Il Palazzo sovrasta la ridente cittadina di Greenwich, Connecticut come il deposito di Zio Paperone dall’alto della collina Ammazzamotori. Un’opera di titani, troppo grandiosa per appartenere al nostro comune piano mortale. Si dice che gli alberi secolari che fiancheggiano le sue mura possenti siano gli stessi che videro i coloni puritani acquistare il terreno dagli indiani Siwanoy. Si narra che sui suoi tetti riccamente istoriati, ricoperti di guglie e gargoyle, un raggio perenne di sole rimanga ad illuminare l’osservatorio sulle campagne vicine. Tre piani, nove stanze da bagno, una palestra fornita di ogni tipo di attrezzi, un numero imprecisato di camere, un’ala per i visitatori, una sauna, un cinema privato e una sontuosa piscina al coperto, degna di ospitare i prossimi Mondiali di nuoto. Un uomo normale si crogiolerebbe in una simile magnificenza senza alzare più un dito per il resto della sua vita. Una persona qualunque vedrebbe qui appagati tutti i sogni della propria esistenza. Ma chi sei tu, Vincent Kennedy McMahon, per accontentarti di così poco?
Sono mesi ormai che non esci da questa prigione dorata, dove tua figlia e tuo genero ti hanno confinato dopo averti sottratto tutto ciò che era tuo. La compagnia che hai guidato all’Olimpo supremo dell’entertainment ora è un guscio avvizzito della sua gloria, ostaggio di perverse ossessioni da parte di un folle che ha giurato di portarla all’inferno con sè. Il Quartier Generale di Stamford che un tempo comandavi come tuo feudo personale ti ha inserito nella lista nera delle persone sgradite, gli uscieri ti cacciano a vista come un cane rognoso, e neppure un’ultima visita al magnifico studio dove prendevi decisioni che cambiavano il mondo, ti è concessa per alleviare le pene del tuo cuore irrequieto. E tutto per cosa? Per una banale storiella di sesso. Sì certo, il #MeToo e tante bellissime cose, il rispetto per le donne, il femminismo e blah blah blah. Ma cosa ne sanno, questi censori Woke da strapazzo, di come sei costretto a comportarti come hai sempre fatto? Che cosa sanno della tua dipendenza dal sesso?
Perchè è così che stanno le cose. Giovani, belle, brutte, magre, grasse, zoppe, racchie… bastava che lavorassero per te e DOVEVI piantarci sopra la bandierina per renderle tue. Potrebbero colmare la fossa delle Marianne coi loro corpi discinti, unirsi in una catena umana della larghezza dell’Equatore, accatastarsi l’una sull’altra in una colonna da qui fino a Marte, e non basterebbero per estinguere la tua smisurata lussuria. Tu sei la reincarnazione moderna di Priapo. Pretendevano che ti limitassi a consumare le tue voglie con quella babbiona di Linda? Grandissima donna per carità, un genio negli affari e in politica, un impareggiabile aiuto e sostegno, ma era già una befana quando l’hai sposata cinquanta anni fa. E perchè allora non ti lasciano stare? Hai pagato profumatamente tutte quelle che osavano lamentarsi di te. Perchè vogliono costringerti in tribunale? E soprattutto, che cosa dovrebbe importare di tutto questo alla gente? Il fan quando guarda uno show, non si preoccupa mica dell’integrità morale di chi lo produce.
