Piper’s Pit#100 – Collision in Korea, un viaggio nell’assurdo

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Bentornati ad un nuovo numero del Piper’s Pit! Prima di passare all’argomento del giorno segnalo che questo editoriale è il numero 100 della mia rubrica, che ha preso il via nel 2017. Mai mi sarei immaginato di arrivare ad un tale traguardo, ragion per cui ringrazio voi lettori e “Tuttowrestling”, che mi ha permesso di scrivere di una delle mie più grandi passioni.


Se doveste cercare lo spettacolo di wrestling con più spettatori dal vivo, magari pensereste a WrestleMania III ed invece, per quanto assurdo possa sembrare, i primi due eventi più seguiti si sono svolti a Pyongyang, in Corea del Nord, per Collision in Korea, svoltosi il 28 e 29 aprile 1995: 150 mila spettatori la prima sera e 165 mila la seconda, per un impressionante totale di 315 mila persone!

Ma come si è arrivati a tutto questo? Nel 1994 la WCW, affidata ad Eric Bischoff, era ancora largamente distante in popolarità alla WWF, ragion per cui strinse un accordo con la giapponese NJPW allo scopo di promuovere entrambi i mercati. A capo della NJPW era Antonio Inoki, che si era anche lanciato in politica con il suo Partito di Sport e Pace. Inoki era un uomo incline a stringere ponti ed alleanze, tanto che la sua influenza gli aveva permesso di riportare in patria dei giapponesi tenuti in ostaggio in Iraq da Saddam Hussein. Nonostante l’atavico odio tra il Giappone e la Corea del Nord, Antonio però ne era una sorta di ambasciatore in quanto il suo mentore e maestro Rikidozan era proprio nordcoreano, anche se cercò di tenere nascosta la sua identità per tutta la vita (anzi, pare venne ucciso dalla Yakuza proprio per tale ragione). Propose quindi a Bischoff di organizzare una show congiunto tra WCW e NJPW a Pyongyang, allo scopo di unire i popoli. Eric era abbastanza matto da accettare e la macchina organizzativa si mosse: scopo principale fu quello di portare più celebrità possibili e, vista la stima che lo legava ad Inoki, il primo a salire a bordo fu Muhammad Ali, in qualità di ospite d’onore. Per sfidare la leggenda giapponese nel main event della seconda serata si pensò ad Hulk Hogan, ma visto il suo ruolo di eroe popolare americano, non se la sentì di correre questo rischio di immagine, quindi declinò l’offerta ed il piano B coinvolse quindi Ric Flair.

Il gruppo di atleti statunitensi e giapponesi partì quindi da Tokyo in direzione Pyongyang a bordo di un disastrato aeromobile militare. Abituati a ben altre accoglienze, rimasero tutti sorpresi nel trovare al loro arrivo solamente militari armati, che sequestrarono a tutti il passaporto, dopo aver minuziosamente perquisito i bagagli. Dopo essere stati costretti ad omaggiare la statua del Caro Leader fondatore della nazione, vennero portati in un hotel di infimo livello, dal quale nessuno era autorizzato ad uscire, se non in gruppo sotto scorta armata. Scott Norton riuscì a telefonare alla moglie a casa, salvo essere immediatamente prelevato e minacciato di morte nel caso avesse detto ancora qualcosa di male sulla Corea (chiaramente la telefonata era stata intercettata). Bischoff invece riuscì a sgattaiolare fuori dall’hotel per fare un po’ di jogging, salvo rendersi conto che le persone che lo incontravano, specialmente i bambini, erano letteralmente spaventate da lui, in quanto non avevano mai visto in vita loro un occidentale. Ricondotto a forza in hotel venne dissuaso dal farlo nuovamente. L’isolamento e la paranoia acuirono le tensioni tra i lottatori, tanto che 2 Cold Scorpio e Hawk arrivarono più volte pesantemente allo scontro fisico, con il primo che addirittura progettò di uccidere il secondo, venendo dissuaso da Chris Benoit.

Si arrivò poi alle serate dell’evento: il Rungrado 1st of May Stadium era pieno in ogni ordine di posto, ma è alquanto improbabile che il pubblico vi fosse andato spontaneamente. Non ci fu alcuna reazione da parte dei fan, che assistettero all’evento in uno spettrale silenzio, dando l’idea di non capire minimamente a cosa stessero assistendo. Nel main event del primo giorno vi fu un pareggio tra Scott Norton e Shinya Hashimoto. Le cose non andarono diversamente la sera successiva, almeno fino al main event nel quale Antonio Inoki sconfisse Ric Flair. Durante quell’ultimo incontro la folla si scatenò letteralmente spingendo alla vittoria il proprio eroe.

Il giorno seguente l’aereo riportò la comitiva a Tokyo e Flair, una volta toccato il suolo giapponese, si gettò a terra a baciarlo, tanto era la gioia per un “party boy” come lui di tornare a poter far festa. Un’ultima curiosità: Collision in Korea è uno dei pochi pay per view a non essere mai stato inserito nella libreria del WWE Network.

“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.


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Roberto Johnny Bresso
Roberto Johnny Bresso
Appassionato di calcio, golf, musica e sottoculture, seguo il wrestling dagli anni '80. Sull'argomento ho pubblicato il libro "Storie dalla terza corda".
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