WWE Planet #983 – Sottosopra

WWE Planet

In un mondo che va un po’ al contrario ovunque, la WWE si adegua – chissà quanto suo malgrado – alla logica imperante. Compreso che di Stranger Things (o di Bislacche Faccende) ne succedono ormai parecchie, la situazione attuale ci dimostra che il Sottosopra può davvero prendere il controllo e dominare la realtà che conosciamo, facendo andare le cose un po’ al contrario.


Una federazione di wrestling, anzi una multinazionale dell’entertainment dovrebbe essere sulla bocca di tutti per il proprio prodotto d’intrattenimento. Come tutte le aziende la condotta prevista è quella che cela al mondo ciò che avviene negli uffici perché poco importante o interessante e mostra la faccia migliore. E poi essere famosa per ciò che proponi: i tuoi fan che si divertono e ti seguono con entusiasmo, chi ti conosce superficialmente o non ti conosce affatto che inizia a parlare di te grazie alla bellezza di quello che fai. Ma se accettiamo che quella attuale è la Hawkins, anzi la Stamford reale, allora c’è quantomeno un’increspatura nella forza. Ma come potrebbe essere altrimenti? Consumare la “storia di una vita” nel giro di una manciata di ore per la mera pigrizia di non doverci scrivere una storia non è certo una buona idea per accontentare i fan. Non so se far apparire l’altro “valigettato” a destra e a manca senza un perché dia più ragione a chi pensa che si siano bruciate le tappe oppure a chi pensa che si stia facendo tutto giusto, ma di certo promette di far stufare entrambi. La totale assenza di archi narrativi, a parte quelli relativi a Pat McAfee e Logan Paul possono strizzare l’occhio all’occasionale più lontano, ma poi lo fanno approdare in un mare con pochissimi approdi. Persino per i media più accondiscendenti (e probabilmente foraggiati da “partnership”) inizia ad essere vagamente ridondante che le celebrity siano sempre le stesse; figuriamoci quando gli dici che l’incontro del secolo da promuovere e sempre e di nuovo lo stesso, da un secolo. Insomma la presenza da staffettisti di Lesnar e Reigns – oltretutto per un complessivo tempo di circa una sigaretta – non può essere abbastanza per riscuotere dal torpore che in parte egli stessi causano. La calma piatta che attanaglia da settimane gli show è come il caldo torrido di questa estate: non accenna a dar tregua. Topping con Jeff Jarrett: insomma è normale che si volga lo sguardo altrove.

Ma se non vogliamo ammettere che un mondo dove la WWE fa cose poco interessanti è il Sottosopra, nell’Upside Down ci finiamo quando quello sguardo che volge altrove torna invece a fermarsi sulla WWE. Perché se c’è una cosa che interessa ai fan più di qualsiasi federazione o prodotto alternativi e che di certo attira i media di settore e non come il miele per le api, questa è un bello scandalo nel dietro le quinte. La situazione attorno a Vince McMahon continua a generare sviluppi, previsti più che non, e apparentemente sempre più grandi. Al punto da depotenziare quel tentativo infantile (o senile) di mostrarsi forte ma per finta on screen, utilizzato all’inizio. Nel classico circolo vizioso e nell’altrettanto classico circo mediatico, più vengono fuori dettagli, retroscena e voci anche poco confermate, più ci si butta sulla notizia e viceversa. Non solo perché gli show della compagnia sono laconicamente noiosi ma anche per quello risulta più facile interessarsi a questa situazione, da fedeli fan o da men che sporadici spettatori. Il torbido interessa sempre, specie se non c’è altro a far distogliere lo sguardo. Crea interrogativi, che i più ingenui limiteranno a sé e cosa potrebbe aver fatto il padre padrone della WWE e che altri invece proiettano già nel futuro, immaginando possa essere questo un tentativo per mettere fine al dominio personale più duraturo della storia del wrestling. Quale che sia la verità e qualunque sia il quesito giusto da porsi, resta il fatto che degli show nessuno ne parla – o quantomeno sempre più raramente lo si fa volentieri – mentre a più voci si discute di tutto il resto. Smacco e beffa insieme, cornuti e mazziati, come si suol dire.

Ma vale per la situazione generale e varrebbe per chiunque si macchiasse di reati e comportamenti squallidi all’interno di una compagnia: chi è causa del suo mal, pianga sé stesso. Saranno CdA, eventualmente tribunali e come sempre l’opinione pubblica a decidere su Vince McMahon e le sue condotte. Per quanto riguarda il suo lavoro creativo, la sentenza direi che è già passata in giudicato da tempo, ma con l’efficacia ovvia  di una condanna del popolo, ogni tanto c’è qualche squarcio ma poi nulla cambia.

Scritto da Daniele La Spina
Parliamo di: , , ,