WWE Planet #1003 – Meritocrazia

Si dice spesso che il tempo sia galantuomo, intendendo che se si ha la pazienza di attendere che scorra, la verità viene lentamente a galla, i torti vengono ripagati. Che sia per kharma o spiritualità, che sia per una semplice questione di auto-riequilibrio delle cose. Il tempo è stato decisamente galantuomo, per l’ennesima volta, in WWE: per tanti, tanti anni si è nascosto, oscurato, sottoutilizzato e reso inconcludente il talento di Sami Zayn. Grande comunque da venire fuori quando serviva.


Il secondo concetto che viene in mente, pensando al finale di Royal Rumble 2023, è quello di merito. Il merito di Zayn non è in discussione. Semmai viene da chiedersi: la WWE si merita Zayn? Merita che sia proprio uno dei lottatori che più ha penalizzato nel corso degli anni in favore di worker indubbiamente meno talentuosi e probabilmente meno meritevoli, proprio come Roman Reigns, a togliere le castagne dal fuoco nel momento in cui non sei riuscito a cavare un ragno dal buco di una convinzione sforzata e lunga oltre due anni? Quanta riconoscenza dovrebbe riscuotere Zayn, per essere proprio lui – non richiesto, non previsto – a salvare il salvabile del Regno dell’Orrore di Regisn? Non ci sono esagerazioni, ma nemmeno rivendicazioni di tifo, ben inteso. A fronte però delle emozioni che spesso ci si accusa a vicenda di non sentire più, perché si dovrebbe fingere che queste non siano merito quasi esclusivo di Zayn? C’è davvero poco di Reigns in questa storyline e c’è davvero poco, dunque, da tributargli. Come sempre il merito della riuscita – così come delle disfatte – va distributio: percentuali grosse a Zayn, importanti di conseguenza per gli Usos, spiccoli al resto della Bloodline, in barba anche a chi è fermo dal 2014 vede i due fratelli come un semplice Tag Team riempitivo. Se è giusto tributare il merito a chi lo ha, forse è giusto che chi ha atteso che il tempo confermasse quanto dicesse di buono sull’uno e sugli altri oggi si prenda la sua rivincita. Il wrestling, d’altronde, è fattodi percorsi, anche quando chi dovrebbe scrivere le storie si dimentica di farlo. Indipendentemente dalla presenza dagli archi narrativi, infatti, i lottatori attraversano uno o l’altro percorso, cercando di fare il meglio con quello che viene loro dato.

Ed è legittimo tributare complimenti a Reigns per essere riuscito in qualche modo a districarsi dal suo vecchio personaggio e a rendersi credibile ad una fetta del pubblico anche con questo nuovo, confuso, avviluppato carachter scadente; è talmente legittimo che lo si fa spesso, apertamente ed è difficile discordare: al netto delle capacità di ognuno, con un personaggio scritto così male è difficile immaginare di fare tanto di meglio. Però mettere le cose in prospettiva resta fondamentale per comprendere le cose, dunque diventa ancor più lecito riconoscere a Zayn la capacità di essere rimasto a galla, di ritagliarsi qualcosa, di continuare a conquistare il pubblico e non perdere quello raccolto anhce a fronte di sforzi che sembravano fare di tutto per spingerlo giù. Quanti nelle stesse condizioni sarebbero sopravvissuti, anche solo, senza arrivare all’uscirne così bene? Pochi, pochissimi, perché serve il talento di Zayn per farlo. Che è il talento di pochi, pochissimi.

Restando sul discorso di merito, oggi il merito va dunque a chi ha sempre creduto in Zayn: forse qualcuno dentro la WWE, sicuramente tantissimi fuori che hanno continuato a tifarlo. Senza mistificare la realtà, senza inventarsi status mai riconosciuto o traguardi immaginari, si può comunque risalire. Zayn non sconfigge ma ripara il sistema che lo ha messo all’angolo, nel costrutto più rappresentativo dello stesso. Il che ci porta al secondo quesito che circola nella testa di molti appassionati: c’è motivo di crederci stavolta? Zayn ha fatto quello che in pochi riescono a fare: da dimenticato è tornato rilevante quando non doveva, anzi utile, persino provvidenziale. Ma qualche sarà il segno di riconoscenza. Se c’era poco da illudersi quando Stamford ha deciso di bollare Zayn come sacrificabile, la tristezza comunque è che ci

sia poco da illudersi adesso.

La storia ci insegna che è forse meglio godersi il momento finché dura, perché sarà a dir poco passeggero. Così finché servirà, poi arrivederci e grazie, perché se anche sta aiutando a puntellarlo, il sistema, Zayn non ne fa parte. Utilizzato quanto serve, poi di nuovo scaricato lontano dagli sguardi indiscreti di chi cerca qualcosa di più nel proprio wrestling. Tanti, tantissimi hanno creduto in Zayn in questi anni, supportandolo in lungo e in largo, ma ora che si dovrebbe arivare ad un punto, non si quaglierà. Chi pensa, in cuor suo, senza mentirsi, che sarà Zayn a togliere il Titolo (o anche solo un Titolo) a Reigns? Seppure è quella l’unica e inevitabile strada giusta da percorrere, l’ordine naturale delle cose, la conclusione univoca verso cui il senso logico impone di andare. Illudersi serve solo ad illudersi, ma tutti sappiamo che non andrà così. Nonostante vengano in mente pochi, pochissimi che meriterebbero questo quanto o più di Zayn. Anche perché allargando il cerchio, il senso logico e l’ordine naturale forse imporrebbero un mondo in cui gli Zayn, gli Owens e i loro simili siano naturalmente in cima alla montagna da anni. Quell’alternativa ora c’è, nessuno obbliga a restare.

Ognuno ha ciò che si merita, dice un altro detto. Forse più che mai è vero in questo discorso. Ma resiste in qualche modo la convizione, magari sbagliata, che ci si meriterebbe tutti un po’ di più: i fan, in primo luogo, meriterebbero un po’ più d’impegno e un po’ più costante; Zayn, sicuramente, per essere uno dei più fulgidi e instancabili talenti della propria generazione, che è rimasto capace di brillare a fornte dei tentativi più beceri d’imporre il buio; Reigns, persino, anche solo per aver provato a fare nozze con molto meno dei fichi secchi per due anni e mezzo, qualcuno se l’è persino bevuta e basterebbe questo a fargli avere credito infinito presso il team creativo. Solo che prima o poi i crediti, di tutti, vanno incassati. Quando tocca a quelli del merito?

Daniele La Spina
Daniele La Spina
Una mattina ho visto The Undertaker lanciare Brock Lesnar contro la scenografia dello stage. Difficile non rimanere incollato. Per Tuttowrestling: SmackDown reporter, co-redattore del WWE Planet, co-presentatore del TW2Night!. Altrove telecronista di volley, calcio, pallacanestro, pallavolo e motori.
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