Piper’s Pit#114 – WWE Unreal, dietro lo quinte di uno show
Bentornati ad un nuovo appuntamento con il Piper’s Pit! Oggi parleremo della nuova serie Netflix “WWE Unreal”.
Dopo la fortunata produzione di “Mr. McMahon”, Netflix continua a valorizzare il suo prodotto wrestling con un’opera ancora più ambiziosa, vale a dire “WWE Unreal”, un reality di cinque puntate che ci porta direttamente tra il backstage e la stanza dei bottoni, per provare a svelare cosa ci sia dietro lo spettacolo che tutti noi vediamo poi davanti alle telecamere. Ecco così che, attraverso la guida di Triple H, e seguendo in particolar modo i percorsi di John Cena, Cody Rhodes, CM Punk, Jay Uso, The Rock, Charlotte Flair, Bianca Belair e Rhea Ripley, ci viene mostrata la costruzione dell’annata televisiva che va dalla premier di RAW su Netflix, fino a WrestleMania.
Diciamo subito che la serie mi ha stupito in maniera positiva: pensavo che un prodotto del genere non potesse che risultare artefatto e invece traspare sincera genuinità, rivolgendosi sia all’appassionato della disciplina che al semplice fruitore della piattaforma streaming. Se, fino a qualche anno fa, si cercava di proteggere la kayfabe il più possibile, ora i tempi sono cambiati e l’era internet pone nuove sfide a chi crea un prodotto di wrestling. Ecco allora che ci si addentra nella “Gorilla Position”, dove Triple H ed i produttori seguono live lo spettacolo, per mostrarci come il wrestling sia una serie tv (ma io direi più una rappresentazione teatrale) con una forte componente sportiva. Il titolo stesso “Unreal” (“Irreale”) gioca sul fatto che, nell’opinione pubblica, una larga fetta di persone consideri il wrestling uno spettacolo “finto”. Qui si vede chiaramente che di finto non c’è nulla: finti non sono i gesti atletici e finto non è il lavoro quotidiano di centinaia di persone.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che così si toglie la magia, come se Silvan svelasse i suoi trucchi, ma stiamo sempre parlando della WWE e quindi quanto di vero ci viene mostrato in questo reality? Molto probabilmente tante emozioni sono vere (Rhea Ripley direi si mostra veramente spontanea), ma è palese che ci venga mostrato solo quello che si vuole venga mostrato, tanto che CM Punk, da consumato attore quale è, si nota spesso che reciti sopra le righe. Ma qui non siamo in “Dark Side of the Ring”, Netflix e la WWE devono vendere il loro prodotto mostrandocelo al meglio, quindi necessariamente la polvere va nascosta sotto il tappeto. Ciononostante, resta una serie estremamente coraggiosa e, sotto tanti punti di vista, innovativa, come la puntata dedicata al “turn heel” di Cena (decisamente la migliore), quando ci viene spiegato come solo pochissime persone fossero a conoscenza di ciò che sarebbe avvenuto, dimostrandoci che, persino nel 2025, sia possibile fare le cose in maniera segreta. E soprattutto apre le porte a nuove future produzioni di Netflix, visto il successo delle prime due.
Quindi non posso fare altro che consigliarvene vivamente la visione, cercando di capire cosa sia reale e cosa non lo sia in ciò che vi viene fatto vedere, perché il bello del wrestling è in fondo proprio questo: chi mente e chi dice la verità? Sembra proprio un grande giallo, non vi pare?
“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.
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