WWE Planet #884 – Nessuna nuova, cattive nuove

Chissà se è la mancanza di idee, di uomini o di voglia; di certo è complice protagonista la contingenza del coronavirus. Ma l’ennesima settimana di simil-calma piatta è trascorsa in WWE, con un nulla di memorabile che ha l’ingrato e ignavo compito di traghettarci da un brutto PPV ad un altro nel silenzio generale.
Non è solo metaforico. Col silenzio delle arene noi e i wrestler ormai conviviamo da mesi, più di buon grado di quanto siamo disposti ad ammettere e meno volentieri che mai. Ma il silenzio è anche quello alla voce “sussulti” nella settimana da occhio del ciclone. Tutto tace, dal punto di vista dei colpi di scena, è quel poco che c’è sembra l’eco di un disordine passato o futuro. Nulla di garantito, anzi: quelle che dovrebbero essere le settimane che gettano le basi di Backlash promettono – o meglio minacciano – un altro PPV insulso, con poco o nulla da raccontare e per giunta male (coff coff Bobby Lashley, coff coff). Troppo presto per fasciarsi la testa, ma ci lascia davvero poco con cui giocare. Se l’unico prodotto comunque valido che viene creato a Stamford (anzi ad Orlando) è NXT, il quale sta incassando pesanti sconfitte ad opera della concorrenza nel pieno della propria stagione, si torna al solito cronico, atavico vuoto d’idee lontano dal brand giallonero. Il tutto con buona pace di chi pensava che l’ondata di licenziamenti nel team creativo sarebbe servita a rinfrescare…
Insomma c’è poco da raccontare in una settimana così, in cui poco è stato raccontato. Ancora meno, dunque, di cui parlare. I dossi artificiali su questo asfalto livellato si contano sulle dita di una mano e sono troppo bassi per intaccare una guida lineare. Un Seth Rollins con un nuovo adepto raccolto in maniera quantomeno originale di qua, un’insensatamente onnipresente Charlotte Flair di là, un torneo insipido di su, uno scialbo ritorno illustre di giù. Nulla che abbia la forza di prendersi il proscenio, nulla su cui valga la pena soffermarsi davvero. Nessuno dei presunti colpi a sorpresa della settimana è meritevole di particolare attenzione per il solo fatto di essere stato gettato alla rinfusa in un calderone che comunque cuoce a fiamma bassa: la WWE ha varato la linea soft per le puntate settimanali dell’emergenza e quel poco che cambia le poche storie viene concentrato a ridosso dell’evento a pagamento. Il resto langue, come abbiamo visto nel post-WM ma fin troppo pre-MITB. Si tira a campare aspettando tempi migliori, che se da una parte è comprensibile, dall’altra fatica a trovare valide giustificazioni alla mancanza di voglia di fare anche un minimo sforzo. Le cose buone ci sono ma sembra che si limitino a sopravvivere, sperando di non essere cancellate. Mentre sarebbe stata l’occasione giusta per foraggiarle bene e magari sperimentare qualcosa di nuovo (il primo che dice cinematic finisce sotto un bilanciere da cui in realtà può liberarsi in due secondi) o proporre nuovi volti. Ma qualche soluzione di montaggio nuova e Austin Theory decisamente non sono sufficienti a classificare lo sforzo come realmente tangibile. E con tutte le scusanti del caso, delle opzioni si potevano tirare fuori – nonostante i ranghi “ridotti”, dii mezzi e di uomini a disposizione ce ne sono, non foss’altro che per provare a variare 15 minuti su 5 ore di programmazione settimanale.
È difficile approfondire una delle settimane più loffie da molto tempo a questa parte. Un nulla di fatto, un pareggio a reti bianche che rende ancora più difficile entusiasmarsi e seguire con passione. La WWE ha deciso di alzare il piede non solo dall’acceleratore ma da tutti i pedali, lasciando che sia la discesa a fare lo sforzo e portare l’auto. In pista piove ma si prosegue senza cambi gomme ma nemmeno sorpassi, aspettando che smetta o quantomeno provando ostinatamente a ignorare il fatto che potrebbe non essere un acquazzone estivo ma una tempesta monsonica. Non tante gare sono state vinte così, però.