L’appassionato, quello vero, è sempre rimasto dalla tua parte. E come poteva fare altrimenti? I tuoi programmi erano pensati per il volgo, per la fascia più incolta, becera e rozza della popolazione: i bifolchi cenciosi che vogliono farsi quattro ghignate dopo una dura giornata nei campi, gli Homer Simpson panzoni che affogano le frustrazioni al lavoro tracannando ettolitri di birra scadente. Tu questi buzzurri li ami. Non sei come loro, ma sai bene che cosa li allieta e diverte. Ed era tuo orgoglio fornire un prodotto più che adeguato al loro QI. Gente che rutta e si ingozza, che vomita sangue e budella, che stende un intero stanzone a suon di scoregge; uomini adulti che si bagnano i pantaloni, se la fanno nelle mutande, vengono ricoperti di quintali di autentica merda dal capo alla punta dei piedi. HA HA HA! Le matte risate. Che gli intellettuali, gli snob, i troll piantagrane se ne stiano lontani un chilometro: hai fatto tu più miliardi di dollari con tizi che stuprano cadaveri e cucinano cani allo spiedo, di quell’idiota di Woody Allen in mezzo secolo di film pretenziosi.
Una lacrima solca il tuo viso rugoso, mentre pensi a come è ridotta la tua creatura senza di te: spazzatura seriosa priva di humour ed estro, una triste sfilata di nanerottoli senza uno straccio di carisma, tutti uguali fra loro e vestiti solo di un paio di mutande nere, che si rotolano a terra per delle mezz’ore davanti a una massa di stupidi nerd. Il wrestling non ha bisogno di diventare ancora più ripetitivo e noioso di quello che è. Ma tu non ti arrendi. Ogni giorno escogiti un piano per riprenderti la società, fondare una nuova federazione con i wrestler a te fedeli o addirittura una compagnia di intrattenimento per produrre film comici, thriller violenti, commedie di azione in grado di compiacere la plebe. Nessuno può chiudere Vince in un angolo! Presto le accuse saranno smontate e l’America sentirà riparlare di Mister…
“Signor McMahon, è l’ora delle sue medicine!” La voce squillante dell’infermiera spezza il tuo flusso di coscienza. Non è particolarmente attraente e dimostra tutti i suoi quarant’anni, ma una bella palpata al sedere non si nega a nessuna. Dice di essere al soldo di Linda, ma tu sai bene che è quell’arpia di Stephanie ad averla assunta per tenerti sotto controllo. Sei troppo pericoloso per muoverti libero come un fringuello! Ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici in dosi tali da ammazzare un cavallo o abbattere un elefante impazzito. Il loro obiettivo è ridurti a un ectoplasma sbavante, privo di volontà, colto da crisi di sonno e troppo assuefatto per tentare una delle tue iniziative sfrenate. Ma non sanno come sei fatto davvero. Non c’è psicofarmaco che ti possa fermare! Hai la tempra dei Padri Fondatori, dei tuoi antichi antenati scozzesi. Ridi della sertralina, sguazzi nell’escitalopram, assapori il risperidone come aperitivo serale. Niente di tutto questo ti impedirà di lavorare fino al giorno della tua morte, quando crollerai stecchito sulla scrivania dopo avere gridato “You’re fired!” a un tuo impiegato incapace.
Eppure, stavolta in fondo al cervello avverti una nebbia che offusca le tue facoltà, rallenta i tuoi movimenti, muta il tuo atavico furore in pace e rassegnazione. Che abbiano aggiunto al mix una pillola che non conoscevi? Uno squarcio di orribile consapevolezza fa a brandelli il tuo spirito. Non tornerai mai alla guida della WWE. La tua reputazione è così compromessa che nessuno ti affiderà più un ruolo di qualche importanza. Sarai condannato e dovrai sventrare il tuo patrimonio per non finire in galera. Esalerai il tuo ultimo respiro qui solo, in questa sconfinata magione, abbandonato da figli e nipoti e con tua moglie che avrà ripudiato il cognome McMahon. Domani lo dimenticherai, ma in questo momento dai tuoi occhi è caduto il velo di Maya. Spegnetevi, spegnetevi, o giorni di gloria! La tua vita da fiaba ha un finale crudele. Quell’eterno raggio di sole non sorride più sul tetto della tua casa, e lascia il creatore del wrestling a vagare per sempre nel freddo e nel buio.
E mi piacerebbe tanto che questa NON fosse la verità.
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