Ex arbitro di Impact licenziato per aver denunciato casi di abuso

Una nuova testimonianza si è aggiunta alla lista del già ricco movimento Speaking Out.


Questa volta ha voluto parlare Kris Levin, ex arbitro di Impact Wrestling che depose durante un’indagine interna condotta da Anthem (partner televisivi di Impact) contro un dirigente accusato di abusi sessuali nei confronti di una dipendente. E racconta, tramite il proprio account Twitter, di come tale scelta non fu ben accolta dalla compagnia.

La mia esperienza con Impact e i motivi per cui me ne sono andato.

Ci sarebbe molto da dire riguardo alle cose buone che Impact mi ha dato. La più importanti sono quanto ho imparato e le amicizie che ho stretto lungo il percorso. Tuttavia, credo che l’abuso che c’è stato lì fosse sistematico e parecchio diffuso. Non voglio entrare troppo nei dettagli a riguardo, perché questo momento non riguarda me. Per comprendere bene il contesto di cui parliamo, è sufficiente dire che hanno sempre agito in modo da mettermi paura e sfruttarmi economicamente oltremodo.

Perché accettai questa loro condotta? Perché dopo mesi in cui mi fecero capire che io ero un arbitro e non contavo nulla, la mia autostima era ai minimi termini. Pensavo che Impact fosse la sola opportunità per realizzare il mio sogno di essere parte di una grande produzione televisiva. Questo è il motivo per cui, ai tapings di novembre, accettai di firmare ai loro termini anche per il 2020 e mi dissero che avremmo notificato tutto dopo il Giorno del Ringraziamento.

Più tardi lo stesso mese, mi chiamarono i loro partner commerciali di Anthem come testimone per un’indagine interna che trattava di un caso di abusi di un dirigente di Impact ai danni di una dipendente. Tra queste accuse figuravano le molestie sessuali e l’aver costruito un ambiente di lavoro pericoloso e degradante. Quelle non sono storie che devo raccontare io, quindi mi soffermerò su cosa risposi io in completa sincerità – la quale mise decisamente in cattiva luce i dirigenti di Impact.

Mi dissero che tutto ciò che era contenuto nella confessione sarebbe rimasto confidenziale. Ho cooperato nella speranza che tutti gli aspetti tossici che permeavano la federazione potessero venire rimossi. Sfortunatamente, scoprii in seguito che “la terza parte neutrale” assunta da Anthem per condurre l’indagine era collaboratore da diverso tempo dei dirigenti di Anthem ed era appena stato richiamato in servizio dopo essersi preso una pausa dai viaggi all’estero.

L’unica cosa che posso pensare è che tutto ciò che dissi tornò indietro e giunse in ufficio perché, dopo la mia confessione, iniziarono letteralmente ad ingnorarmi. La data in cui avremmo dovuto notificare il nostro accordo passò. Cercai di mettermi in contatto a più riprese con l’ufficio ma tutte le chiamate si persero senza risposta, così passarono anche le vacanze di Natale. Dopo un mese in cui queste cose si ripetevano – che io posso ricondurre ad una chiara forma di ritorsione da parte loro – iniziai a contattare diversi amici dicendo loro che avrei lasciato Impact e di quanto avessi apprezzato tutto il tempo passato a lavorare con loro. Dopo un paio di minuti, ricevetti la chiamata del responsabile del personale. Mi disse che Impact aveva preso nuove decisioni e che mi lasciavano a casa (nonostante io avessi già fatto sapere che me ne sarei andato). Quando chiesi il motivo della decisione, non me ne venne fornita nessuna. Nessun “scusa per il tuo impegno” – due anni terminati nel giro di 39 secondi.

Da allora, ho sempre temuto di rendere pubblica e condividere questa storia. Mi dissero che facendolo nessuno mi avrebbe più assunto e che avrei buttato nel cestino tutto il mio percorso cominciato nel 2007. Perché ho cambiato idea, ora? Lo straordinario coraggio che ho visto sui social network in questi giorni da parte delle vittime è stata una rivelazione. Non mi considero una vittima, ma sento che fosse per me il momento giusto per dare l’esempio e battermi contro coloro che mi hanno bullizzato. Non mi pento di ciò che ho fatto e spero che altri, quando si troveranno di fronte ad una scelta difficile, possano prendere la decisione giusta.

Riguardo alla mia carriera? Spero che ci possa essere un’altra produzione televisiva che voglia darmi un lavoro e far tornare alla normalità la mia vita. Se non ci sarà, io non ho alcun interesse a lavorare per una compagnia che biasimi la mia volontà di rendere pubbliche le oscenità indecenti che ho visto nel nostro ambiente.

Non sono ancora giunte repliche o rettifiche da parte dell’altra parte in causa, Impact Wrestling.

Marco Ghironi
Marco Ghironi
Rimasi estasiato quando, da bambino, girai per caso canale e mi imbattei in questo tizio con la maschera strana che sconfiggeva un energumeno esageratamente più grosso di lui. Almeno 15 anni più tardi, cerco settimanalmente di seguire anche lo show secondario di una qualsiasi federazione di wrestling polacca. Nel mentre, condivido pensieri, opinioni e notizie qui su Tuttowrestling, fondendo le mie anime di giornalista e fan sfegatato.
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