato. Mi sarebbe piaciuto lavorare ad un programma con te. Specialmente adesso, nel periodo dopo i miei anni migliori, guardo indietro a tutte le cose che hai fatto. Sono un tuo van dal primo giorno, dopotutto. Ma sai come funziona quando sei preso dai discorsi interni. Credo che fosse nella mia testa, mi convinsi di questo e direi che è stata una cosa stupida da parte mia”.
Hogan: “Andai alla WCW e avevo problemi personali a casa che mi perseguitavano. Passavo in corridoi con 20 persone attorno senza vedere nessuno. Ero fuori di me. Ero così preoccupato dalla mia vita domestica e dai miei problemi a casa che sai… Non ci facevo caso. Quando sono tornato in WWE Sapevo che avrei lavorato con Rock. Avevo tutto l'intenzione di fare i soldi, di fare il colpaccio e da heel potevo mandare over chiunque e tornare la settimana dopo e dire «Stone Cold non mi ha mai battuto”. Potevo mentire davanti all'evidenza. Quindi quando ho visto la reazione che ebbi con The Rock, il mio sguardo si era posato su di te, pensavo che saresti stato tu il primo da affrontare.

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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