Storie di Wrestling: Jumping Joe Savoldi

In questa edizione di Storie di Wrestling, ho deciso di proporvi un articolo di Simone Cola che ripercorre la carriera di un performer ingiustamente dimenticato, Jumping Joe Savoldi.
“Titan Morgan” Manuele Poli
Jumping Joe Savoldi
di Simone Cola
Promessa nel football americano, stella del wrestling, agente segreto: nel corso della sua vita, iniziata tra Milano e Bergamo e conclusa a Henderson, Kentucky, Giuseppe Antonio Savoldi fu capace di essere tutte queste cose, ritagliandosi un posto nella storia grazie a un coraggio senza pari e le doti atletiche che madre natura riserva ai predestinati.
Nato a Castano Primo, un piccolo comune in provincia di Milano, il 5 marzo del 1908, dopo essere cresciuto con la nonna e una zia raggiunse i genitori che nel frattempo si erano trasferiti negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Anglicizzato il proprio nome in Joseph Anthony, probabilmente per proteggersi in parte dai pregiudizi di cui erano vittima gli immigrati italiani all’epoca, riuscì a farsi un nome a scuola grazie all’innato talento nello sport.
Nella High School di Three Oaks, Michigan, si distinse infatti come un talento assoluto nell’atletica leggera, nel basket, nel baseball e nel football. Fu proprio quest’ultimo sport a schiudergli le porte della prestigiosa Università di Notre Dame. Nel ruolo di running back fu presto uno dei punti di forza della squadra, tra le più forti del settore, guadagnandosi il soprannome di “Jumping” Joe Savoldi per l’abitudine di gettarsi con coraggio oltre la linea difensiva alla ricerca del touchdown. Un gesto tecnico spettacolare, ai tempi una vera rarità considerando le protezioni quasi nulle utilizzate dai giocatori all’epoca.
Autore del primo touchdown mai messo a segno nel Notre Dame Stadium, costruito nel 1930, Joe lasciò la squadra l’anno successivo quando era la stella di una squadra che non perdeva da ben due anni, espulso per essersi sposato in segreto violando le regole dell’Università. Nel giro di pochi mesi fu nuovamente protagonista di un caso controverso, quando dopo essere stato vicino ai Green Bay Packers si accordò con i Chicago Bears, che accettarono di pagare una multa pur di averlo in squadra dato che il regolamento impediva la chiamata in NFL a chi non aveva concluso il college.
La sua avventura nel football si sarebbe però conclusa di lì a poco. Dopo averlo visto brillare in una partita, infatti, il promoter di wrestling Mike Sandow e l’ex campione del mondo Ed “Strangler” Lewis lo convinsero a tentare la strada del ring. Un’intuizione indovinata: il football americano forse perse una futura stella, ma di certo il wrestling guadagnò una vera stella.
In pochi sanno infatti che il dropkick, oggi mossa utilizzata dalla stragrande maggioranza dei lottatori, durante gli anni ’30 fu una trademark quasi esclusiva di “Jumping” Joe Savoldi, che si contende la paternità di questo spettacolare colpo con il polacco Abe Coleman. E fu proprio a furia di calci volanti che riuscì a farsi strada anche nel mondo del wrestling, arrivando a sfiorare il titolo mondiale NWA detenuto dal “Golden Greek” Jim Londos e arrendendosi soltanto dopo alcuni incontri dal finale decisamente controverso.
Con l’idea di pensare al futuro Savoldi sfruttò la grande popolarità di cui godeva per lanciare sul mercato una bevanda energetica, chiamata non a caso Dropkick, ma l’idea fallì nel momento in cui gli Stati Uniti iniziarono a razionare lo zucchero dopo essere entrati in guerra. E fu proprio in questo momento che iniziò la terza delle sue avventurose vite, quella di agente segreto per la CIA in Italia.
Dato che Savoldi era italiano e parlava la lingua, infatti, il governo lo assunse per agire all’interno del suo Paese d’origine e informare gli alleati. La sua fama gli avrebbe permesso di spacciarsi per un campione in tournée, mentre l’abilità nel combattimento di sopravvivere a eventuali situazioni pericolose in cui sarebbe potuto incappare. Anche stavolta Joe riuscì a distinguersi, contribuendo addirittura a infliggere duri colpi alla camorra a Napoli prima di ritirarsi nel 1945.
Il ritorno nel mondo del wrestling al termine del conflitto non fu all’altezza del grandioso passato. Savoldi lottò fino al 1950, quando appese finalmente gli stivali al chiodo a causa dei dolori alla schiena dovuti all’artrite. Fino alla morte, arrivata improvvisamente per infarto a soli 65 anni, fu un insegnante di scienze, restando sempre estremamente riservato sul suo passato, al punto che il giorno del suo funerale nessuno dei suoi studenti conosceva la storia di Jumping Joe Savoldi: la promessa del football, la stella del wrestling, l’agente segreto.
Simone Cola
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