WWE Planet #964 – Ostaggi dell’Arabia Saudita

WWE Planet

Nell’ormai consolidata tradizione della buona ricetta della Road to WrestleMania, i soldi impongono l’arrivo dopo appena qualche morso dell’uvetta Arabia Saudita: avulsa dal resto dell’impasto, scorbutica ai più anche se ormai saldo perno non richiesto della tradizione. Qualcuno ne resta felice appassionato ma, a parte gli sporadici apprezzatori, in molti scelgono alla fine il panettone o di saltare il dolce.


E come dar loro torto. Al di là dei gusti sui dolci natalizi, il periodo di festa, di ogni festa, dovrebbe portare solo cose positive e a nessuno piace vedersi la suddetta festa rovinata da qualcosa che non gradisce. Nel periodo dell’Avvento del fan WWE, WM è la notte del 25, ma è come se dietro ad una delle caselline si nascondesse l’imprevisto del Monopoli anziché un cioccolatino: sai che è lì, che prima o poi arriverà, ma non ti ci abitui mai. Volendo proseguire in questa tardiva metafora di Natale, va aggiunto che se l’uvetta non ti piace e già il panettone non è esattamente buono, forse non è nemmeno il caso di toglierlo dalla confezione. La strada verso il Grandaddy Of Them All si trova sì di fronte ad un blocco, uno di quelli che mette in pausa un po’ tutto – storyline principali, secondarie, costruzione di WM – per giunta tirando fuori la solita triste prospettiva di un vicolo ciechissimo. Uno show nella Penisola Araba che nulla ha a che fare di endemico con il percorso che va a WM e che anzi spesso e volentieri, da quando esiste, è stato uno scossone non richiesto, ben poco organico e per nulla gradito a quello che avrebbe dovuto essere (citofonare Firefly Fun House, su tutti). Passerella di inadeguate cariatidi mischiate con incroci di strada fittizi, lasciando da parte quello che sembra già evidente essere il piano prestabilito. Una card ricca di incontri che nessuno vuole vedere o perfettamente inutili per tutti, incapaci di generare il benché alito di vento, nonostante la pompa magna e la caratura (qualcuno ha avuto il coraggio di dire Greatest Royal Rumble?). Qualche minuto di promo sparsi su due puntate settimanali, qualche imposizione dall’alto e il solito pinzimonio di nonsense e impresentabilità: la ricetta perfetta è stata già realizzata in fretta e furia a Raw e a SD.

Come un qualsiasi aereo della WWE di ritorno verso gli Stati Uniti, dunque, torniamo ostaggi dell’Arabia Saudita, che stavolta si prende anche Elimination Chamber, con tutto il suo contorno, e lo sbatte nel catalogo di evento di second’ordine da cui già talvolta fatica a smarcarsi. Aggiungendo il carico a quello che promette a priori di essere o un danno o una beffa, al massimo entrambi. Nelle cornici sabbiose, infatti, la risultante è sempre una sfolgorante lose-lose situation auto-inflitta e stavolta non fa eccezione: o il PLE lascia tutto com’è, risultando inutile e pessimo da guardare, al netto di una qualità che non ci sarà; oppure modificherà in corsa gli scenari per WM, ma inserendo persone completamente fuori dal contesto attuale. In una logica difficile da permeare, laddove è evidente che il pubblico locale, facoltoso o no, difficilmente possiede una tv sintonizzata su un’altra epoca. C’è da augurarsi il meno peggio, un po’ come quando si va alle urne (qui che si può), ma senza nemmeno la possibilità di scegliere (come lì, dove non si può). Stavolta la EC costringerà comunque a far passare un pezzo della strada anche dall’Arabia, con la paura che possa essere un bivio che avrebbe già fatto storcere il naso in terra a stelle e strisce. L’unico punto d’interesse che potrebbe non esserlo affatto, dunque, lasciando letteralmente il predicatore nel deserto, ma per giunta senza voce. Non ci attendono tempi felici, dunque, in quella che dovrebbe essere la festività per eccellenza; tempi che fino al 19 febbraio si ripercuoteranno sugli show settimanali, costretti anche loro a capriole inutili come successo in questi 7 giorni.

Qualcuno potrebbe sottolineare che è tutto fuorché una novità. I petroldollari della tirannia saudita sono da anni il motivo per cui, di tanto in tanto e anche in questo periodo dell’anno, la WWE decide di mandare in vacanza tutto per mettere in scena pubblicamente degli show privati, con un gusto a metà tra l’osceno sfrontato e il retrò andato a male. Ma non essendo lì, appunto, ci resta almeno il sacrosanto diritto di lamentarcene.

Scritto da Daniele La Spina
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