5 Star Frog Splash #229 – Dove fa più male

“I don’t like to think of myself as just a person. I don’t think I am. I think I existed before, and I think I’ll exist again after I die here, so I don’t exactly know what I am. I don’t think there is ever going to be an answer. I just know that I’m not like you.”
(Bray Wyatt)
Non credo che questo 5 Star Frog Splash avrà un filo logico evidente. Provo a pensare a cosa poter scrivere e tutto ciò che mi viene in mente è Bray Wyatt. E nemmeno pensieri connessi, l’idea di poter scrivere un editoriale che ne ripercorra la vita e la carriera. Nah, sarebbe banale e persino lui, ovunque si trovi ora, probabilmente riderebbe e direbbe “Puoi fare di meglio”. Ma non so che scrivere. E soprattutto non capisco perché pensare che non ci sia più faccia così male.
La cosa che mi ha fatto più male probabilmente è stata aprire Twitter un paio d’ore dopo la sua morte. Da buon nottambulo ero ancora sveglio e forse l’impatto, il peso della notizia non mi avevano ancora colpito in pieno. Aprire Twitter lo ha fatto. Vedere come i suoi colleghi postassero univocamente pensieri positivi o foto dal backstage, come la gente comune postasse ricordi a lui legati, bei momenti con lui, mi ha profondamente colpito. E si vedeva che era una reazione genuina, non soltanto perché Windham Rotunda non c’era più. Non c’era niente di ipocrita in quei pensieri, solo del sincero dolore per una perdita che fa malissimo.
Cosa posso mai dire, dunque, per onorare la memoria di Bray Wyatt senza risultare banale o scontato? Ecco, forse la cosa giusta da dire è che lui banale e scontato non lo è stato mai. Ha portato tante idee e tanti personaggi in WWE, con risultati alterni. Ma l’eterna costante era che ciò che faceva non era mai qualcosa di già visto. Nonostante tutto era sempre qualcosa che incuriosiva, che catalizzava l’attenzione.
Riflettevamo ieri con il dottor Samele al The Whole Damn Show, ricordando l’ultimo confuso stint di Wyatt, che nonostante questo non sia stato per niente buono ci ha comunque fatto parlare, discutere, scervellare per settimane. Cosa che di per sé è già un successo. Però qualcosa di buono quello stint ce lo ha lasciato comunque, perché ci ha consegnato uno di quei rari promo nel quale forse c’era meno Bray e più Windham. E che era certamente funzionale al suo nuovo personaggio, ma che era anche sentito e lo si poteva vedere a occhio nudo.
“Un genio creativo”. Sono le parole che ho sentito ripetere ancora e ancora in questi giorni da chiunque parlasse di Bray Wyatt. Il punto è che è difficile non ripeterle ed è ancora più difficile non pensarle. Bray Wyatt, Windham Rotunda, pensava in maniera differente. Era evidente che essere un wrestler per lui fosse molto, molto di più che andare sul ring a sparare due mosse a caso. Ed era evidente che dietro ogni cosa che faceva c’era un significato nascosto. E la WWE era sia la sua casa perfetta, sia il posto peggiore dove stare. Perché Bray Wyatt poteva probabilmente funzionare bene solo in WWE, ma allo stesso tempo la totale mancanza di voglia nello scrivere una storia che non riguardi samoani dai capelli lunghi lo ha danneggiato ogni volta.
Per quanto mi riguarda, la versione preferita di Bray Wyatt rimarrà sempre quella originale, quella di capostipite della Wyatt Family. Perché era originale, era una mosca bianca in mezzo a “wrestler a torso nudo con gli addominali”. E perché era evidente che c’era un progetto, almeno nella testa di Wyatt. E forse anche nell’NXT originale, durante il primissimo esordio della Wyatt Family. Quando arrivarono nel main roster era già evidente che erano stati chiamati su tanto per fare e non perché volevano fare qualcosa con loro. Ma la direzione originale della Family rimane suggestiva ancora oggi, 10 anni dopo.
Sono tanti, tantissimi i tributi riservati a Wyatt di questi giorni. Ma per qualche motivo quello che mi ha colpito di più e mi ha impressionato maggiormente è quello di LA Knight a SmackDown. Non sono un grande fan di Knight e non sono parte dell’esaltazione generale per lui del momento. Ma il suo promo di SmackDown, in cui è stato capace di fondere un tributo a un ex collega, rivale e probabilmente amico con una storyline attuale e poi chiuderlo come avrebbe fatto Wyatt per me è stato magistrale. Un plauso a LA Knight perché lo merita.
Riposa in pace, Bray Wyatt. Ci mancherai tremendamente.