WWE Planet 1026 – I was here to show the world

Se a meno di due settimane dal prossimo PLE è la WWE a non darsi la pena di annunciare un match – e a guardare le storyline il piatto piange – allora nella settimana dei licenziamenti è giusto soffermarsi su altro. C’è il lato di umano dispiacere, per tutti, chi ha avuto anche solo una chance e chi nemmeno quella. Poi c’è il lato “cinico”, utilitaristico se vogliamo. E poi, a margine di tutte le altre considerazioni, c’è Dolph Ziggler. E c’è quanto ci mancherà.


WWE Planet
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Con una fretta davvero eccessiva il licenziamento dello Show Off è stato liquidato come inevitabile. Banalizzando concetti relativi all’età, a quello che aveva da dare, al non avercela mai fatta e a non essere più utile alla causa. Tutti meriti poco interessanti in cui entrare, francamente. Più interessante e forse anche più sincero parlare di ciò che mancherà con il licenziamento di Ziggler. Perché alla fine, se si vuole dire che nel 2023 fare a meno di Ziggler non è poi così grave, si deve dire anche che forse non era così vero nemmeno per la WWE. Forse aveva “poco da fare” ultimamente, forse c’era un vuoto creativo sul suo personaggio (sai che novità), eppure è difficile arrivare a dire che non si aveva bisogno di uno che in 19 anni ha lottato più di 1500 incontri, conteggiando esclusivamente quelli televisivi. O che non si aveva bisogno di uno che è sempre stato al servizio di ciò che serviva. La sensazione di un wrestler che fa il lavoro del veterano, che si mette al servizio dei giovani, che li lancia, da così tanto tempo che i giovani, ormai sono più vecchi di lui. O quantomeno se ne sono andati prima di lui. È la sottovalutazione del valore di uno di quelli che spesso, dando le cose per scontate, si limita con definizioni da “dove lo metti sta”. Che è una finzione o un’errata lettura. Perché Ziggler è sempre stato uno che dove lo metti, alla peggio, salvava la situazione e la migliorava.

Peccato che spesso non si è voluto esplorare il meglio. Per tanti di quei 19 anni il saper tirare fuori qualcosa di ottimo anche dalle situazioni peggiori, dalle storyline più assurde, dai momenti di stanca creativa più profondi, è stato uno dei motivi per cui Ziggler ha creato quella connessione speciale con il pubblico. Il modo, come tanti ma meglio di tanti, con cui è diventato indispensabile negli show. Un potenziale, rimasto lì inutilizzato così tanto, da trasformare il giovane di ottime speranze in un veterano da tante belle occasioni sprecate. Senza nemmeno riuscire a delineare bene quando la triste trasformazione è avvenuta. Prima o dopo quei regni da Campione del Mondo, arrivati a furor di popolo ma scritti coi piedi, nonostante l’apprezzamento di tutti? Prima o dopo le storyline pietose, gli intrecci amorosi e i feud basati sul niente dopo essere tornato mestamente ma da bravo soldato nel midcarding? Difficile dirlo. Più facile rintracciare l’amarezza del trattamento che ha ricevuto, troppo spesso dileggiata dalle classiche illusioni momentanee in stile WWE e, soprattutto, facile da localizzare lungo l’arco della sua carriera: era lì quasi costantemente.

Fa rabbia o forse solo tristezza vederlo andare, dopo non essere mai nemmeno andato vicino a raccogliere quello che meritava. E forse lo fa perché è simbolo di tanti altri. Perché, oltre a ciò, va via fin troppo tardi da un posto che lo ha reso grande, sì, ma a cui ha decisamente dato molto più di quanto abbia ricevuto. Limitato dalle idee vecchie e dalle convinzioni granitiche, da chissà che altro ma difficilmente, nonostante tanti revisionisti oggi, dal suo talento smisurato. Per chi lo mette in discussione, c’è sempre YouTube…

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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