Piper’s Pit#46 – La storyline senza nome

Buon anno a tutti! Ammesso che il 2021 potrà mai essere un buon anno, ovviamente.
E siamo già arrivati all’appuntamento numero 46 con il Piper’s Pit, anche se mi sembra ieri che ho incominciato a scrivere su Tuttowrestling.
Questa rubrica in questi anni ha spaziato un po’ a 360 gradi dalla terza corda, cercando in fondo di cambiare più volte gimmick per cercare di non annoiare. Se ci sono riuscito ovviamente non lo so, ma per iniziare il nuovo anno vi lascio un breve racconto di fiction, una sorta di nuova storyline. Augurando a tutti voi lettori altri 12 mesi che ci possano allietare con nuove meravigliose storie. Di wrestling e di vita.
LA STORYLINE SENZA NOME
All’isolamento noi scrittori in fondo ci siamo abituati, per un certo periodo. Quando dobbiamo scrivere un libro, un racconto, un episodio di una serie tv o, come me nell’ultimo anno, una nuova storyline di wrestling, ci creiamo un nostro personale mondo al di fuori dal mondo. Nel mio caso questo mondo consiste di munirmi di una cospicua scorta di cibo spazzatura, decine e decine di lattine di birra e svariati pacchetti di sigarette. E poi la routine è sempre la stessa: un giorno bevo birra e scrivo ininterrottamente, il giorno successivo rileggo, ascolto vinili e smaltisco la sbronza. E poi riprendo allo stesso modo come in una sorta di “Groundhog Day” (il film con Bill Murray che era costretto a rivivere in eterno la stessa giornata), solo che, appunto, la sequenza da ripetere all’infinito è di 48 ore e non di 24.
Ma ora che il mondo è in isolamento globale i miei giorni della marmotta sono senza fine, perché nel mondo della televisione tutto è fermo, tranne appunto il wrestling. Il wrestling si sta dimostrando il vero pilastro dell’esistenza mondiale: il suo essere a metà tra sport ed intrattenimento televisivo pare averlo messo al riparo dalle regole dei due settori e pure a quelli del mondo intero, in realtà. E così il mio capo, all’inizio di questo manicomio pre o post apocalittico (mica l’ho ancora capito), mi ha telefonato.
<<Il nostro business non si ferma, a costo di far lottare e recitare degli ologrammi ad un certo punto! Non ha mai avuto un periodo di pausa e di certo non lo avrà ora. Scrivi storyline su storyline, come se non ci fosse un domani. Ti raddoppio la paga, vai tranquillo!>>.
Mi sarebbe venuto da obiettare che in effetti non c’è un domani o su come avrei potuto spendere i miei soldi, ma tant’è. Che avevo da fare di meglio? Vivo da solo e non ho animali domestici, almeno così ho potuto mantenere una linea di contatto con l’esistenza ed ora i wrestler sono di fatto diventati i miei coinquilini: scrivo di loro, me li sogno di notte e in hangover ogni tanto ho pure visioni di loro. Ho fatto interagire tra loro i lottatori in ogni modo, li ho trasformati da buoni a cattivi e viceversa dozzine di volte, ho scritto storyline d’amore e di odio e storyline senza senso, solo per riempire le ore degli show televisivi. Show televisivi che ormai non guardo nemmeno più, neppure un minuto. A che pro farlo? Li ho già visti nella mia testa centinaia di volte, da sobrio e da ubriaco. Non potrebbero mai essere più belli di come me li sono immaginati.
Sono ormai passati due anni dall’isolamento globale e io continuo a scrivere. Dicono che ormai da tempo il mondo abbia ripreso a vivere normalmente. Normalmente? Cosa è la normalità? Io non ci credevo prima e non ci credo certamente neppure ora. Ogni tanto guardo dalla finestra del mio appartamento e sembra in effetti tutto come prima, ma io non mi fido, so che non è vero, so che non è tutto come prima. ma poi come era prima? Chi se lo ricorda. Solo il wrestling è vero, solo del wrestling mi fido. Media, politici e giudici mentono tutti. Anche l’uomo della strada mente. Il wrestling no, non mente mai e non lo ha mai fatto. Nel wrestling tutto è predeterminato per sua stessa natura e quindi onesto. E poi sono io il deus ex machina che decide cosa deve succedere e cosa no, quando mai vi è capitato nel resto della vostra vita?
Ordino solo birra e cibo online, tanto il mio conto corrente ormai mi permetterebbe di andare a vivere ai Caraibi, se solo fossi così pazzo da voler tornare a vivere in mezzo alla pazza folla. No, resto qui con la mia prossima storyline senza nome e mi sento benissimo. Mi suona il citofono, è la mia spesa. Oggi è il giorno che devo scrivere o che devo rileggere? Sono sbronzo o sono in hangover? Ha davvero senso chiederselo ancora? In fondo ho il wrestling sempre qui con me.
“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.