Eric Bischoff parla di WCW a Sport Illustrated

Eric Bischoff, intervistato della redazione Sports Illustrated, ha parlato di una serie di argomenti riguardanti la WCW. Ecco alcuni dei punti salienti.
Riguardo la conclusione di un episodio di Nitro in cui subì la Scorpion Death Drop di Sting:
“In quel momento c'era un enorme odio nei miei confronti, il pubblico stava morendo dalla voglia di vedere qualcuno che mi desse una lezione e sapevamo che quello sarebbe stato un grande momento. Ricordo la preparazione di quel momento e ricordo anche di aver sentito quello che stava succedendo dietro di me, mentre Sting stava avvicinandosi al ring. Io cercavo di ignorare tutto ciò per far in modo che la mia reazione potesse essere la più realistica possibile, e ricordo anche di aver preso quel bump nonostante lui ed io non lo avessimo mai provato. Ed è un tipo di bump difficile da ricevere, richiede di lasciarsi completamente andare. Ci sono colpi che spesso richiedono di affidarsi completamente alla persona, al talento con cui sei all'interno del ring, e questo è ciò che fa del wrestling un'arte particolare, totalmente unica. Dal momento che non l'avevo mai fatto prima, è stata una situazione davvero strana”.
Booking dei wrestler nelle loro città natali:
“Ho sempre creduto che il pubblico e l'energia che il pubblico crea siano talvolta altrettanto importanti quanto l'azione all'interno del ring. Non posso dire che la WWE ci metta della psicologia in quello che ha fatto o che fa con i talenti nella loro città natali. Sembra un modello piuttosto rigido quello, che non ha a che fare con il mio modo di pensare.
Creare stelle di livello internazionale (Cruiserweights e Masahiro Chono nella stable nWo):
“Tutte queste cose erano parte integrante del mio obiettivo di essere diverso da tutto ciò che si era visto fino a quel punto, e per questo motivo i talenti internazionali come Chono e il rapporto con la New Japan erano così importanti per me in quel momento. Era stato fatto prima, e Bill Watts l'aveva fatto in WCW, ma io ho voluto portare quel talento internazionale e renderlo parte regolarmente della mia programmazione. Questo non era mai stato fatto prima, ma adesso lo vediamo da 20 anni. Io l'ho reso facile”.